IN VIA SANTA MARTA N. 10, NEL CUORE DI MILANO NELLE FAMOSE 5 VIE, LA GALLERAI RUBIN PROSEGUE LA SUA ATTIVITA’ SEMPRE DI GRANDE QUALITA’

IL TITOLO DELLA MOSTRA E’…CAPITA CHE TALVOLTA IL CAMMINO SIA BELLO…Georges Rouault

  lA Presentazione di Eleonora Marengo

INAUGURAZIONE MOSTRA SI ETTA  Giovedì 16 dicembre dalle ore 15:00 alle 20:30

Comunicato stampa a cura di Martina Andreetta
Dal 16 dicembre in Galleria Rubin sarà possibile visitare una piccola ma unica mostra dedicata al grande artista Georges Rouault, in occasione del centocinquantesimo anniversario della sua nascita.

Le opere, che saranno esposte fino al 22 gennaio, sono sette grafiche accompagnate da una fotografia di Erwin Blumenfeld ritraente l’artista stesso. Le grafiche, appartenenti a diversi cicli, sono realizzate in acquatinta e lasciano trasparire i principali temi dell’opera di Rouault.

Il ciclo Miserere è una vasta serie di ben 58 opere, avviata negli anni ’20 nel ‘900 e presentata solo nel 1948 per la prima volta. Si tratta di un grande lavoro che invita l’essere umano a osservare i dolori personali con occhi nuovi. Di questo ciclo la galleria propone tre capolavori, ossia le tavole XIII, XXII, XLIX.

L’altro ciclo di cui la galleria esporrà le restanti opere si intitola Cirque de l’Étoile Filante ed è, come intuibile, dedicato alla realtà del circo. Particolare perché costituito sia da opere grafiche sia da brani in prosa, il componimento artistico fu interamente curato dall’artista anche nella parte narrativa. In galleria saranno visibili tre acquetinte che rappresentano tre diversi tipi di artisti circensi; sarà inoltre esposta un’opera grafica sciolta dal titolo La baie des trépassés.

Infine, sarà esibito il ritratto fotografico dell’artista eseguito da Erwin Blumenfeld. Questo testimonia un intenso rapporto di amicizia tra il famoso fotografo e la famiglia Rouault: fu anche grazie a questi legami che Blumenfeld poté avviare la propria carriera come fotografo di successo a Parigi.
Le opere esposte permetteranno di compiere un percorso alla scoperta di un artista assolutamente peculiare, che non aderì mai a nessun movimento del suo tempo e per questo isolato all’interno della storia dell’arte. Un artista che, citando il saggio introduttivo della curatrice della mostra Eleonora Marengo, “si concentra su quel che definisce «lo spettacolo della vita», dipingendo nelle prostitute e nei pagliacci il peccato originale dell’uomo e il dramma che si nasconde dietro all’illusorietà di un’allegria vestita dai suoi personaggi come una maschera, in un’allusione al divertissement tanto criticato da Pascal. Il tutto condotto con una maladresse, un’imperfezione del segno, volta a intensificarne la carica suggestiva”. 

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