UN OTTIMA ANNATA PER DEGUSTARE DA CUCCHI IL MEGLIO DEI "CRU" FRANCESI IN COMPAGNIA DI CRISTIAN TESSARI E MISTER CESARE

Da quando “Un ottima annata” il film interpretato da Russel Crowe e Marionne Cotillard, ha sancito il binomio “vino-amore”, il Dio Bacco è tornato a essere uno dei protanonisti di una vita in sintonia con la natura. La storica pasticceria milanese Cucchi all’angolo tra Corso Genova e via de Amicis, è la due anni che nella Sala da the fa “degustazione”. Il tutto è partito da un’idea nata con la Banca Mediolanum che aveva scelto il panettone prodotto da Cucchi unito al Moscato Ca’ d’Gal, per inaugurare un ciclo eno-gastronomico. Cristian Tessari ha voluto con l’aiuto del settore Eventi della Mediolanum, creare un vero e proprio ciclo di degustazioni, sottoforma di lezioni per al massimo una trentina di invitati.

Lo scopo è quello di creare un percorso tra vini italiani e in particolar modo francesi, considerati in tutto il mondo una vera eccellenza dove l’Italia però sta al secondo posto. Giovedì scorso è stata la volta del tema “Enografia d’Italia”, ovvero le più importanti zone di produzione , vitigni autoctoni (questa è una priorità fondamentale del nostro Paese); Nebbiolo (vitigno con cui si fa anche il Barolo e il Barbaresco), Sangiovese (di cui fa parte il Chianti), Garganega (Soave), Nerello Mascalese e Verdicchio (protagonista del Centro Italia)…

Con tanto di microfono, uno schermo, un proiettore, casse acustiche, Cristian esperto enologo (bel ragazzo sulla trentina dall’aria distinta e dal sorriso accattivante, ha iniziato con il raccontare…<In Friuli, dopo la prima guerra mondiale furono ripiantati dei vitigni comperati in Francia e da lì sono nati i deliziosi Pinot….L’enografia francese rimane al primo posto nella storia, sia perché i loro vitigni hanno un terreno favoloso, sia perché i francesi sono più bravi nel marketing, lo sono nel vino come nella cultura, noi che ne abbiamo tanta di arte e letteratura e storia, non l’abbiamo mai sfruttata per colpa di tutti e non solo dei politici che destinano pochi fondi al settore. E poi c’è un’altra cosa, la Francia, o meglio i francesi hanno un forte senso della nazione; noi siamo stati prima un grande impero e poi siamo andati a finire a farci dominare da tutti e l’Italia è sezionata ancora oggi e questo è un problema, ma il vino, il buon vino può unire molte cose disgiunte perché anche questa materia è cultura. Cultura di vivere, di conoscere, di fare e di produrre eccellenze da esportare. Un prodotto che può dare molto lavoro…anche ai giovani. Dovrebbero esserci scuole di buona qualità e fare pratica fin da subito…>, ha continuato Tessari. Gli ospiti se ne stavano incantata ad ascoltare e a guardare un po’ preoccupati tutti quei bicchieri che avevano da degustare sul loro tavolo ed erano preoccupati di uscire da Cucchi non tanto sobri.

