ALBERTO GARUTTI. ARTE FIERA BOLOGNA 2023
Che cosa succede nelle stanze
quando le persone se ne vanno?
Opus novum, la commissione di un’opera inedita da presentare negli spazi della fiera, rivolta a un artista italiano affermato, nel 2023 andrà a un maestro riconosciuto: Alberto Garutti. Oltre al valore dell’artista, la scelta intende celebrare il suo legame con Bologna, città dove Garutti, all’inizio degli anni Novanta, teneva la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti, imponendosi già come punto di riferimento per una generazione di artisti più giovani.
Il titolo dell’opera è Che cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? e consiste nell’applicazione di uno strato di vernice fosforescente a una serie di arredi di uso comune – panche, tavoli, sedie, cassettiere – che si trovano nei padiglioni della fiera, sia negli spazi comuni che negli stand delle gallerie. A malapena distinguibili dagli arredi ordinari alla luce del giorno – la vernice ha un colore paglierino pallido, poco diverso dal bianco originario – gli elementi su cui l’artista è intervenuto si illuminano al buio; ma in quel momento, come suggerisce il titolo dell’opera, le persone se ne sono già andate, e non possono vederli. Questo paradosso è al cuore dell’opera. Nella didascalia estesa che la accompagna, l’artista ne parla in questi termini:
Mentre il Padiglione di Arte Fiera chiude, si spengono le luci e i guardiani se ne vanno, alcuni dei mobili (sedie, panche e tavoli) già presenti nell’arredo della fiera e distribuiti in tutto lo spazio espositivo si illuminano perché dipinti con una pittura fosforescente. Questi oggetti, ordinari e quotidiani, si mimetizzano nell’ambiente circostante, tanto da non essere riconosciuti come arte. Il pubblico non li vedrà se non come semplici oggetti d’arredo. Solo nella fotografia pubblicata altrove, considerata vera parte integrante di questo lavoro, sarà possibile vedere i mobili illuminati.
Viene modificata così la percezione che il pubblico ha dell’opera: essa si può solo immaginare, pensare, aspettare. È in questa tensione immateriale che si svela la natura del lavoro: l’opera si realizza solo nell’incontro con lo spettatore, a cui si chiede un paziente sforzo nel cercarla.
Che cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? fa parte di un ciclo di opere dallo stesso titolo la cui prima intuizione risale al 1993, ed è legata proprio a Bologna. Si tratta di Opera per camera da letto, un intervento concepito da Garutti nell’ambito della mostra diffusa Territorio Italiano, a cura di Giacinto di Pietrantonio: una grande lastra di cristallo dipinta sul retro con pittura fosforescente, installata nella camera
402 del Palace Hotel di Bologna, dove Garutti alloggiava abitualmente quando insegnava pittura all’Accademia di Belle Arti della città (e dove, per inciso, l’opera si trova tuttora).
Quel primo lavoro fosforescente, già al limite fra visibilità e invisibilità, si rivela compiutamente solo quando l’occupante della camera spegne le luci (Garutti ne ha parlato in termini di un’opera che “instaura un rapporto di complicità, denso di aspettativa, intimo con chi sta per andare a dormire, insomma, una storia d’amore tra lo spettatore e l’opera. Se non c’è questa storia d’amore l’opera non esiste”).
L’intervento del Palace Hotel ha dato vita nei decenni successivi a Che cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? un ciclo di interventi fosforescenti destinati per lo più a istituzioni artistiche (gallerie, musei, fondazioni, eccetera); luoghi fittamente frequentati il giorno ma chiusi e deserti la notte, in cui il paradosso dell’opera giunge quindi alle sue estreme conseguenze.
È una scelta coerente con la convinzione di Garutti che, mentre negli spazi della città sia l’artista a dover “andare verso” i cittadini – spettatori inconsapevoli -, nei luoghi dell’arte, invece, sia lecito chiedere allo spettatore uno sforzo di attenzione e di immaginazione nel cercare l’opera; è un modo, da parte dell’artista, di ribadire la responsabilità dello spettatore, del suo sguardo e del suo pensiero, rispetto all’esistenza stessa dell’opera.
L’intervento concepito da Alberto Garutti per Arte Fiera è il più vasto mai prodotto finora in questo ciclo di opere. L’intuizione originaria di Opera per camera da letto si manifesta di nuovo a Bologna, trent’anni dopo, su una scala senza precedenti: i padiglioni di una fiera.
L’opera è realizzata col supporto di Henoto, azienda leader nel settore degli allestimenti.
Alberto Garutti (Galbiate, 1948), artista e docente, titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Bologna dal 1990 al 1993 e all’Accademia di Brera a Milano dal 1993 al 2013; ha insegnato presso lo IUAV di Venezia e il Politecnico di Milano.
Ha partecipato a grandi manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia, la Biennale di Istanbul, Arte all’Arte (2000 e 2005) e la “Memory Marathon” presso la Serpentine Gallery di Londra (2012).
La sua ricerca di un dialogo aperto tra opera d’arte contemporanea, spettatore e spazio pubblico, gli è valsa l’invito a realizzare lavori per città e musei di tutto il mondo. Tra le opere più conosciute: “Ai nati oggi” per le città di Bergamo, Gand, Istanbul, Mosca, Plovdiv, Roma; Arte Fiera 2023 / Opus novum
Alberto Garutti
Che cosa succede nelle stanze
quando le persone se ne vanno?
