IL MONASTERO DI CAIRATE DI SANTA MARIA ASSUNTA RESTAURATO DALLO STUDIO ALBINI OFFRE UN NUOVO PERCORSO ARCHEOLOGICO E STORICO ARTISTICO… E COSI' SI TRASFORMA IN MUSEO
Partiamo dal Chiostro rinascimentale del Monastero di Santa Maria Assunta di Cairate (Varese), recentemente restaurato dallo Studio Albini, un lavoro curato molto nello specifico da Francesco Albini figlio dell’architetto e docente di Scienze del Territorio al Politecnico di Milano e alla Facoltà di Architettura di Piacenza, Marco, nonchè nipote del Maestro Franco Albini. Insomma figlio e nipote d’arte. Già dal catalogo a cura di Valeria Mariotti e Angela Guglielmotti, edito dalla Provincia di Varese in collaborazione con il Ministero per I Beni e le Attività Culturali, i bellissimi disegni architettonici ci possono orientare nel nuovo percorso del Monastero che strato su strato, mostra grazie a questo intervento la sua storia, dal Romanico al Rinascimento. Tutta l’area risale dal I al IV secolo d,C. e la messa in luce anche delle iscrizioni funerarie, ma anche delle colone con decorazione vegetale risalenti a epoche successive come dal secondo secolo in avanti e l’ampliamento dei sepolcri funerari (fino al VI° secolo d.C. ci fanno comprendere quanto la cristianizzazione abbia avuto un peso religioso e di potere politico. Basta guardare i meravigliosi mosaici della prima piccola chiesa che hanno molto in comune con quelli di Sant’Ambrogio a Milano, la collegiata di san Vittore di Brezzo di Bedero, sopra a Portovaltravaglia e ad Angera i resti della Chiesa di Santa Maria Assunta.
Già l’abside della Chiesa di Cairate presenta la struttura tardo antica e le precedenti strutture romane , con il loro sottofondo bene areato e asciutto evidenziati da piani pavimentali in cocciopesto, nonché legno. Sistemi di costruzione rurali ma intelligenti, in quanto, per fare un esempio, il sistema a pavimento sospeso che serviva da deposito, venne ricostruito, smantellato per la costruzione di un nuovo muro affiancato a una torre di poderosa pietra lavorata di cui l’archeologo e l’architetto Albini hanno saputo sapientemente mettere in vista quale documento storico e metodo scientifico di costruzione nelle varie epoche. Tra le meraviglie troviamo anche un sarcofago di “Manigunda” che si suppone sia stata l’ideatrice della costruzione del complesso. Ma proseguendo l’intelligente restauro espositivo possiamo comprendere la conquista dei Longobardi e la nuova classe dirigente di allora (fine VI-VIII secolo d.C). Arrivati qui, è interessante leggere le pagine in italiano con testo a fronte in inglese sul “Seprio longobardo e i luoghi e personaggi che in tutta l’area e fino a Milano e Bergamo dominavano in quell’epoca.
Tombe e vasche dipinte, sepolure, il monachesimo femminile dalle origini e in particolare in epoca longobarda sono molto bene documentati da cicli di affreschi. La parte Romanica ossia dal XI al XI secolo, si può dire che si diede molto da fare per rinnovare la struttura del monastero e adeguarla alle nuove esigenze di vita della comunitò, Basti pensare al Cortile di San Pancrazio, dove la cinta muraria venne interamente ricostruita. Lavori che portarono ad est ad ampliamenti logistici ma anche a ovest ne guadagnò l’importante Cenobio di Cairate, sempre dipendente da Pavia e legato all’Imperatore tedesco. Pare che Federico I passò la notte nella foresteria del monastero prima della battaglia con la Lega Lombarda a Legnano. Dell’apparato decorativo rimangono poche sculture, alcune conservate nei musei di Milano e di Gallarate. La Chiesa venne ampliata in epoca Protoromanica (XI° secolo), quando venne aggiunta la navata medioevale con tanto di abside. Numerosa è la documentazione scultorea parte emersa in loco e parte conservata in diversi musei lombardi; molti di questi pezzi sono figure femminili. Mentre la stratigrafia degli alzati mette in luce le varie tecniche murarie specie del monastero romanico. E’ interessante addentrarsi nella storia per comprendere l’iter compiuto sul piano costruttivo e storico per la Chiesa del Monastero in particolare tra Rinascimento e Controriforma. Francesco Albini specifica: “La cripta sepolcrale con le sue sedute è stata ripulita e grazie a un’apertura dall’alto è stato possibile illuminare a giorno la grande cripta di forma rettangolare al centro della navata della chiesa interna. La struttura al momento dello scavo, risultava piena di macerie provenienti dalal distruzione della volta…la cripta testimonia una pratica diffusa, quella della scolatura dei corpi, alla quale seguiva il disfacimento del cadavere e la raccolta delle ossa deposte nell’ossario…”.
