SI CHIUDE LA 71esima MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA. LEONE D'ORO AL FILM SVEDESE DI ROY ANDERSSON, L'ARGENTO AD ANDREY KONCALOVSKY, IL GRAN PREMIO AL DOCUMENTARIO SUL GENOCIDIO INDONESIANO, REDIA DI jOSHUA OPPENHEIMER. IL FILM DI COSTANZO CONQUISTA LA COPPA VOLPI SIA MASCHILE CHE FEMMINILE.
Carlo Verdine ha cinsegnato la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile ad Adam Driver per il film “Cuori affamati” (Hungry Hearts) di Saverio Costanzo e per la migliore interpretazione femminile ad Alba Rohrwacher. Due attori per lo stesso film hanno preso la medesima e prestigiosa Coppa Volpi che porta il nome del fondatore del festival nel 1932. Il Gran Premio della Giuria è andato a “Lo sguardo del silenzio” di Joshua Oppenheimer. Il regista ha mandato il suo ringraziamento via video. ” Lo scopo del mio film era di fare capire la responsabilità dell’Occidente di questo genocidio in Indonesia per mano dei nazionalisti dell’esercito indonesiano. Volevo che i colpevoli chiedessero scusa ai loro compatrioti visto che devono vivere con famiglie distrutte dal loro operato. Solo la figlia ha fatto chiedere scusa al padre di quanto ha fatto, gli altri dicono che era giusto così, che loro ubbidivano agli ordini”. Il Premio Leone d’Argento è andato al iglior regista de “Il Postino”, Andrey Koncalovsky che ha dichiarato “52 anni fa vinsi il Leone, oggi sono emozionato come un bambino nel giorno di Natale. Domani tornerò adulto”. Il presidente Paolo Baratta consegna il Leone d’Oro per il miglior film, a Roy Andersson per “Un piccione seduto sul ramo riflette sull’esistenza”. Il Leone d’Oro alla Carriera è stato consegnato a Frederick Wiseman e a Thelma Schoonmaker. La migliore scheneggiatura se l’è aggiudicata a Rakhshan Banietemad per il film “Tales”. Il Premio Speciale della Giuria è andato a “Sivas” di Kaan Muijdeci. Il film narra la storio di un ragazzino e del suo cane, ma anche della vita moderna che si scontra con le tradizioni di Paese arcaico. Il Personal Tribute To Visionary Talent è andato a Frances McDormand. A James Franco è toccato il Premio Glory To The Filmmaker. La Sezioni Orizzonti ha voluto premiare “Berluscone” di Franco Maaresco.
Sempre Baratta ha ringraziato tutti, i collaboratori, il lavoro serio, coraggioso, pieno di spirito di ricerca con il quale ha costruito questa 71 esima edizione. Grazie anche alla madrina Luisa Ranieri e i 2350 giornalisti che hanno scritto saggi e articoli lavorando ma mattina a notte fonda. I premiati hanno avuto anche in premio l’orologio Jaeger- Le Coultre.
