LEE MILLER E MAN RAY A PALAZZO FRANCHETTI A VENEZIA, UNO SPECCACOLO PER GLI OCCHI
Preferisco fare una foto che essere una foto (Lee Miller)-
Un incontro tra due titani a dire poco “elettrico”….vuoi per alcune tecniche artistiche vuoi per altre di carattere mentale.
Americana, modella, fotografa, musa, prima donna reporter di guerra a documentare gli orrori dei campi di concentramento liberati dalle truppe d’Oltreoceano alleate, icona del Novecento. Lee Miller è stata tutto questo e molto di più, ha attraversato la vita con passione e determinazione. E la vita l’ha ricambiata con amore e amici, ma anche con dolore e riconoscimenti postumi o quanto meno tardivi. Ora una mostra renderà giustizia a questa donna tanto bella quanto brillante e talentosa togliendola dall’ombra di Man Ray che l’ha sempre accompagnata per svelare il loro rapporto profondo quanto complicato in maniera più oggettiva: Man Ray, prima suo insegnante, poi amore e infine grande amico. Ogni rivista americana riportava i suoi reportage anche di moda su Vogue, Arper Baazar, …Vanity Faire…
Il bel Palazzo che si affaccia sul Canal Grande all’altezza del pomte dell Accademia di Venezia, è il luogo deputato ad ospitarla. L’edificio venne progettato da Boito con contributi di Luca Beltrami e si affaccia anche su un giardino che poggia sulle acque del Canale. Stiamo dell’esposizione Lee Miller – Man Ray. Fashion, love, war, curata da Victoria Noel-Johnson, è prodotta e organizzata da CMS.Cultura in collaborazione con ACP-Palazzo Franchetti con il patrocinio del Comune di Venezia che l’ha inserita nel palinsesto “Le città in Festa”, main sponsor Gruppo Unipol, presenta circa 140 fotografie di Lee Miller e di Man Ray, alcuni oggetti d’arte e documenti video, con prestiti provenienti da Lee Miller Archives e Fondazione Marconi di Milano..
“Un’esposizione che grazie agli scatti sublimi di Miller e Ray ci fa ripercorrere l’intensità degli anni ruggenti, la Parigi crocevia di moda, letteratura e dell’arte che si apriva al tratto surrealista che ha fortemente caratterizzato le loro fotografie. E poi la Miller della rappresentazione dell’orrore scatenato dalla seconda guerra mondiale – afferma Vittorio Verdone, Direttore Corporate Communication e Media Relation del Gruppo Unipol -. Estetica e storia, bellezza e tragedia. Una mostra sostenuta con convinzione da parte del Gruppo Unipol, nel solco di un programma di interventi di sponsorship sempre attenti alla crescita culturale della collettività”.
Nella prestigiosa ed esclusiva sede di Palazzo Franchetti a Venezia i visitatori dal prossimo 5 novembre e fino al 10 aprile 2023, potranno finalmente apprezzare a pieno le qualità di questa grande fotografa, il contributo che diede non solo come musa di Man Ray ma soprattutto come professionista alla pari, al punto che sovente si dimentica che fu lei a scoprire, per caso, e a ispirargli la tecnica fotografica della solarizzazione che Man Ray adottò come firma artistica e per la quale si contraddistinse.
Obiettivo della mostra è quindi anche offrire, non che ce ne fosse poi così un folle bisogno, il giusto riconoscimento a Lee Miller, pioniera del surrealismo in fotografia, ponendola su un piano di parità con Man Ray, il cui lavoro tendeva a oscurarla sia in vita che negli anni a venire. La mostra che si apre con il dittico di Lee Miller e Man Ray (Man Ray, autoritratto, 1931 e Man Ray, Lee Miller, 1929) si articola in un percorso cronologico e tematico.
La mostra accoglie il visitatore con una sezione dedicata a Lee Miller come modella e musa negli anni Venti quando incontra accidentalmente il famoso editore Condé Nast che la rende modella di “Vogue” e Georges Lepape, il principale illustratore di moda di quegli anni, ne ritrae il suo volto per una copertina di “Vogue” (USA) del 1927 lanciandola come icona di stile fino a quel noto scatto usato a sua insaputa per la pubblicità degli assorbenti Kotex ritenuta scandalosa per l’epoca e per la quale, in parte, decide di lasciare New York e cerca di tornare a Parigi e seguire la sua passione per la fotografia.
Negli anni parigini la Miller lavora con George Hoyningen-Huené, celebre fotografo di “Vogue” (Francia) che ne rivela la grazia androgina fotografandola con una tuta e scarpe da tennis che indossava come un abito da sera, e nel celebre scatto The Divers, uno dei più iconici scatti di moda nel XX secolo scelto da Anna Wintour tra i suoi cinque preferiti della lunga storia di “Vogue”, in cui Lee Miller posa di schiena su un molo insieme a Horst P. Horst altro nome leggendario della fotografia. Lee attinge avidamente da ogni spunto e provocazione dal background artistico e culturale che precede l’incontro del 1929 con Man Ray, in quell’avanguardia parigina degli anni Venti che accolse e lanciò alcuni dei grandi nomi della storia dell’arte.