Nel percorso del monastero, non mancano pannelli che spiegano i 1000 anni della sua storia; sulla pianta sono posizionati e riprodotti gli elementi datati ancora conservati. Stiamo parlando di un vero museo in parte a cielo aperto e in parte, anzi, in buona parte, ricostruito nei suoi spazi interni, preziosi per i suoi affreschi, decori, stemmi e finti marmi….Un’importanza particolare l’ha anche il periodo tra il XV e il XVI, nonostante vi sia un’abiside mutilata, ma Robbiate è anche decorazione e quindi storia che racconta la vita del monastero nel Rinascimento, un tema approfondito nel catalogo che accompagna questo nuovo museo e luogo di culto. La sala della musica è un qualche cosa di meraviglioso…un meraviglioso che ingloba anche l’epoca barocca agli arbori. La vita nel monastero è dovuta anche ai ritrovamenti di oggetti come quelli provenienti dal cenacolo delle monache. In ogni caso stiamo parlando di una cronologia che va dall’Impero a Carlo Magno, a partire cioè dal Principato di Augusto (30 a.C. -14 d.C.) fino al 1495 quando Ludovico Maria Sforza Duca di Milano “conferma le ampie esenzioni daziarie accordate al monastero nel 1455. L’Archivio di Stato di Milano ne conserva la Pergamena…Una ragione in più per una gita fuori porta alla ricerca della storia del nostro territorio e un nuovo modo per approfondire la storia dei nostri avi, compresa la fattoria romana di San Gallo di Vergiate. una villa rustica alla quale sono stati restituiti resti preziosi: qui troviamo un percorso archeologico ma anche della storia dell’alimentazione, tra orti, giardini e parchi. Gli Horti Liciniani erano i giardini di un grande senatore romano, mentre il terreno era destinato ad uso agricolo (ager o fundus). Cairate e il suo monastero sono tornati ai suoi antichi splendori, grazie all’interesse di Dario Galli, commissario straordinario della Provincia di Varese e Roberto Bonelli, dirigente del settore del Patrimonio Archittettonico, mentre un grazie per i Beni Architettonici e Paesaggistici va al direttore Giuseppe Stolfi e ancora un grazie alla Sovraintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia (direzione scientifica degli scavi..), Valeria Mariotti. Un bene con lode per i disegni ricostruttivi a Matteo Scaltritti e Giulia Totaro. Per chi volesse saperne di più sul progetto di recupero dell’edificio del restauro del monastero , può acquistare il recentissimo volume, fresco di stampa edito da Maggioli (Milano) e curato dal progettista e direttore ai lavori Francesco Albini. Questo recentisimmo e prezioso catalogo contiene la prefazione di Roberto Bonelli della Provincia, direttore dell’ufficio tecnico di progettazione e del Commissario Galli (post-fazione). Il titolo del volume è “Restauro e riuso del Monastero di Santa Maria Assunta in Cairate”che si può richiedere alla Provincia di Varese direttamente o al Comune di Cairate per avere informazioni. Il telefono dello Studio Albini è il seguente 02.4982378. Quello della Provincia è facilmente trovabile su Internet chiedendo dell’ufficio progetti, direttore professor Bonelli.