RAFFAELLA CURIEL SCRIVE A RENZI DI NON FARE MORIRE UN FIORE ALL'OCCHIELLO DELLA CREATIVITA' ITALIANA, LA MODA S'INTENDE. LE SFILATE DO ROMA IN NOME DI EXPO
Una storia tutta al femminile iniziata nell’Ottocento; da Trieste a Gardone Riviera fino a Milano in nome della moda e della bellezza, nonchè del gusto è quella delle Curiel, a partire dalla nonna bis per poi passare al trionfo di Gigliola, madre di Raffaella che dagli anni Settanta impone il marchio Curiel in tutto il mondo a sua figlia Gigliola che porta il nome della capostipite darà un ulteriore contributo.
Dopo la lunga polemica sulle sfilate romane, dove la Lella ha preso lo spunto per scrivere una lettera al Presidente Renzi perchè c’è a rischio l’intero sistema-moda made in Italy possiamo in sintesi riassumere così: “Renzi non può fare morire un fiore all’occhiello della creatività italiana, fiore all’occhiello della nostra Nazione, la moda, che da l’imput ai tessutai che viene portata dal pret- à porter fino all’Alta Moda in palmo di mano dai creativi di tutto il mondo e dall’industria…” Un appello, ma anche un monito perchè le conseguenze negative della cancellazione delle sfilate romane porta via lavoro a moltissime persone e impedisce al settore, fiore all’occhiello dell’Italia di esportare come ha sempre fatto negli ultimi Cinquanta anni. Designers, maisons, operatori, sponsor, partnership, imprese che creano un indotto vanno a morire…
Raffaella Curiel, dopo gli classici approda all’atelier di famiglia nel 1961; nel 1965 arriva a Ney York con la sua prima collezione e dagli anni Settanta gira per il modo da Occidente a Oriente con il suo marchio. Cavaliere di Gran Croce della Repubbica, la nostra Ambasciatrice della Moda Italiana nel Mondo, da anni continua il suo impegno civile collaborando al Centro per i Bambini affetti dalla Sindrome Down, ma è generosa anche con Lega Italiana per i Tumori e la Lega Lombarda contro la droga. Quante sfilate abbiamo visto con le Crocerossine (Sezione Femminile Italiana) e quante con volte abbiamo letto di come ha saputo coinvolgere nel suo lavoro le detenute del carcere femminile di san Vittore. Ora la Lella è impegnata nella crociata per Expo a fianco di Claudia Buccellati….
Spesso la Lella come Gigliola si sono ispirate ai grandi maestri della pittura del Novecento, da Geoges Barbier, a Velasquez fino a Schiele, Klimt, Vermeer, Frida Kahlo, Kandinskj….un lungo elenco che non tralascia nomi di scrittori come Victor Hugo perchè la Lella si è sempre ipirata anche alla letteratura. Le sue mises leggere, classiche ma allo stesso tempo informali, hanno conquistato principesse e mogli di Capi di Stato. Al Teatro alla Scala nessuna donna non conosce e il suo nome…Questo nome legato anche al Premio alla Carriera dell’Alta Sartoria da sempre inviata da tutte le Ambasciate Italiane nel mondo e anche in occasione della famosa Fiera di Pechino, oralotta perchè Expo sia anche un’ opportunità per la moda italiana.
Abile a celebrare i fasti della storia con straordinarie invenzioni e a fare riscoprire con la fantasia ricamata sui suoi abiti le avanguardie artistiche, dal suo show room-atelier di Corso Matteotti 14 nel quadrilatero della moda milanese Raffaella Curiel ha portato la bellezza nella modernità contribuendo a fare della donna non solo un elemento di stile ma anche di esseri estremamente sensuali che amano la libertà, il lavoro, il divertimento…Nessun sogno è irraggiungibile per la Lella, la sua boutique è la cassaforte degli artisti e delle personalità di tutto il mondo.
La nuova collezione di Raffaella Curiel si ispira all’Oriente, un Oriente da sogno, un Oriente del passato, culla di una civiltà scomparsa, non di certo a questa nuova stagione che ha portato a guerre, stragi e minacce per l’intera Europa. I suoi abiti color oro come le messi di grano e con il verde intenso delle piante rimandano a un’età del sogno e della contemplazione. La sua è una collezione che si rifà anche agli antichi tessuti e alle calde fantasie di una cultura millenaria.
L’haute couture come “nutrimento estetico” dovrebbe essere l’imperativo per rilanciare il made in Italy in questo settore, a partire dalle sfilate di Roma ispirate all’Expo, dove Gattinoni ha presentato la sua collezione all’insegna di una tavola imbandita da un noto chef.
A distaccarsi ancora una volta è stata Raffaella Curiel con una collezione, come detto all’inizio, dedicata alla fantasia e alla raffinatezza: proprio come Caravaggio ha saputo realizzare cesti di frutta e altre nature morte, con ampie gonne, bustini, sciarpe e veli fluttuanti ci ha riportato a una civiltà perduta. La stilista ha ricevuto applausi per la sua passerella che ha incantato la capitale, partendo dal tema Expo, ma andando ben oltre.
Sabina Persi si è invece ispirata alla prima esposizione di Londra del 1851 (Crystal Palace) e all’Expo parigina (Tour Eiffel)… La lunga carriera di Renato Balestra ha invece fatto rivivere l’ambiente marino, creando giochi di trasparenze, alghe e foglie tracciati con gli strass. Be Blu be Balestra presenta nuove leve puntando sul costume e una “nuova moda”: è risultata vincitrice Giulia Derisa, già collaboratrice di Ferravamo.
Sempre in tema di cibo, Fnm Magazine “Fashion & Food” di Barbara Molinario, è stata distribuita fra i tavoli rigorosamente vegeteriani del Margutta Ristorante, regalando a Roma una lista di nuove griffes legate al tema in oggetto. Altri marchi storici hanno voluto affermarsi con stili diversi dalle ultime generazioni. Camillo Bona ha presentato all’Acquario nuovi modelli largamente ispirati ai Macchiaioli. Il giovane Salvatore Piccione ha invece convinto con le sue coccinelle geometriche e mimetiche presentate al Maxxi. Ettore Billotta ha mostrato con grande creatività una sorta di affreschi e icone botticelliane, come anche Antonio Grimaldi; Inflorata di Genziano ha presentato petali colorati e giardini. Applausi anche per Nino Lettieri. Spazio anche ai più giovani romantici , come Giulia Mori, che ha imparato dalla madre Antonella Rossi l’arte del creare.“Roma non può essere il kinderheim di giovani” sottolinea Stefano Dominella, amministratore delegato di Gattinoni, anche perché “dopo aver scoperto le nuove leve bisogna aiutarli e farli rimanere qui”.