MARRIAGE STORY . UN FILM IN CONCORSO PURTROPPO BANALE. LA STORIA DI UN MATRIMONIO E DI UN DIVORZIO, CON SCARLETT JOHNANSSON E ADAM DRIVE.LEONE D’ORO ALLA CARRIERA AD ALMODOVAR
Rifacendosi a un film clamoroso di Bergman, interpretato da Liv Ullman, ilfilm in concorso Marriage Story di Noah Baumbach, mette a fuoco le dinamiche della coppia e piu’ precisamente di una famiglia che sta x divorziare per logica o per forza. A farne le spese un bel e dolce bambino di 6 anni, figlio unico dei due conteso e amato da entrambe le parti.
La pellicola lascia sul finale un pizzico di speranza. Chissa’, sarebbe andata meglio senza avvocati?…Proprio perché ci sono passati in tanti, la faccenda tocca il cuore di tutti, ma il nocciolo della storia è anche un facile leit motiv per fare cassetta. Non si mette in dubbio l’interpretazione di Scarlett Johansson, non bella e tutta al naturale finalmente, nemmeno simpatica per il ruolo che interpreta, quello della sfascia famiglia, anche se pare premurosa nei confonti anche dell’ex marito, ma cio’ non toglie che si sceglie uno degli avvocati donna piu’ agguerrita di Los Angeles. Scarlett non si sente compresa dal marito, Charlie, che si occupa di teatro ed è costretto a viaggiare tra new York, la Danimarca e soprattutto New York.
Ad uno dei suoi rientri a casa popolata dalla sorella della moglie e dall’allegra suocera, scorge sul volto della moglie una strana espressione, ma al momento non piu’ di tanto. Una lettera del legale di Lei lo sta a guardare appoggiato su un piano della cucina. Henry è un bambino socievole ed abbraccia il papà che vede poco ma la madre aveva già pensato a plagiarlo e a fare quello che l’avvocato le aveva consigliato: tirarloa sé contro il padre. Lui, il padre, geniale, vince un Premio in Dollari per la crescita di una fondazione che si occupa di teatro. Un premio personale che il caimano dell’avvocato di lei (mi ricorda tanto un avvocato donna milanese che ha seguito casi noti, tanto odiata da Berlusconi, specie quando voleva mettersi in politica al suo fianco, attira Nicole (Scarlett) in una trappola tra verità e menzogne contro il marito che visto le leggi in campo divorzile americane, il marito deve uscire il giorno stessa di casa ed entro 30 gg trovarsi un avvocato,avvocati costosissimi ed imbroglioni. Per fortuna s’incappa in un bravo uomo anziano e saggio che prende la sua difesa e meno soldi di quelli che gli chiedevano gli altri e inizia la sua opera di convincimento perché vincere significa mettere da parte l’orgoglio per il bene del figlio.
Charlie deve subire un-pre processo e l’intrusione in casa quando ha lui il figlio di un’assistente sociale che assomigliano tanto ai caimani degli avvocati che vogliono passare alla moglie il suo Premio in Dollari e e toglierli altri privilegi.
Nella tenaglia della legge lui cerca di colloquiare con la moglie e si dispiace per certe sfuriate e lei sembra capirlo, nonostnte il gioco della legge è avviato. Il calibro di Adam Driver al suo quarto film con il regista sorregge tutto il film. La legislazione americana come quella Brasiliana, per afre un altro esempio tutela molto la donna esagerando e riducendo un padre ad uno straccio.
L’incubo giudiziario si mangia l’amore esistenziale e umano. Charlie paga cifre considerevoli al suo avvocato che lo convince a fare la cosa giusta e non andare a vivere e New York perché il figlio viene affidato alla madre e non lo vedrebbe piu’. New York per lui è lavoro..un rebus in cui si sono trovati in tanti. In conferenza stampa la Johansson ha dichiarato: “IL problema lo conosco bene, ci sono passata anche io. E’ drammatico. So cosa vuole dire”. Si è subito trovato con il regista al primo incontro mente lui affrontava una crisi coniugale e una separazione, forse per questo motivo ha voluto fare un film che onestamente andava bene per come era girato per una fiction televisiva.
Efficaci molti primi piani del film da un punto di vista della fotografia. La pellica è stata girata in 35 mm-formati 1.666.1 ispirate a Persona di Bergman, uno dei fil che piu’ vedeva nelle sale d’essai.
E’ sbarcato da ieri anche Pedro Almodovar che oggi ha tenuto una reazione Magistrale , simpatico, alla mano. Vi ricordate il suo lungometraggio post-franchista del 1980…”PCPI-LUCI-BON e Le ragazze del mucchio”?. . Con stile raffinato è piaciuta la sua ultima opera autobiogrfica “Dolory y Gloria”, una commedia provocatoria ma vera che spiega la sua assenza dalle scene per qualche anno. Stile dal dramma spicologico al melo…direbbe un certo critico che non sempre condivido. Mi sono riconosciuta tanto nei suoi Dolory…. Ieri ha ritirato il Leone d’Oro alla Carriera e ha sfilato sereno sulla passerella. Mancava Banderas che lo interpretava nella sua ultima fatica, bravissimo, un vero Almodovar nella vita privata. Il film è già nelle sale e piace. Banderas è qui alla 76° Mostra del Cinema di Venezia con “Laundromat” di Steven Sodenberg, in concorso domenica. Auguri!