IL MONASTERO DELLE OBLATE AGOSTINIANE DI SANTA MARIA DEI SETTE DOLORI. UN ALBERGO PARTICOLARE NEL CUORE DI ROMA CHE PORTA LA FIRMA DI BORROMINI
E’ implicito che non mi salta neanche per un momento nel cervello di darvi l’indirizzo….
Fu edificato dall’architetto Borromini e già nel cortile d’ingrasso assistiamo a una veduta mozzafiato: una Chiesa, Santa Maria dei Sette Dolori incorporata nella facciata e che costituisce la cappella del monastero omonimo fondato da Camilla Virginia Savelli Farnese (qui sepolta), Duchessa di Latera. La Pia fondatrice volle che a occuparsi della chiesa e del monastero, nonché dei suoi giardini fosse Francesco Borromini tra il 1642 e il 1643: i lavori durarono 5 listri.
Come risulta dall’inventario degli oggetti ritrovati nella dimora dell’artista dopo la sua scomparsa, è stato ritrovato anche il modello in legno di questo convento che negli anni è andato poi perduto. Ora tutti i disegni riferiti a questo magico e silenzioso luogo si trovano alla Biblioteca Albertina di Vienna. Solo una piccola parte del progetto non fu terminato: oltre ai marmi bianchi e colorati che Borromini adorava, si può riconoscere la sua impronta anche nelle pietro delle colonne, degli scaloni, nelle fontane e negli altari che si trovano lungo questo albergo ricco di volte decorate con stucchi e affreschi. Nella chiesa all’alba le poche suore di clausura si recano a messa. Nessuno le vede. Si può fare colazione della bella e grande sacrestia ricca di quadri che vanno dal Cinquecento all’Ottocento, con arredi d’argento e pavimentazione originale e un pulpito. Era il refettorio delle monache.
Il monastero durante la Repubblica Romana del 1849 fu trasformato in ospedale militare. Qui in seguito le truppe garibaldine furono curate dal chirurgo direttore e patriota Pietro Ripari. Le suore rimasero al loro posto accettando di compiere i servizi del masocomio senza fare distinzione tra i difensori e gli avversari del potere temporaneo pontificio. Papa Pio IX si compiacque di visitare questo monastero per ben due volte.Gli ultimi lavori di restauro vennero compiuti nel 1929-29 sotto la direzione di Antonio Munoz.
Nella rimozione del pavimento della chiesa, venne riesumata la tomba con la lapide della sua fondatrice che fu trovata intatta. Il miracolo perché Donna Virginia Camilla Savelli che nacque il 29 maggio del 1602 non è mai stato chiaro. Unica figlia del Duca Giovanni, Maresciallo della Santa Romana Chiesa e custode del Conclave e di Livia Orsini.
Dopo avere ricevuto un’educazione cristiana degna della sua Casata, Donna Camilla, volle dedicarsi al prossimo sofferente e indigente. La sua giovinezza non fu felice perché era già iniziata la parabola discendente dei Savelli: la potente famiglia romana divenne impopolare per la caduta in disgrazia e derisa per la forte difesa per i diritti di giustizia nei confronti dei minori. Così per salvare la famiglia Donna Camilla andò sposa ventenne a Pier Francesco Farnese, ultimo duca di Latera (Viterbo)., ma il matrimonio non fu allietato dalla prole, così il Signore riservò a Camilla una numerosa figliolanza spirituale (morì a 66 anni).
Ispirato alle regole di Sant’Agostino nel clima della Controriforma, la duchessa si legò in stretta amicizia con la cognata Suor Francesca di Gesù (Isabella Farnese) , fondatrice e riformatrice di molteplici monasteri di suore francescane in Roma e provincia. Donna Camilla divenne anche amica intima di Suor Maria Francesca di Savoia, figliuola di Carlo Alberto e di Caterina d’Austria…..La cugina Marescotti figlia di un Orsini, contribuì a redigere le regole della Comunità, cos’ ai piedi del Granicolo nella Città Eterna tutto era pronto. Così sotto le Scale di San Pietro in Montorio iniziò la storia di fratellanza che volle Borromini come artefice della sua struttura (la facciata è in mattoni e pietra con rientranze ondeggianti come era solito fare l’architetto. Donna Camilla continuò a occupari di trovatelle da nutrire e istruire. I Savelli rimasero fornitori fino ai nostri giorni dello Stato Vaticano. L’ultimo Giulio Savelli, editore, sposò la giornalista Maria Luisa Bianco.