Nato il 6 agosto 1928, l’artista che oggi avrebbe compiuto 96 anni non ha mai nascosto un certo legame con il cibo. Tanto che la Tate Modern di Londra, in occasione della retrospettiva a lui dedicata nel 2020, aveva presentato anche un menu ispirato a Warhol, che comprendeva tutte le sue – più o meno bizzarre – abitudini alimentari. La zuppa al pomodoro, naturalmente, ma anche la Coca Cola, i corn flakes della Kellogg’s (un’altra sua opera famosa), banane e funghi, bistecche e un panino con la cioccolata. Pop fino al midollo, americanissimo anche a tavola.
La storia della Campbell’s Soup
Ricordando l’artista, però, è impossibile non pensare all’opera del 1962, quelle confezioni rosse e bianche già apprezzate all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, quando vinsero il primo premio, la medaglia d’oro ancora oggi rappresentata sulla latta. A creare l’azienda, dicevamo, fu Joseph Campbell, insieme al produttore di ghiaccio Abraham Anderson: si chiamava Anderson&Campbell Preserve Company ed era un’azienda del New Jersey specializzata in conserve di pomodoro, gelatine, verdure, carni macinate, zuppe e condimenti. Qualche anno dopo, i due si divisero e Campbell acquistò la quota dell’azienda, ampliando la produzione e iniziando a diffondere la zuppa al pomodoro.
Il successo del prodotto arrivò grazie al nipote del chimico Arthur Dorrance, che nel 1894 subentrò come presidente dopo il ritiro di Campbell. Fu lui a migliorare le zuppe pronte, economiche da produrre ma costose da spedire: diminuì allora la quantità di acqua che le rendeva pesanti, riducendo il prezzo e creando le zuppe condensate divenute poi immancabili nelle dispense di tutte le case statunitensi.