Opus novum, la commissione di un’opera inedita da presentare negli spazi della fiera, rivolta a un artista italiano affermato, nel 2023 andrà a un maestro riconosciuto: Alberto Garutti. Oltre al valore dell’artista, la scelta intende celebrare il suo legame con Bologna, città dove Garutti, all’inizio degli anni Novanta, teneva la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti, imponendosi già come punto di riferimento per una generazione di artisti più giovani.
Il titolo dell’opera è Che cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? e consiste nell’applicazione di uno strato di vernice fosforescente a una serie di arredi di uso comune – panche, tavoli, sedie, cassettiere – che si trovano nei padiglioni della fiera, sia negli spazi comuni che negli stand delle gallerie. A malapena distinguibili dagli arredi ordinari alla luce del giorno – la vernice ha un colore paglierino pallido, poco diverso dal bianco originario – gli elementi su cui l’artista è intervenuto si illuminano al buio; ma in quel momento, come suggerisce il titolo dell’opera, le persone se ne sono già andate, e non possono vederli. Questo paradosso è al cuore dell’opera. Nella didascalia estesa che la accompagna, l’artista ne parla in questi termini:
Mentre il Padiglione di Arte Fiera chiude, si spengono le luci e i guardiani se ne vanno, alcuni dei mobili (sedie, panche e tavoli) già presenti nell’arredo della fiera e distribuiti in tutto lo spazio espositivo si illuminano perché dipinti con una pittura fosforescente. Questi oggetti, ordinari e quotidiani, si mimetizzano nell’ambiente circostante, tanto da non essere riconosciuti come arte. Il pubblico non li vedrà se non come semplici oggetti d’arredo. Solo nella fotografia pubblicata altrove, considerata vera parte integrante di questo lavoro, sarà possibile vedere i mobili illuminati.
Viene modificata così la percezione che il pubblico ha dell’opera: essa si può solo immaginare, pensare, aspettare. È in questa tensione immateriale che si svela la natura del lavoro: l’opera si realizza solo nell’incontro con lo spettatore, a cui si chiede un paziente sforzo nel cercarla.
Che cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? fa parte di un ciclo di opere dallo stesso titolo la cui prima intuizione risale al 1993, ed è legata proprio a Bologna. Si tratta di Opera per camera da letto, un intervento concepito da Garutti
nell’ambito della mostra diffusa Territorio Italiano, a cura di Giacinto di Pietrantonio: una grande lastra di cristallo dipinta sul retro con pittura fosforescente, installata nella camera
402 del Palace Hotel di Bologna, dove Garutti alloggiava abitualmente quando insegnava pittura all’Accademia di Belle Arti della città (e dove, per inciso, l’opera si trova tuttora).
Quel primo lavoro fosforescente, già al limite fra visibilità e invisibilità, si rivela compiutamente solo quando l’occupante della camera spegne le luci (Garutti ne ha parlato in termini di un’opera che “instaura un rapporto di complicità, denso di aspettativa, intimo con chi sta per andare a dormire, insomma, una storia d’amore tra lo spettatore e l’opera. Se non c’è questa storia d’amore l’opera non esiste”).
L’intervento del Palace Hotel ha dato vita nei decenni successivi a Che cosa succede nelle stanze quando le persone se ne vanno? un ciclo di interventi fosforescenti destinati per lo più a istituzioni artistiche (gallerie, musei, fondazioni, eccetera); luoghi fittamente frequentati il giorno ma chiusi e deserti la notte, in cui il paradosso dell’opera giunge quindi alle sue estreme conseguenze.
È una scelta coerente con la convinzione di Garutti che, mentre negli spazi della città sia l’artista a dover “andare verso” i cittadini – spettatori inconsapevoli -, nei luoghi dell’arte, invece, sia lecito chiedere allo spettatore uno sforzo di attenzione e di immaginazione nel cercare l’opera; è un modo, da parte dell’artista, di ribadire la responsabilità dello spettatore, del suo sguardo e del suo pensiero, rispetto all’esistenza stessa dell’opera.
L’intervento concepito da Alberto Garutti per Arte Fiera è il più vasto mai prodotto finora in questo ciclo di opere. L’intuizione originaria di Opera per camera da letto si manifesta di nuovo a Bologna, trent’anni dopo, su una scala senza precedenti: i padiglioni di una fiera.
L’opera è realizzata col supporto di Henoto, azienda leader nel settore degli allestimenti.
Alberto Garutti (Galbiate, 1948), artista e docente, titolare della Cattedra di Pittura all’Accademia di Bologna dal 1990 al 1993 e all’Accademia di Brera a Milano dal 1993 al 2013; ha insegnato presso lo IUAV di Venezia e il Politecnico di Milano.
Ha partecipato a grandi manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia, la Biennale di Istanbul, Arte all’Arte (2000 e 2005) e la “Memory Marathon” presso la Serpentine Gallery di Londra (2012).
La sua ricerca di un dialogo aperto tra opera d’arte contemporanea, spettatore e spazio pubblico, gli è valsa l’invito a realizzare lavori per città e musei di tutto il mondo. Tra le opere più conosciute: “Ai nati oggi” per le città di Bergamo, Gand, Istanbul, Mosca, Plovdiv, Roma;