A CANNES ARRIVA L'UNICO FILM IN CONCORSO ITALIANO "LE MERAVIGLIE" DELLA REGISTA ALICE ROHRWCHER. UNA MACCHIETTA IL FILM SU SAINT LAURENT DI BERTRAND BONELLO. APPREZZATA "LA SCOMPARSA DI ELEONOR RIGBY". VI RICORDATE LA CANZONE DEI BEATLES?

Il film italiano in concorso “Le Meraviglie” di Alice Rohrwacher, per il secondo anno a Cannes, girato nella campagna italiana tra l’Umbria e la Toscano dove vivono le due sorelle Alice e Alba, attrice protagonista, quest’ultima. C’è anche la Bellucci .  Il richiamo è diverso da quello che è stato  l’anno scorso nella “Grande Bellezza” di Sorrentino con Servillo e Verdone e Ferilli. Il Festival si sa non è altro che un circolo mediatico che alimenta il divismo ma che lascia anche tanto amaro in bocca. Peccato che il film di ieri su Turner pittore inglese settecentesco non sia ancora stato acquistato dagli italiani, ma è un vero spettacolo per gli occhi, girato bene e intelligentemente mette a fuoco gli ultimo 25 anni della vita dell’arista e ci permette di conoscere la sua personalità, una personalità che ha dato il risultato sorprendente di tele inestimabili.

Torniamo alle sorelle italiane e al loro film che dicono “facciamo scudo contro il mondo” e che quella pellicola che abbiamo visto non è la loro vita, anche se….anche se, proprio come cantava in una canzone dedicata al Salento, il bravo Biagio Antonacci. Ricordo che i film in concorso sono di 18 e provengono da 24 Paesi, la scelta è stata selezionatissima. Domani c’è grane attesa per il film western “di Tommy Lee Jones nelle vesti di attore e regista, dal titolo “The homesman” con Hilary Swank e Meryl Streep (moglie di un pastore anglicano) che parla di una storia di donne impazzite guidate dai due protagonisti verso la casa della Streep. Nel film di Eleonor Righy si parla di giovani in  età adolescenziale (quella che oggi chiamano età adolescenziale, cioè dai 14 ai 25 anni) e lei stessa si trova spiazzata per la povertà di linguaggio interiore e il tipo di malessere superficiale che questi giovani avvertono nei confronti del proprio passato e anche di quelle madri che hanno combattuto una guerra di frontiera con l’obiettivo anche di tutelare dei ragazzini piccoli facendo di tutto per salvare prima di ogni cosa la loro vita psichica e di conseguenza quella fisica. Un ritratto dei malesseri dei giovani che dicono di non capirci e noi che diciamo di non comprendere loro e i loro egoismo. Infatti si i giovani accusano i genitori o le madri in particolare di inezie, di fatti banali accaduti nel tal giorno di una irrilevanza totale, ma per loro significativa e difficile da ricordare nei particolari dopo venti anni di vita passati a lottare. “Problemi grassi” si diceva una volta. Ora l’attenzione è spostata dai media tutta su questa categoria di viziati e infelici. Ma vediamo se il film piacerà anche al pubblico oppure no. Lo dovrebbero andare a vedere i nostri ragazzi per rendersi conto di quanto siano vane le loro pretese e quanto siano ancora sempre infantili.

Torniamo al film italiano che si svolge nell’Italia centrale in mezzo a una magnifica campagna con un padre che alleva api e anche le figlie imparano tutti i segreti del mestiere. E’ difficile capire dove sta la realtà e dove inizia la finzione. Vi immaginate due sorre poco più che bambine incantate davanti alla Tv a guardare una sfavillante Monica Bellucci come se fosse un vero e proprio monumento? Ebbene questa è una delle poche scene divertenti e ironiche. Il primo lungometraggio portato da Alice a Cannes si chiamava “Corpo celeste” ed era stato richiesto alla Quinzaine Réalisateurs. In ogni caso sia per Alice che per Alba è il primo film insieme, la prima intervista, il primo lavoro che le accomuna. Tra timidezze e le risposte si alternano a silenzi. Pare che fossero settimane che non si vedevano e ora approdano qui a Cannes insieme per la proiezione del loro film. Alba dice che stava girando un film in Albania, una esperienza abbastanza  estrema sulle montagne vicino al Kosowo innevato con circa un metro di neve sotto ai piedi. Il film è di Laura Rispoli, “Vergine giurata”. In ogni caso a nessuna delle due sorelle con padre tedesco e madre italiana, era mai capitato di girare un film familiare, con amici, ma anche genitori che venivano sul set che si è spostato anche un pezzo nel Lazio. Le sorelline sono cresciute insieme a un centinaio di chilometri da Orvieto.