A dare il sostegno tecnologico, musica, audio e video, sono stati gli ideatori del settore Eventi della Banca Mediolanum, Aurelio e Marco, i quali amatori del Dio Bacco hanno pensato con Cristian a un programma tra cultura e filosofia del gusto. Perché il gusto ha una sua filosofia. Chi dice che il gusto è opinabile dice una bugia. E’ come dire che c’è il bello e il brutto ma che è opinabile. Il buono e il cattivo ma che è opinabile. il bianco e il nero…il buio e la luce…Ma dato che le parole hanno un significato ben preciso è inutile stare a discutere in fatto di gusto, anche se in questo caso ogni palato è libero di sentire e di avere determinate preferenze, ma nessuno potrà mai dire che lo Champagne fa schifo. E a proposito di Champagne è da qui che ha poi proseguito la serata lo stesso Cristian Tessari iniziando a illustrare il territorio della Valle dello Champagne che ha caratteristiche ben precise perché il terreno lì è gessoso, “craie”, ossia gesso…le viti si alimentano con i sali minerali contenuti in questi terreni imbevono le radici delle viti conferendo all’uva un sapore di mineralità unica per gusto. <Ce ne sono tanti di vini buoni francesi come il Bordeau (zona Medoc), il Sauternes (solitamente da abbinare al Roquefort, un formaggio ideale simile al nostro Gorgonzola)…ma passiamo alla degustazione dello Champagne Armandier, Bernier, Premier cru, Longitude e Chardonay…>, e qui è iniziata la festa! Per fortuna una tavola era stata imbandita con ogni ben di Dio tra cui salsine (miele millefiori, lampone, albicocca), tartine, grissini fragranti, patè,formaggi, panini, focaccine..

Seconda degustazione. Didier Daguenau, Blanc Fumé, De Pouilly 2011 (Loira) e cento per cento Sauvignon Blanc.  I presenti erano invitati con tanto di microfono in mano a scelire tra i gusti proiettati anche i sapori e i colori, le suggestistioni che procuravano questi nettari…

Terza degustazione. Gevrey-Chambertin 2007, Cuvée Veilles Vignes, cento per cento Pinot Noir, Demaine Esmonin Sylvie (Borgogna)….Ci ho provato anche io a esprimere la mia semplice e infondata da tutto quel sapere, opinione e devo dire che a poco a poco ci si può veramente appasssionare e diventare accorti bevitori. Mentre degustavo mi è venuto in mente non solo il film “Un ottima annata” ma anche “Dalla parte degli angeli” di Ken Loach (preparatevi al colpo più alcolico dell’anno….è la storia di tre ragazzi che per farsi una vita si imbucano a serate di degustazione di alto livello in castelli dove i maggiori enologi valutano il più prezioso dei wisky..riescono a fare il colpo e rubano nella notte tre bottiglie per poi carpirne i segreti e risprodurre quel marchio e diventare ricchi. Mentre fuggono impauriti da delle guardie di passaggio che non hanno capito cosa stavano tramando i ragazzi, dalla paura e dalla corsa si rompono due bottiglie e ne rimane una, che a ragion veduta per uno di loro è anche meglio, perché vale ancora di più..la numero uno da lanciare al migliore offerente sul mercato e diventare soci di quella cantina…ma non voglio rivelarvi tutta questa bella e allegra trama). Penso che alla prossima degustazione porterò la colonna sonora di “Un ottima annata” che farà atmosfera…

Quello di cui più si è parlato a questa  divertente ma colta “lezione” è stato maggiormente il tema del terreno, specificando i “terroir” (terreno arricchito dal vitigno), il metodo di lavorazione. Non potevo immaginare se non perché l’informazione è uscita dalle labbra di Cristian , è che c’è chi passa ancora con il carretto tra i vigneti per non schiacciare le radici del terreno perché sarebbe come premere sulla vena “orta” e creare un danno irreparabile. Si sentiva che c’era tanto amore nelle parole di Tessari, ma a un certo punto gli è stata rivolta una domanda. Mi piacerebbe tenere un po’ alta anche la bandiera italiana: quali sono le maggiori zone di produzione in Italia, l’enografia italiana, insomma si chiedeva a Cristian Tessari. Ma anche quale era la differenze con le eccellenze francesi…per poco non scendeva la notte e tutti stavano dimenticando i loro problemi o se a casa avessero qualcuno ad aspettarli o se i bambini dovevano cenare o anadre a dormire e magari se la loro tata o nonna aveva voglia di riposarsi un poco. Chi è meglio? Qualcuno ha detto anche…

