"CLAUDIO E' IN VIAGGIO", COSI' HANNO PREFERITO DIRE I FIGLI DI CLAUDIO ABBADO. MUORE A 80 ANNI. FUNERALI A BOLOGNA CON NAPOLITANO. UN INNO ALLA SUA MUSICA
Addio in musica per Claudio Abbado. La bara sorretta da amici e i figli (Daniele, Alessandra, Sebastian e Misha) circondati da musicisti arrivati da tutto il mondo hanno detto “Claudio è partito per un viaggio misterioso, ma rimarrà sempre tra tutti noi”. La musica ha supportato il dolore e la presenza del Capo dello Stato, il presidente Napolitano e dell’amico architetto Renzo Piano, non erano di certo gli unici nomi noti che sono andati a dare l’ultimo saluto al grande Maestro. Lui ateo che andava volentieri in chiesa, ha avuto la benedizione dall’amico sacerdote, Don Nicolini con il quale il grande Abbado ha realizzato diversi progetti sociali. La Basilica, la parrocchia a due passi da casa, era piena e tanta gente non ha potuto entrare. La prima moglie, Giovanna Cavazzoni (sempre impegnata con VIDAS), non lo ha mai dimenticato e ha dichiarato: “… quel filo di cameratismo e di condivisione tra noi non si è mai spezzato…Lui era grave e io sognavo la nostra casa in Austria…”. “Un uomo grande, inquieto e dal talento ribollente, ma alla fine aveva capito cosa vuole dire accettare gli altri…”. La storia con la signora Cavazzoni iniziò sotto la Madonnina del Duomo di Milano nel 1955 dopo un primo incontro in conservatorio. Poi Giovanna scappa a Zurigo perché vince un concorso di canto e lui la raggiunse in sei ore e le chiese di sposarla. Il matrimonio avvenne un anno dopo. poi ancora ripartirono insieme per Vienna con un altra borsa di studio. Nella notte tra domenica e lunedì, l’ultima per Claudio, Giovanna ha sognato il corridoio lungo in cui vivevano a Vienna, lo ha rivisto stretto con due lettini in fila, un tavolo, un pianoforte e un armadio. Un mondo in cui c’era tutto, le speranze le folli gelosie di lui, gli amici, la povertà e il mangiare male e un vecchio congelatore che serviva da credenza pera ver sempre qualche cosa da mangiare a Vienna. Erano felici, allegri, lei gli tirava sempre su il morale e lui ambizioso giustamente, “ce la farò o non ce la faro’? Ce l’ha fatta, eccome ce l’ha fatta! Un sogno premonitore. Un secondo sogno la notte dopo quando vede il suo Claudio su una nave salpare verso il Nuovo Mondo, lui non ci credeva, lei sì.
Napolitano è arrivato in treno con la moglie a Bologna e si è subito recato nella camera ardente, ma non ci sarà una celebrazione, c’è stata solo la benedizione al Maestro nella camera ardente allestita nella Basilica di Santo Stefano, come dicevamo. Le sue ceneri forse andranno nel giardino di Alghero a picco sul mare che tanto amava, ma di questo non si sa nulla e ciò che più importa è che con lui se ne è andata una parte di storia della musica e della vita sociale e culturale del nostro Paese. Abbado se ne è andato in punta di piedi; era dal 2000 che combatteva dignitosamente il cancro. Timido e con la grande passione per la musica ha ripetuto più volte che è stata propria quella magnifica invenzione a prolungargli la vita. Una vita divisa tra l’Italia e l’Austria, ma la sua professione lo ha portato a girare tutto il mondo.
Infinite le manifestazioni di cordoglio e di affetto del mondo musicale a partire anche da Riccardo Muti e da tanti musicisti. Persino l’assessore alla Cultura di Milano, Del Corno ha voluto ricordare il segno che Abbado ha lasciato a Milano: “Con la scomparsa di Claudio Abbado la musica ha perso uno dei suoi artisti migliori e che ha portato il nome della nostra città in tutto il mondo contribuendo con determinazione ad accrescere il prestigio e la fama di Milano come capitale internazionale della musica. Ha diretto il Teatro alla Scala con grande partecipazione e saranno in tanti a ricordare i successi di “Macbeth” e “Simone Boccanegra” di Verdi con la regia di Strehler…onorato in Europa e nel mondo, ha portato dai templi le sue orchestre fuori dai luoghi consacrati della musica, diffondendola anche nelle fabbriche. Spirito coraggioso e libero ha sempre creduto ei giovani e non ha mai rinunciato a coniugare il coraggio con il rigore e la disciplina..”.