Cuore dell’esposizione è il rapporto tra Lee Miller e Man Ray sbocciato a Parigi nel 1929 e finisce nel 1932 con un focus sulle loro vite, carriere e relazioni in quel periodo. Sarà così evidente per il visitatore l’ispirazione che entrambi esercitarono uno sul lavoro dell’altro, inclusa la tecnica fotografica della solarizzazione che Man Ray fece sua al punto che sovente son stati erroneamente attributi a Ray i lavori di Miller. Saranno esposti anche i ritratti scattati da Man Ray degli amici e grandi protagonisti di quella stagione artistica: Max Ernst, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Jean Cocteau, Salvador Dalì e gli scatti surrealisti a Lee Miller nei quali cerca di indagare e rivelare la sua anima, i suoi tormenti, utilizzando la macchina fotografica come strumento quasi a voler scomporre il suo algido corpo ritraendone la nuca, il collo, le spalle. Esposti anche alcuni
indimenticabili scatti alle amiche artiste Dora Maar e Meret Oppenheim. Un filmato accompagna la mostra con sottotili in inglese. Tenera la foto di Man Ray e la Miller da anziani, con l’occhio sempre aperto e curioso.
È sempre del 1930, la fotografia The Neck (Il Collo) dedicata alla lunga ed elegante nuca di Lee Miller che, dopo uno dei tanti litigi, Man Ray rappresentò in un’opera sgozzato da una rasoiata adorna di goccioline di inchiostro rosso.
Nello stesso anno Jean Cocteau coinvolse Lee Miller nel suo surrealista Le sang d’un poète, straordinario film d’avanguardia in cui Lee, cosparsa di gesso, interpreta una statua d’ispirazione classica, una dea moderna.
L’esposizione affronta anche, attraverso una vasta selezione di foto sia ritratti che pubblicità commerciali, il periodo successivo alla relazione con Ray, quando Miller nel 1932 torna a New York dove apre uno studio fotografico di successo, all’epoca il primo fondato e gestito da una fotografa donna. In quel periodo, Man Ray, accecato dal dolore per la separazione da Lee, sostituisce nel 1933 l’occhio sul braccio del suo celeberrimo metronomo Perpetual Motif (Moto perpetuo) con quello dell’amata. La sezione punta poi l’accento sulle creazioni surrealiste di Lee Miller fino agli scatti delle famose “vacanze surrealiste” dell’estate del 1937 tra la Cornovaglia e il sud della Francia insieme a Max Ernst, E.L.T.Mesens, Man Ray e Leonora Carrington oltre a Pablo Picasso, Dora Maar e Elieen Agar e con quello che diventerà il suo secondo marito, l’artista britannico surrealista Roland Penrose.
Una sezione è poi dedicata all’Egitto. Nel 1934 Lee Miller sposa l’uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey e lo segue nella sua terra d’origine dove rimane affascinata dal panorama del deserto, dai villaggi e dalle testimonianze delle civiltà passate come dimostrano i numerosi scatti, di grande fascino e atmosfera come il celeberrimo Portrait of Space (Ritratto di uno spazio) con la sua tenda o zanzariera strappata verso l’infinito che ispirò René Magritte a dipingere Le baiser (Il bacio) nel 1938. Un matrimonio però destinato a durare poco, in parte dovuto alla conoscenza a Parigi di Roland Penrose e il successivo trasferimento a Londra, città dove lavora come fotografa di “Vogue” (UK), ed è proprio sulle pagine della famosa rivista patinata che dà vita a scatti dedicati alle rubriche di moda e di società con luci e tagli surrealisti che attingono alla sua vita precedente e al suo legame con Man Ray.
Infine il dramma della Seconda Guerra Mondiale, Lee Miller è corrispondente di guerra e fotoreporter per “Vogue”. Durante la guerra si trova a documentare eventi tragici come il Blitz di Londra, la liberazione di Parigi e i campi di concentramento di Buchenwald e Dachau. Nel 1944 viene accreditata come corrispondente dell’esercito americano e collabora con il fotografo di “Time Life”, David E. Scherman. All’interno di questa sezione, oltre all’iconico scatto di Lee Miller nella vasca da bagno di Hitler, anche un’ampia selezione di suoi lavori con taglio surrealista, e foto di importanti artisti e vecchi amici, come Picasso, Breton e Jean Cocteau a Parigi, che incontra poco dopo la fine del conflitto. Tante le foto. Una sottolineatura…Perche’ le personale devonoa bbassarsi quasi al suolo per dellere le didascalie che accompagnano le immagini o gli oggetti?