MARINELLA PIRELLI, SI PUO’ DIRE ..PIONIERA DEL CINEMA SPERIMENTALE?
La mostra durerà fino al 25 agosto 2019 ed è promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura con Electa . I curatori sono Lucia Aspesi e Iolanda Ratti. Avrei potuto scrivere le curatrici ma inizio ad a odiare le parole come la sindachessa ecc…anche se la parola curatrici alla fine ci stava. L’esposizione, ortata avanti con un carattere di ricerca, mira da un lato a presentare un’acuta sperimentatrice del linguaggio visivo italiano e a rileggerne il lavoro in relazione al contesto nazionale e internazionale, dall’altro a restituire l’idea di un Novecento interdisciplinare e intermediale. Una sorta di revisionismo visto con gli occhi di chi amava questa arte e se ne intendeva.
Attiva nella scena artistica italiana a partire dal secondo Dopoguerra, Marinella Pirelli si distingue per un lavoro di indagine costante, che ha portato a risultati pionieristici nel campo del cinema sperimentale. Nonostante l’artista si sia dedicata alla pittura per tutta la vita e con esiti spesso felici (una ammissione che sa del vero, lo confermano le curatrici stesse della mostra, è nelle immagini in movimento che si concentra la portata innovativa del lavoro di Marinella o Marella….. La tecnica della ripresa in pellicola e del montaggio è appresa all’inizio degli anni Cinquanta grazie all’impiego come disegnatrice di animazioni “a passo uno” e attraverso lo studio costante della storia e della tecnica cinematografica. È tuttavia alla metà degli anni Sessanta che si colloca l’elezione, lucida e consapevole, della pellicola come proprio medium artistico, raccontata da Marinella Pirelli nelle proprie memorie: “io allora avevo sempre la cinepresa con me, proprio come un pittore ha l’album e la matita. In quegli anni prendevo appunti con la cinepresa e realizzai così il mio lavoro”.
In mostra sono presenti le opere che la vedono impegnata nell’ambito del cinema sperimentale e nella progettazione di spazi di luce, prendendo in considerazione il periodo compreso tra il 1961, anno della prima pellicola d’animazione, al 1974, in cui Marinella realizza il suo ultimo lavoro, “Doppio autoritratto”, prima di rinchiudersi in un silenzio di quasi vent’anni.
Il percorso espositivo, lungo dieci sale, ricostruisce la vita creativa dell’artista, mediante una lettura tematica e cronologica che rende conto dei nuclei fondamentali del suo lavoro legato alle immagini in movimento, analizzando allo stesso tempo il contesto storico in cui operò e le relazioni artistiche.
Il catalogo, edito da Electa, si propone come un’ampia monografia dell’opera cinematografica di Marinella Pirelli, presentando per la prima volta una completa e significativa filmografia redatta dal critico e cineasta Érik Bullot. Insieme ai testi delle curatrici, Iolanda Ratti e Lucia Aspesi, e ai saggi dei critici e curatori, Vittoria Broggini e Andrea Lissoni, sono ripubblicati scritti dalla breve, ma imprescindibile, letteratura critica su Marinella Pirelli a cura di Tommaso Trini e Fernanda Pivano per Domus (1969), Gillo Dorfles per il catalogo “Al di là della pittura” (1969) e Achille Bonito Oliva per il catalogo della personale dell’artista alla Galleria Futura 3 di Modena (1971).
Ma chi era Marinella Pirelli? Nasce a Verona nel 1925 e si trasferisce a Belluno nel 1937. Qui compie gli studi classici e si forma come pittrice autodidatta nello studio del pittore Romano Conversano, dove conosce Beniamino Dal Fabbro, Tancredi, Rodolfo Sonego ed Emilio Vedova. Arrivata a Milano, tra il 1948 e il 1949 lavora come illustratrice, scenografa, costumista e attrice. Nel 1950 si trasferisce a Roma, dove frequenta, tra gli altri, Pietro Consagra, Giulio Turcato, Pietro Cascella, Salvatore Scarpitta e dove continuerà ad avere uno studio fino al 1975, frequentato da artisti come Luciano Fabro, Enrico Castellani, Mario Ceroli, Mario Merz, Jannis Kounellis, Piero Dorazio. Fra il 1960 e il 1974 si dedica ai lavori cinematografici sperimentali in 16 mm, con la progressiva presa di coscienza di una tecnica legata alla luce e al movimento che porterà al “Film Ambiente” nel 1969, e ai cicli delle “Meteore” e dei “Pulsar” all’inizio degli anni Settanta. Nel 1973 Marinella si ritira progressivamente dalla scena artistica fino alla fine degli anni Novanta, quando l’attenzione critica sul suo lavoro si riaccende con la pubblicazione di una monografia-biografia a cura di Faminio Gualdoni. Il resto è storia.