<E’ stata un’esperienza bellissima e divertente a chiamare gente che conoscevo bene e che vedevo tutti i giorni. Restituire un po’ di lavoro alla gente della mia terra per me è stato importante>, dice Alice sempre titubante nel dire che non è proprio la loro storia ma una storia si intreccia alla loro perché alla fine ne è un uscito un quadro globale con delle scoperte straordinarie o drammatiche sulla vita altrui che se non avesse fatto questo film non lo avrebbe mai saputo. Controbatte la sorella Alba: “Non so se era così in realtà. Noi non siamo quella cosa lì. Nostro padre e la nostra casa non erano questa cosa, ma può essere che il film perda valore o viceversa..”. Insomma non si capisce se si tratta di un gioco o se c’è della verità. I loro genitori non vengono definiti contadini o ricchi, fatto sia sta che il territorio negli anni si trasforma ed emergono nuove realtà. Aggiunge la regista: “Avevo bisogno di sentirmi protetta e quei luoghi e quelle persone mi hanno dato la forza che cercavo per girare questo film, in fondo porto la gente a vedere un viaggio perché è proprio come in un viaggio ho preso lo zaino e ho messo dentro tutto quello che di più familiare mi occorreva”. Alba dice che sente il bisogno di vedere il film come una turista. Alla fine abbiamo una viaggiatrice con uno zaino ricolmo di cose e dall’altra parte abbiamo una turista che sa vedere e apprezzare le cose con la forza di meravigliarsi anche.

Le sorelle che sono sempre state scettiche sul fatto di lavorare insieme, questa prima volta per loro stesse è stato un trionfo, la famigliarità ancora una volta ha unito. Un messaggio dunque? Abbiamo scoperto che tante cose non c’era bisogno di spiegarle, perché se pensiamo a una madre prendiamo ad esempio la nostra o altro…una lite c’è stata però e a quanto pare riguarda il look di Alba. Ha vinto Alba, ma ha ceduto sui capelli che Alice voleva in un certo modo. Si sa che una regista ha un’altra visione da un attore. Alla fine Alba è diventata la madre che Alice desiderava. Una madre diversa perché non ha figli. Ma vediamo come si sono costruite la carriere queste due figure femminili enigmatiche. Alba ha fatto corsi di teatro e poi si è iscritta al Centro sperimentale di Roma. Mentre l’altra si laureava in lettere a Torino. Poi Alice ha iniziato a girare documentari e a pensare “..che bello se diventasse un lavoro vero!”. Lavoro e vita alla fine sono combaciati. Questo è valso anche per me per molti anni da quando lavoravo in teatro, scrivevo testi per la televisione e il teatro, facevo l’attrice e poi ho deciso di scrivere a da una trasmissione radiofonica sono passata a fare la giornalista professionista in quotidiani e a scrivere libri o a curare mostre e cataloghi d’arte di architettura. Ora sono un po’ meno felice, ma sarà per la crisi che incombe di fatto e come spettro o anche perché quando hai provato tutto e lavorato con grandi personaggi, quello che ti offre la società di oggi o la politica attuale è ben poca cosa paragonato a ciò che il mondo offriva una volta.

In entrambi i film di Alice la protagonista è un’adolescente , anzi una pre-adolescente perché chi meglio di una bambina riesce ad avere uno sguardo sui cambiamenti in maniera netta e sincera. Come Elsa Morante in “L’isola di Arturo” che stando unite ci si fa scudo perché quello che lega di più le due sorelle è essere bambine mezzosangue. La Morante diceva: “Un mezzosangue è un ladro appoggiato con la schiena al tesoro”. Alla fine le sorelle confessano: “Anche quando siamo andate a vivere da sole c’è stato sempre un forte sostegno. Questo voleva dire che il tessuto costruito era sano. Noi momenti che ci hanno cambiato la vita c’eravamo l’una per l’altra”.

Il film di Saint Laurent del francese Bertrand Bonello ha deluso e Bergé è veramente arrabbiato per le scene da operetta dove l’amante del grande creativo, Louis Garrell gli lancia sguardi assassini e nel film si racconta anche che Saint Laurent cerca di uccidere il suo compagno e socio Bergé con una statuetta della loro collezione preziosa d’arte. Di bello ci sono solo gli abiti, la vera cosa autentica perché sono proprio quei modelli disegnati dal grande stilista.

In arrivo Jessica Chastain (la danzatrice di Wilde” di Wilde di Al Pacino), bella e brava per il film “La scomparsa di Eleonor Rigby”, i suoi genitori amavano i Beatles e la chiamarono così ora interpreta la parte di Righy. Da vedere!


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