DOVE E’ FINITO IL WESTERN? CI HANNO PENSATO I FRATELLI COEN
Ne serie televisive ne Netflix… Strano pero’…In ogni caso questa serie diepisodi lascia pensare e portano a tanta delusione. Per avere un nome noto in piu’, visto che quest’anno il Festival del Cinema di Barbera finora ha un po’ deluso, il nome dei Coen fa pur sempre bella figura ed è un’attrattiva
Per i fratelli Coen, dare il cinema western per defunto è una notizia “fortemente esagerata”, come osservò Mark Twain quando appresa dalla stampa di essere morto. “Mentre giravamo a Santa Fè The Ballad of Buster Scruggs, c’erano molti altri set al lavoro, sia televisivi sia cinematografici, e in gran parte riguardavano film western. Se ne fanno oggi molti di più di quanti se ne facessero negli anni Quaranta e Cinquanta…Certo, da bambini anche noi siamo cresciuti con quel genere, ma la verità è che a noi piace il cinema in sé, dai corti ai film a episodi, e insomma non c’è dietro quest’ultima pellicola alcuna intenzione post-moderna, tantomeno una consapevolezza. Si dice sempre che siamo ironici, dissacranti. In realtà, siamo semplicemente degli entusiasti”. Una conferenza stampa che ha creato dei dubbi visto le risposte dei registi ai giornalisti. Un po’ di contraddizioni..
Il film è stato presentato ieri in concorso, The Ballad of Buster Scruggs, produzione seriale Netflix, è una sorta di antologia del genere: c’è il cowboy cantante e quello in stile “spaghetti”, il predicatore-attore ambulante e il cercatore d’oro, la diligenza e le carovane, la prateria e le montagne. “I paesaggi sono parte integrante della storia. Abbiamo girato in Nebraska, nel Nuovo Messico…Sono paesaggi iconici”. Ogni singola storia rimanda in qualche modo alle altre, demistificando all’inizio, il pistolero troppo sicuro di sé, il rapinatore troppo stupido, per poi rientrare sempre più nello spirito della frontiera, anime semplici, natura selvaggia, violenza subita e violenza approvata, di Stato diciamo.
Ho l’impressione che la parcellizzazione in sei storie sia più il frutto di un’idea di serie televisiva poi abbandonata in fase di lavorazione, ma i fratelli Coen la respingono seccamente. “No, abbiamo pensato a un film antologico fin dall’inizio e tutto quello che è stato scritto riguardo a questa ipotesi televisiva sono stupidaggini. Erano storie che ci portavamo dietro da anni, scritte di volta in volta e poi messe in un cassetto aspettando l’occasione buona. Quando le abbiamo riunite ci è sembrato che potessero funzionare con un racconto corale, una sorta di enciclopedia iconografica”. Ma quel genere di ilm non puo’ piu’ affascinare seppur amabile un tempo. Ragazzi, bambini e genitori se ne andavano la domenica a vedere aa vedere quel genere,ma dopo le belle musiche di Leone tutto nel tempo sembra svanito.
La pellicola è nterpretata da attori come James Franco, Tim Blake Nelson, Liam Neeson, Tom Waits, The Ballad of Buster Scruggs si avvale di alcuni dei tic autoriali tipici dei Coen, l’humour nero e/o macabro, l‘effetto sorpresa a cui si aggiungono il gusto sicuro dell’inquadratura, la purezza della luce e del suono. Eppure, proprio la struttura a episodi dà come l’idea di non averci creduto fin dall’inizio, una sorta di fondi di magazzino rimessi insieme per l‘occasione e rilucidati con cura. Realizzato interamente in digitale, il più lungo sinora dei loro film, (132 minuti), The Ballad of Buster Scruggs ha alcuni dei tratti demitizzanti del precedente il Grinta, senza però averne la potenza. Divertissement che piacerà ai fedelissimi dei Coen, è uno di quei film che poco aggiungono alla loro più che onorevole carriera. Resta sul tappeto il tema se il western, come genere, abbia ancora qualcosa da dire, d là dal suo essere comunque praticato. Ma è un tema che ha come punto dipartenza il prenderlo comunque sul serio o, all’opposto, il contestarne l’essenza alla radice. L’impressione è che i Coen siano rimasti ad abbeverarsi in mezzo al guado. E che guado!