<I francesi hanno vitigni semi-aromatici, il loro segreto per “corredo olfattivo” di base più variegato alla fonte, unitamente a dei terreni magici che sviluppano sapori e profumi unici, rari… (La Tache) della Romanée Conti…>. L’esperienza di Cristian con questo vino gli ha fatto capire l’insuperabilità della Francia. Ha poi aggiunto che anche noi abbiamo i nostri preziosi e il nostro Barolo che dura decine di anni, il Sangiovese, Le Pergole Torte (Chianti), l’Aglianico (Campania), Picariello (Brut Contadino)…hanno poco da invidiare, per la felicità di tutti i presenti. E pensare che l’Italia, specie in tempi indietro, di vini cattivi ne ha prodotti e fatti bere, vi ricordate il metanolo? Sembra impossibile ma è c’è stato anche quello. Ora è tutto più controllato, il dramma è che ogni tanto si sentono dei prodotti che arrivano dall’estero marchiati Made in Italy e qui dobbiamo stare molto attenti….tanti arrivano anche dalla Germania e non solo. In Amrica si trovano dei formaggio come il Parmigiano reggiano che ha solo il marchio, ma che non viene certo dall’Italia, come certe carni  certi vini.

Il Rosè migliore per Cristian è quello intriso di Champagne. Il Rosè ha una macerazione intricata è a diretto contatto con il mosto…un buon Rosè è il Cesasuolo d’Abruzzo di Valentini a quanto pare. A me personalmente piace molto e va bene con diversi cibi. Sono le donne a preferirlo forse perché non ha una gradazione troppo alta. La prossima degustazione sarà alle 19,30 per 30/40 invitati circa e l’ora è alle 19,30 del prossimo mese. La data è da definirsi. Chi fosse interessato può contattare l’organizzazione e andare su info@pasticceriacucchi.it. Cesare Cucchi, titolare dell’omonima pasticceria ha passato l’ottantina, ma porta molto bene i suoi anni ed è vispo e curioso e allora si fa trascinare da Cristian per vitigni, ma la prima volta ha voluto andare nelle sue terre, nell’Oltrepo’ Pavese (originario di Montalto) e i due colleghi e amici (per una volta lasciatemelo dire), sono andati a visitare una grossa azienda vinicola di quelle parti, Le Fracce e hanno scoporto cose interessantissime. Ma il sogno di Cristian è di portare il titolare di Cucchi in Piemonte , nella zona di produzione del Barolo, Castiglione Falento, per fare un esempio”.. e vedere la facccia che fa”, come cantava Jannacci. E poi dire…”Vengo anche io. No tu no…>.

<C’è in linea con un taglio bordolese, ma fatto in Toscana, un Nebbiolo di Bietti che è favoloso e poi mi piacerebbe ha aggiunto Cristian un Etna rosso, terre nere, provenienti da terreni vulcanici un vino che fa lapilli e lì vorrei andare con Cesare Cucchi…>. Il signor Cucchi lo guardava sbalordito e un po’ preoccupato di fare tanta strada, ma alla lezione è stato attento e curioso e ho capito da quello che diceva a una signora nel tavolo accanto al mio che proprio digiuno di vini non è. E come tutti gli uomini di altri tempi la riservatezza unita alla cortesia cela sempre una nota di “buonismo”. Al signor Cucchi piace ascoltare, magari qualche volta contraddire, ma fondamentalmente credere e sperimentando sempre lanciando sfide. Il concetto di “vino” da Cucchi negli ultimi tempi è cambiato, facendo molta selezione sulla scelta delle etichette. Se ne sono subito accorti gli “aficionados”….La prossima volta mia figlia porterà anche il suo ragazzo. Sarà la crisi, ma era già partita un po’ prima la moda del degustare vini anche tra i giovani e in parallelo anche quella degli Chef, della buona cucina. Mai ci sono state così tante edizioni di libri e di trasmissioni televisive. Ora sembra che si aprano solo ristoranti ed enoteche. Qualcuno li chiama “Wine bar” forse rifacendosi al mitico Herry’s Bar battezzata così in onore di uno dei suoi frequentatori più celebri, Hemingway che inventò un aperitivo tutto suo. Ma questa è tutta un’altra storia.


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