LE STANZE DEL VETRO..IL VETRO DI MURANO E LA BIENNALE DI VENEZIA
Sono 135 le opere esposte a San Giorgio Maggiore accanto alla Fondazione Cini a Venezia: il titolo della mostra è 1912-1930. Il Vetro di Murano e la Biennale di Venezia 2024, curata da Marino Barovier (Ricordate Barovier e Toso?). Questi meravigliosi vasi, sculture, lampade, oggetti per la casa …..
Nessun materiale come il vetro e’ attraente per l’uomo, per le suo forme, il suo calore, il suo uso, la sua duttilità, già dai tempo antichi. Molti di queoltisti fantastici manufatti provengono da istituzioni museali, collezioni private , incredibile il fatto che percorrano un lasso di tempo che va dalla X alla XVII edizione della Biennale. Il tutto risale da quando il vetro è entrato a fare parte della Biennale Arti Decorative. La sua origine, la sua lavorazione risale già nel Medio Evo con manufatti particolari per non risalire ancora indietro, Gracia, Mondo Arabo, epoca romana e anche fenicia. Ma la storia del vetro di Venezia non ha paragoni, Murano fu il fulcro della creazione artistica di questa arte veetri creati da artisti gli anni intorno al 1910 la Biennale presento’ principalmente opere di Hans Stoltenberg Lerc, scultore e ceramista norvegese e il decoratore muranese Vittorio Toso Borella. , i pittori Zecchini e Wolf Ferrari e l artista del ferro battuto Umberto Bellotto, senza dimenticare Carlo Scarpa, Venini, Seguso ….
Negli anni Venti vennero inserite nella Biennale anche le vetrerie a cui si aggiunse la creatività di alcuni artisti. La Vetreria San Marco Cappellin, Venini e C. , avvalendosi della collaborazione, come direttore artistico di Vittorio Zecchin, realizzo’ dei monocromi soffiati che rappresentarono un rinnovamento nell’arte vetraria muranese.
Vale la pena ricordare dello stesso periodo i vetri incisi dell’artista Guido Balsamo Stella nonche’ alla fine del decennio i vetri semi opachi come i Pulegosi dello scultore Napoleone Martinuzzi. Nel 1930 quando la Biennale fu trasformata in ente autonomo si vide un grande lavoro di sperimemtazione fatto dalle fornaci di Murano piu’ importanti: la Saiar Ferro Toso, la S.L.I.R. , ma anche i coloratissimi incamiciati di Napoleone Martinuzzi e la raffinata serie dei vetri Primavera bicromi della vetreria artistica Barovier.
La mostra, che si avvale di un catalogo con testi diMarino Barovier e Carla Sonego, illustrato con foto d’epoca e materiale documetario e’ il frutto di uan approfondita immagine dell’archivio storico dell’Arte contemporanea (ASAC), della Biennale.
Di particolare interesse nell’esponsizione che dura fino al 24.novembre 2024, ci sono i connubi di ferro e di vetro creati da Umberto Bellotto agli inizi degli Venti, nonché i vasi i vetro policromo con applicazioni di Hans Stoltenberg Lerche dei primi anni ’10 e il vaso in vetro incamiciato rosso di Martinuzzi degli Trenta. Sempre di Barovier “Piccione in vetro primavera”, una incantevole variante ai vasi e ai lampadari.
La mostra è anche una occasione per andare nell’esclusivo Palazzo Barovier & Toso che si trova a Murano alle Fondamenta Manin che fronteggia Le Fondamenta dei vetra con le loro botteghe. Il Museo che si trova in un palazzo del 1920 con un estensione di 900 mq che si sviluppa su tre piani permette di ammirare il lusso senza tempo dei lampadari di Murano e la maestosità delle creazioni di quella che è la piu’ antica delle fornaci non solo di venezia ma del mondo.
(Le ultime due immagini di vasi firmati di Murano fanno parte della collezione Luciana Baldrighi Parodi)