Una mostra, questa 71esima del Festival del Cinema di Venezia che è stata a grande rischio con proposte ai limiti di un gioco d’azzardo. Si è fatto un gran parlare di “Anime Nere” di Francesco Munzi, “Il giovane favoloso” (Leopardi), di Mario Martone, “Hungry Hearth” (cuori affamati-arrabbiati di Saverio Costanzo, ma anche “I miei ragazzi” (“The Dinner”) in concorso per la giornata degli autori. Purtroppo fuori concorso era il bel film con Al Pacino “The Humbling” di Barry Levinson mentre sempre con il grande Al Pacino in concorso è stato “Manglehorn”,di David Gordon Green, il banale fil “3 Cuori” di Benoit Jacquot semepre in concorso, come il magnifico “Loin des hommes ” di David Oelhoffen con Viggo Mortensen,.interessante è “”Le rancon de la gloire” di Xavier Beauvoix con Poelwoorde, una pellicola che mette a fuoco la vita di due ladruncoli che rubano la bara di Chaplin, una commedia dolce e amara che finisce in bellezza. “Messi” il film che narra la storia del giocatore di calcio (Pallone d’Oro) di Alex de la Jglesia ha avuto il suo perche’… Ma anche “The Presidente ” di Moshen Makhnmalbaf che ha raccontato la storia di un dittatore che si ritrova in fuga dopo una rivoluzione con il proprio nipotino e sperimenta su di se il il clima di odio che il suo regime ha genrato e contemporaneamente l’odio emanato anche dalla rivoluzione, dalla democrazia che ne ha preso il posto. “Birdman or (The Unexpect Virtue of Ignorance)” di Alejandro G. Inarritu molto considerato che narra la storia di un attore di film di cassetta che vorrebbe diventare un uomo di teatro, la solita storia di un attore che interroga se stesso, non male, purtroppo il tema questo anno è ripetuto in tre films. “Cymbeline” non è piaciuto ma trasporre un dramma di Shakeaspere ai tempi moderni. I testi sono fantastici del grande genio anglosassone. Meglio comprarsi il libro. Anche “Io sto con la sposa” è un bel film di Antonio SAgugliano, Gariele del Grande e Kahled Solinan Al Nassiry. Una sfida sulla narrazione dei profughi siriani e di come le leggi sull’immigraazione siamo fasulle, un rischia per tutti perchè è una storia vera nato con il film che ha fatto rischiare a tutti la galera dimostrando con chi è sopravvissuto a un naufragio di scafisti come da Lampedusa si può raggiungere la Svezia, passando da Milano e dalla Costa Azzurra a piedi tra le montagne nei sentieri dei contrabbandieri per arrivare al Belgio, all’Olamda fino in Germania e in Danimarca e senza imbarcarsi raggiungere la Svezia con un treno che attraversa lo stretto. La nave era un rischio per i controlli. Non voglio dimenticare “Le dernier coup de marteau” di Alix Delaporte. “Pasolini” di Abel Ferrara che non ha avuto grande riscontro Willem Dafoe e la brava attrice portoghese conosciuta molto dal pubblico ne “L’ottima annata” nella parte della segretaria di Russel Crowe.
Purtroppo fuori concorso due film validi: “L’urlo e il furore” tratto dal libro di William Failkner di James Franco sia nelle vesti di attore che in quelle di regista, un bel film, difficile, complesso ma che è riuscito a mettere rendere espplicito un testo (premio Nobel per la Letteratuta” oscuro e barocco che narra la storia di una famiglia del Sud America, dove forse però il personaggio interpretto da Franco, un fratello handicappato era troppo messo in primo piano rispetto agli altri personaggio quasi a volere spaventare lo spettatore per fare cogliere quei tempi duri dove il puritanesimo faceva stragi di anime. Mi è piaciuto il film cinese ” The golden era” (L’età dell’Oro”, di Ann Hui, tre ore di racconto sulla vita sofferta della scrittrice cinese Xiao Yong, riscoperta dopo la caduta del maoismo, una vita tra fughe solitarie e amori mal riposti all’insegna dell’indipendenza e alla ricerca della bellezza della natura e la fiducia nell ‘individio. Dalla Cina al Giappone e viceversa muore a Hong Kong di tubercolosi in giovane età. Tra i documentari “Giulio Andreotti. Il cinema visto da vicino” di Tatti Sanguinetti, l’ho