Tornò alla sua Scala dopo 26 anni di assenza il 30 ottobre 2012. Fu un rientro trionfale e se vi ricordate chiese 90mila alberi come “chachet verde”. Si aprirono discussioni se davvero si dovessero piantare in piazza Duomo….ma dove sono ora quegli alberi? “In fondo nel mio cuore sono soltanto un giardiniere” aveva detto il Maestro Abbado più di una volta. E infine Claudio sale di nuovo sul podio della Filarmonica da lui fondata nel 1982. Il suo impegni fu quello anche di dare vita a giovani orchestre per nuovi talenti: European Yunior Youth Orchestra, Mahler Chamber, Lucerne Festival Orchestra, la Mozart di Bologna…Fresche energie che con abilità alchemica riusciva a fare esplodere come Wolfram Christ, Natalia Gutman, Sabne Mayer…Il suo senso dell’amicizia è sempre stato nobile, da Pollini a Nono, compagni anche di battaglie civili, da Crepax a Piano con il quale condivideva l’amore per il mare, da Granz a Magris,Metha e Benigni, Olmi e Brook…
Va specificato che nel 1965 debutta al Piermarini, mentre nel 1968 divenne direttore musicale dell’Orchestra e nel 1972 fu direttore Musicale del Teatro. La Filarmonica la fondò nel 1982
A Milano rimangono molte tracce della sua vita e quando se ne andò Oltralpe tutti ci rimasero male. Sono stata una volta a casa sua perché conoscevo sua figlia Alessandra con la quale ho lavorato in teatro. Lei era amica di Annina che divenne poi moglie del mio amico, il cardiologo Magliani (anche lui scomparso da tempo). A quel tempo Annina era amica anche di Daniele, l’altro figlio di Abbado e sembrava ci fosse del tenero. Conobbi la signora Giovanna Cavazzoni con la quale ebbi rapporti per Vidas, l’associazione dove anche Maliani era un membro importante. La sua eleganza e generosità me la ricordo ancora adesso che non la vedo da tempo. Ebbe la forza di fare nascere un supporto importante domiciliare per i malati di tumore, specie quelli terminale e fare costruire grazie anche a tanti soci sostenitori una grande Casa Famiglia per le cure dei malati, abbandonati a se stessi una volta usciti dagli ospedali. Medici e infermieri volontari li ha saputi conquistare lei e anche testimonial importanti che portassero avanti la causa più che giusta.
Negli ultimi tempi si era messo a studiare Schumann e prima di morire disse: “la malattia è stata la mia fortuna, mi ha aiutato a riscoprire gli affetti. Ho avuto l’opportunità di riflettere su quello che conta davvero, come la famiglia. Ascoltarsi l’un l’altro è la chiave. In orchestra come nella vita..”. Aveva solo 35 anni quando divenne direttore musicale al Piermarini; affiancò il suo impegno scaligero alla London Synphony, guidò anche i Wiener, i Berliner…e la musica è stata tutta la sua vita. Nell’ultimo periodo della sua vita studiava con insistenza la Terza di Schumann, la partitura che avrebbe voluto suonare se ancora una volta avesse saputo vincere la morte. Lunedì 27 gennaio alle ore 18 Il Teatro alla Scala, la sua grande casa, che diresse per anni, era già stato deciso quando suo padre Michelangelo, violoncellista, lo portò a sentire i Nocturnes di Debussy, per ricordarlo con sala vuota e porte aperte, l’Orchestra Filarmonica da lui creata, eseguirà la Marcia funebre (Adagio assai) dell’Eroica di Beethoven, la direzione sarà sotto la bacchetta di Daniel Baremboim, direttore musicale della Scala. Un omaggio, una festa che dovrà farlo riconciliare definitivamente con la sua città che seppe dargli gioie ma anche qualche dolore.