"LA GRANDE BELLEZZA" DI CANNES
Folla, folla e poi ancora tanta folla. Dopo giorni di acqua e freddo è arrivato il sole a Cannes portato da un forte vento di Maestrale che avrebbe potuto spazzare via le infinite code che tutti i giorni giornalisti e amanti del cinema anche a caro prezzo vengono “brutalmente” incalati per ore dentro a strette transenne di ferro lunghe cento metri o sotto l’acqua o sotto il sole cocente. Questo è l’unico mod[photopress:servillo.JPG,full,pp_image]o per potere vedere i film, perché se non fai almeno un’ora di coda non trovi il posto e per di più non è detto che una volta salite le scale con il tappeto rosso tu possa entrare. Lì, dopo i controlli come in aeroporto Sali e scendi per tre piani, fai chilometri trasversalmente e arrivato davanti alla sala dove proiettano il tuo film ti senti dire che i posti sono stati tutti assegnati o che devi andare al piano di sopra perché la platea è riservata a turno a qualche categoria di giornalisti o di pubblico. Pochi i film in cui si replica lo spettacolo e se lo fanno perché hanno capito che tanti nonostante il biglietto acquistato a caro prezzo o la stampa che non è riuscita ad entrare, a volte grazie anche a favoritismi che fanno di body-guard; in qualche caso gli spettatori si possono mischiare agli attori del film e ai registi. Nel frattempo ti partono i timpani perché i vigili francesi e i poliziotti continuano a fischiare per fare passare le auto: altra assurdità che quattro corsie transennate anche queste servono per fare passare non solo le auto per le stars, ma ci passano pure camion per fornire negozi, moto, il traffico di tutti i giorni e il pedone deve fare chilometri prima di raggiungere il palazzo del cinema e le sue sale distaccate, nonché il mare e i ristoranti che si affacciano sulla lunga spiaggia invasa di gazebo di plastica del Festival.Poi la consueta passerella sul “tapis rouge” o “red-carpet”.
A questo punto per affrontare l’altra parte del giorno si va da Cannelle sotto all’Hotel Gray d’Albion, o in cerca di qualche brasseries in attesa di scrivere, andare a una conferenza stampa o rivederti un altro film che speri sia girato bene e che abbia qualche cosa sa dire.
“La grande bellezza è stato un viaggio vero dentro la vita, dentro all’animo umano e forse Toni Servillo è stato l’unico che poteva interpretare un personaggio enigmatico da un lato ma tanto intelligente e sensibile dall’altro per prendersi gioco della vita, forse un po’ rassegnato, ma anche con il coraggio di denunciare la decadenza di una città, di un Paese, di una professione (quella di giornalista e di scrittore, ma anche di intellettuali come lui conosciuti e “potenti” che si mischiano a prelati, eminenze, cardinali, che nella stessa Roma frequentano feste e godono di privilegi. Privilegi e cortesie che a volte restituiscono, ma che di anima da salvare poco hanno a che fare. Nell’antica città eterna, un po’ decadente, come lo sono i personaggi del film (Bellocci, Verdone, Giorgio Casotti, Erlitzka, Ferrari, De Francovich, Popolizio, Buccirosso, Villoresi, Grandi, Ranzi, ….le varie contesse e marchesi dai Colonna agli Spada, dagli Orsini ai Borghese……). Il realismo di Sorrentino va dalla vita mondana delle notti romane, proprio come accadeva nella Dolce Vita di Fellini fino a immagini che appartengono alla “grande illusione” come giraffe che un prestigiatore fa scomparire,ma come dice Servillo alla fine del film che si chiude sulle più belle vedute di tutta Roma, passeggiando lungo il Tevere dice:”Ero arrivato a 26 anni anni nella “Città eterna”, volevo non entrare nei salotti romani, ma voleva anche diventarne il re. Così è stato, ma non mi è bastato, ora mi diverto a rovinare le feste>. Paura di invecchiare, voglia di essere diversi, ma nonostante la sua ispirazione poetica quella vita da sopravvissuto e male lo fa sentire triste. Il divertimento a tutti i costi non basta più, le persone care intorno a lui o sono piene di problemi o muoiono o partono. La seduzione magica del film svanisce sulle note musicai della colonna sonora di Lele Marchitelli e i bei canti lirici barocchi delle monache del Convento del Granicolo, dalla Villa del Vascello a San Pietro in Vincoli.
La sua bella casa sul Colosseo con tanto di terrazza si svuota dopo che una “santa”, una sorta di Madre Teresa di Calcutta viene ospitata una notte e se ne va la mattina con il migrare delle cigogne. La bellezza uccide, si passa dalla seduzione all’illusione di avere sempre del tempo davanti e si finisce per dissipare i doni di cui solo troppo tardi ci si rende conto.
Applaudito anche il film della Valeria Bruni Tedeschi, una storia che parte da un castello lasciato alla madre (attrice e in scena anche lei) e ai figli in Italia, in Piemonte, costretti a venderlo per i costi di manutenzione. Muore il fratello di Aids e la famiglia si trasferisce in Francia anche per via di un presunto tentativo di rapimento delle BR. Un modo, quello dell’attrice e regista di riscattare il passato e riunire la sua famiglia, alla ricerca di un’identità perduta. Oggi il film più atteso è di Behind de Candelabra, la biografia di Lee Liberace, un grande pianista americano degli anni Cinquanta, per la regia di Steven Soderbergh e l’intrepretazione magistrale di Michael Douglas e Matt Damon. In competizione questa sera “ Grigris” e il film con Chiara Mastroianni e Vincent Lindon, “Les salaus” (gli stronzi).