WILLIAM KENTRIDGE DA LIA RUMMA GALLERY A MILANO E NAPOLI

 

LIA RUMMAdownload (1)La Galleria Lia Rumma ha il piacere di annunciare Waiting for the Sibyl and other histories, la nuova mostra personale di William Kentridge, che consolida il rapporto ultraventennale dell’artista sudafricano con la galleria e con l’Italia.
La mostra è visitabile solo su appuntamento.

Waiting for the Sibyl è il titolo dell’ultimo progetto di Kentridge, commissionato dal Teatro dell’Opera di Roma, che lo ha presentato in anteprima mondiale lo scorso settembre, per affiancare Work in Progress (1968), l’unico lavoro teatrale concepito dallo scultore statunitense Alexander Calder.

Ispirato dal movimento e dalla rotazione delle opere di Calder, Kentridge rievoca la figura della Sibilla, la sacerdotessa citata anche da Dante che, interrogata, trascriveva gli oracoli su foglie di quercia. I vaticini, disperdendosi e ruotando al vento dell’antro di Cuma, confondevano i destini, diventando simbolo d’incertezza e del tempo incontrollabile che fluisce, muta e ritorna.

Nel video omonimo, un “flipbook” animato da una sequenza di disegni ad inchiostro o carboncino presentati in anteprima per la mostra in galleria ed esposti a piano terra, la Sibilla contemporanea è immaginata come una danzatrice africana che si muove, accompagnata dalle composizioni vocali di Nhlanhla Mahlangu, sullo sfondo di pagine di libri dove l’inchiostro tratteggia alberi con rami e foglie nere che si scompaginano e si rimescolano, riportando profezie in cui un algoritmo implacabile indica l’esito del nostro destino, come una nuova Sibilla.

A contrastare l’automatismo che sembra guidare la nostra sorte, le immagini disegnate su pagine di vecchi liKENTRIDGE LIA RUMMAdownload (1)bri ed antiche edizioni della Divina Commedia, mostrano alberi, foglie, oggetti animati, forme geometriche colorate e figure in trasformazione che restituiscono vita e umanità al tentativo di scoprire il proprio futuro e ai sentimenti di paura e incertezza che ne derivano.

Al primo piano, i set di piccole sculture in bronzo come Lexicon (2017) e Paragraph I (2018), o le sculture d’acciaio e alluminio Leaf/Ampersand (2019), e Returning Leaf (2019), elementi e segni apparentemente statici, simili a caratteri tipografici, si trasformano come nei video e nei disegni, assumendo forme e combinazioni diverse, secondo il punto di vista scelto dall’osservatore.

La lunga sequenza di figure in bronzo Processione di Riparazionisti (2019), e i carboncini con lo stesso titolo, raffigurano invece le grandi silhouettes in acciaio rigido dell’opera monumentale ideata per le OGR di Torino, dedicata a chi in quel luogo, in origine, svolgeva il mestiere di riparare i treni. Figure di operai e macchine fisse ma, allo stesso tempo, dinamiche e in movimento, ricordano la nostra storia industriale, la migrazione verso il Nord per lavorare in fabbrica, e la fatica umana, temi universali cari a Kentridge.

Il secondo piano della galleria è riservato alla coinvolgente installazione video KABOOM! (2018), adattata dall’acclamata produzione teatrale The Head & the Load, presentata in anteprima alla Tate Modern di Londra nel 2018, che racconta la storia di circa due milioni di africani reclutati da inglesi, francesi e tedeschi durante la prima guerra mondiale in Africa. Esplorando la memoria personale e collettiva e servendosi del topos ricorrente della processione, Kentridge costruisce strati dinamici di disegni, testi e immagini in movimento.

“The Head & the Load parla dell’Africa e degli africani della prima guerra mondiale. Vale a dire di tutte le contraddizioni e i paradossi del colonialismo, che sono stati alimentati e compressi dalla guerra. Parla di incomprensione storica (e di inudibilità e invisibilità). La logica coloniale nei confronti dei partecipanti neri si potrebbe riassumere così: ‘Per evitare che le loro azioni meritino un riconoscimento, le loro azioni non devono essere registrate’. L’obiettivo di Head & the Load è di riconoscere e registrare”. W.K.

Dal 1997, anno della sua partecipazione alla X edizione di Documenta a Kassel, mostre personali di William Kentridge si sono susseguite nei musei e gallerie di tutto il mondo. Oltre alle produzioni citate sopra, tra i progetti italiani si ricordano: il lavoro teatrale e video Zeno writing del 2002, nato dalla rilettura del romanzo di Italo Svevo La coscienza di Zeno; la retrospettiva al Castello di Rivoli nel 2004, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev; la regia e le scenografie de Il Flauto Magico, al Teatro San Carlo di Napoli e al Teatro alla Scala di Milano (2006-2008): il progetto (REPEAT) from the beginning/Da capo alla Fondazione Bevilacqua La Masa e al Teatro la Fenice di Venezia, a cura di Francesca Pasini, nel 2008; Streets of the city e altri arazzi, mostra personale al Museo di Capodimonte del 2009; il grande mosaico e la scultura Il Cavaliere di Toledo, opre permanenti nella Metropolitana di Napoli; la personale al Maxxi di Roma Vertical Thinking nel 2013; Paper Music: a Ciné Concert, con musiche di Philip Miller Nel 2014, presentato in anteprima al Museo Bargello di Firenze; infine il monumentale ed effimero fregio Triumphs and Laments, presentato nel 2016 sul Lungotevere a Roma. Nel 2010 Kentridge ha ricevuto il prestigioso Kyoto Prize per le Arti e la Filosofia e nel 2017 il Princess of Asturias Award for the Arts. Sono in corso le seguenti personali dedicate a Kentridge: William Kentridge: Why Should I Hesitate? Putting Drawings to Work / Sculpture, al museo Zeitz MOCAA e alla Norval Foundation a Cape Town e: A Poem that Is Not Our Own al Musée Metropole d’art moderne di Lille.


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