trovato molto interessante e fatto bene con vena anche ironica; ” Gian Luigi Rondi: vita, cinema, passione” di Giorgio Treves, anche questo in concorso, come quello di Sanguinetti è stata una cosa ben riuscita, un excursus sulla storia del nostro cinema oltre che sulla carriera di Rondi e pure “The llok of Silence” Joshua Hppenheimer, indonesiano che ci ha narrato i massacri del regime indonesiano negli Settanta nei confronti dei Comunusti. Belle immagini, bei dialoghi, coraggiose interviste. Tra i documentari che ne vale la pena segnalare anche “Von Caligari zu Hitler” (Da Calligari a Hitler) di Rudiger Suchsland, una sequenza della storia del cinema tedesco e il cinema della Germania di Weimar, con commenti di grande obiettività e immagini di un Paese distrutto ma prima si può vedere cosa fosse la Germania prima della sua voluta distruzione. Tra i documentari anche “L’attesa del Maggio” di Simone Massi e ” Animata resistenza” di Francesco Montagner e Alberto Girotto. Mentre, tornando ai film, “La Trattativa” della Guzzanti non era piaciuto in questi giorni al pubblico e a una parte di critica. “La vita oscena” di renato de Maria ha lasciato gualche dubbio. Sono piaciuti invece anche “”Amnesia rossa” del cinese Wang Xiaoshuai e “She’s Fanny Thet Way” di Peter Boddanovich (con Owen Wilson vero relax alla Woody Allen), mentre “Sivas” di Kaan Mujedeci non è sempbrato essere apprezzato specie dal pibblico che dai giornalisti. La sorpresa è arrivata dall’Est con “Il postino” di Koncalovsky che ha subito conquistato la critica. Un uomo che non poteva più consegnare la posta a causa di un furto al suo motore della barca e tutto il paese andava in subbuglio.
Tra i film restaurati che ne vale la pena vedere sempre che vengano distribuiti: “Mouchette” di Robert Bresson , “L’Udienza” di Ferrei con Enzo Jannacci e “Umberto D” di De Sica e ” Arlecchino” di Montaldo., anche “Un agiornata particolare” di Ettore Scola con Marcello Mastroianni e Sophia Loren…”La cina è vicina” di Bellocchio continua a piacere.
Gli italiani qui a Venezia sono stati contestati a prescindere si diceva nei primi giorni, anche se un giurato d’eccezione, Carlo Verdone (che ha ricevuto il Premio Bresson, ha detto che si impegnava per sostenere i film italiani. Ieri sera la serata si è conclusa dopo un’altra lunga ed estenuante giornata fatta di proiezioni, incontri, interviste, convention, corse per scrivere i pezzi (parlo di noi giornalisti naturalmente), pasti saltati o fatti in orari fuori dalla norma, con la festa da mezzanotte in avanti al Peggy Guggeheim Museum con una serata dedicata al film “Perez” di Edoardo de Angelis con Luca Zingaretti, questa volta non nelle vesti del commissario Montalbano, sponsorizzata da Tiffany, alla quale hanno partecipato (con museo aperto e terrazze pure) più mille persone. La musica, lo champagne e le piccole degustazioni hanno avuto di contorno la splendica cornice del Canal Grande, perchè Peggy aveva visto giusto, Ca’ Venier dei Leoni andava restaura e lei ne fece l’unico edificio sul Canal Grande a colonne mozzate in stile neoclassico ma moderno. Fotrografi, giornalisti, attori, aristocratici, amanti del cinema e dei gioielli, una Casa che aveva dato un nome a un bellissimo film: “Colazione da Tiffany con Audrey Hepburn e George Peppard. Domani la Regata Storica segna la fine della stagione estiva, anche se di estate vera e propria non si può parlare visto il tempaccio che perdurato su tutta Europa. Mi raccontava il mio amico Emilio del Bacateto , parlando di film, che avevano scelto la sua bella barca a vela per il purtroppo pessimo film “The Tourist” con Angelina Jolie e Johnny Deep e mi ha confermato che lei è deliziosa ma magrissima e che c’ è tanto silicone dappertutto. Il mio adorato Capitan Sparrow me lo ha descritto piccolo, gentile ma un po’ strano. La barca la portava il mio amico stando sotto coperta e per alcune scene hanno usato la controfigura di entrambi mentre si tuffavano dalla prua. Come fare cadere dei miti!