Il primo computer è stati italiano e tedesco. E la prima calcolatrice elettronica? Lo potete scoprire al Museo del design della Triennale, edificio destinato alle grandi Esposizioni. Correva l’anno 1930 e l’Architetto Muzio vinse il concorso. La città di Milano e non solo..si puo’ dire sia ai suoi pedo, pronta per essere edificata e dopo la Guerra riedificata. Suo l’Arengario, la Cattolica, La Ca’ Brutta…e numerose, ma tante case per residenza.
Oggi suo direttore è Stefano Boeri che ha avuto un’idea vincente, qiuella di inviatre Mario Bellini a raccontare Divisumma 18: la calcolatrice elettronica portatile realizzata nel 1973 dalla Olivetti.
“In questo momento vi trovate davanti a un oggetto strano: è tutto giallo ed è completamente rivestito con una pelle flessibile, che è una gomma sintetica. Lo si può definire una calcolatrice scrivente da mano. Sono stato consulente Olivetti per molti anni, a tempo parziale ovviamente, mentre facevo tanti altri lavori. Avevo ottenuto che gli ingegneri Olivetti, quando impostavano una macchina nuova, venivano da me – su ordine di Roberto Olivetti – a dirmi prima di cosa si trattava. Mi facevano vedere i componenti, in modo che io potessi dare a essi una distribuzione quasi urbanistica, per fare l’oggetto più bello, più comprensibile, facile da usare, soprattutto facile da capire. È stato così anche in quel caso: mi hanno portato un po’ di batterie – trattandosi di un oggetto da mano non aveva il filo ovviamente – mi hanno portato una piccola metà scrivente, dei circuiti e io ho subito pensato che, se era una macchina che si poteva usare anche da mano – con la batteria, senza filo –, doveva avere quasi un’immagine che
somigliasse un po’ alla mano.” |
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“Ho desiderato fare un oggetto integrale che fosse tutto di uno stesso materiale, quindi di questa gomma sintetica flessibile – che allora era una cosa rara che cominciava a essere usata – con lo stesso colore e che della mano ricordasse un po’ anche le dita, grazie ai cilindri che ha sotto. Non ho voluto che avesse i tasti come le macchine tradizionali, cioè separati e scorrevoli dentro dei buchi, per attuare la digitazione dei simboli e dei numeri, essendo una macchina per calcolare. Non solo, ma è anche una macchina per calcolare scrivente, quindi ha un suo rotolino di carta sensibile speciale che quando hai finito il calcolo esce, tu la strappi con le dentature della fessura da cui esce e ti trovi non solo il risultato – come banalmente si può fare con le macchine elettroniche digitali anche di oggi – ma ti trovi i componenti del risultato, il numeratore, il moltiplicatore, il dividendo, tutto quello che ti serve. Questo è stato sempre nella filosofia di Olivetti: fare macchine intelligenti. È nata proprio in questo modo, partendo dall’idea di fare quasi un guanto che poi è stato razionalizzato e semplificato.”
Mario Bellini , lo conobbi la prima volta quando lavoravo in RAI e poi ci si incontrava alla Triennale o con l’amica Javarone. Il suo studio lo trasferi’ sui navigli.Proprio di fronti alla Piscina mi pare Scarioni, se non mi svaglio. Un luogo tipicamente milanese |
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“Il nome Divisumma è un nome che viene da lontano, viene dalla tradizione della casa Olivetti che ha sempre fatto macchine da calcolo scriventi, cioè tali da darti i componenti del calcolo. Una macchina come la Divisumma sicuramente ha sorpreso i miei committenti, gli ingegneri l’hanno guardata con un pochino di spavento, ma sapevano che io ero protetto da Roberto Olivetti, che teneva a garantire la libertà delle persone che lavoravano per la sua azienda, e quindi è stata poi sviluppata con tutto l’amore possibile e con una tastiera molto particolare. La tastiera ha delle piccole collinette che escono dal materiale in cui è integralmente fatta che schiacciandole attivano direttamente le molle del circuito stampato che sono sotto, generando quindi tutti gli impulsi necessari al calcolo. Su queste collinette è inserito il materiale più duro bianco, quindi leggibile, il numero o il simbolo necessario per riconoscere quello che tu stai facendo. È diventata molto presto un collector’s item. Io stesso, che vivendo queste avventure non pensavo mai di tenermi via qualche cosa, le ho ricomprate sul mercato dell’antiquariato e ne ho due o tre che tengo gelosamente custodite.”
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Con Bellini abbiamo ondiviso il progetto della Fiera Milano, oggi City Live, e Opedale Covid su progetto di Bertolaso e di alcuni privati. In quei corridoi andavanmo avanti e indietro chiacchierando con la telecamera che ci seguiva. Allora lavoravo il RAi. Peccato che il progetto non fu completato. |
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Fino a settembre visita gratuitamente il Museo del Design Italiano: insieme a Divisumma 18, scopri gli oggetti più iconici e rappresentativi del design italiano dal 1946 al 1981, parte dei 1.600 oggetti della Collezione di Triennale. |
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