AL TEATRO CARCANO DI MILANO VA IN SCENA DAL 4 APRILE “LE SERVE ” DI GENET
“Le Serve di Jenet”…una abella sorpresa, un testo difficile di un classico di questo genio incompreso ce passo’ parte della sua vita in prigione dove scrisse stupende opera fuori da ogni schema e certamente testi cupi, ma significativi di un modo che non solo era il suo proprio mondo interiore ma anche uan parte del nostro, delle nostre ipocrisie di una società già ipocrita. Il Teatro Carcano di Corso di Porta Romana a Milano manda in scena dal 4 al 7 aprile questa tragedia/commedia con un cast d’eccezione, ossia con Eva Robin’s-Madame,
Beatrice Vecchione-Claire, Matilde Vigna- Solange, la regia Veronica Cruciani.
Traduzione di Monica Capuani. Adattamento di Veronica Cruciani. Scene di Paola Villani. Costumi di Erika Carretta. Drammaturgia sonora di John Cascone e con la co-produzione CMC-Nidodiragno / Emilia-Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano.
La storia scritta da Genet – ispirata da un reale fatto di cronaca – è quella di due cameriere che allo stesso tempo amano e odiano la loro padrona, Madame. Genet presenta le due sorelle – Solange e Claire – nella loro vita quotidiana, nell’alternarsi fra fantasia e realtà, fra gioco del delirio e delirio reale in un rituale che è l’incarnazione della frustrazione: l’azione di uccidere l’oggetto amato ed invidiato, viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia, questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona… Fino ad un punto di non ritorno.
Veronica Cruciani (Premio della Critica e Hystrio), ambienta la vicenda in una città contemporanea, valorizzando dunque i temi, attualissimi, del potere e del genere. Il ruolo di Madame è affidato a Eva Robin’s, icona pop del transgender dall’originale percorso teatrale. A interpretare le bonnes, due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione – già diretta da Malosti, Martone e Muscato – e Matilde Vigna, Premio Ubu 2019 come Migliore attrice under 35 e finalista 2022 per il Miglior nuovo testo italiano. Jenet scrittoree dramamturgo francese, forse uno dei piu’ discussi del Novecento, era nato nel 19010 a Parigi e morto 1986 sempre a Parigi…difficile nelle sue opere distinguera tra episodi inventati ed esperienze che riguardavano la sua vita.
Veronica Cruciani spiega:
“La rivolta delle serve contro la padrona – scrive la regista Veronica Cruciani, che cura anche l’adattamento teatrale – non è un gesto sociale, un’azione rivoluzionaria, è un rituale. Questo rituale è l’incarnazione di una frustrazione: l’azione di uccidere l’oggetto amato ed invidiato non potrà essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, quindi viene ripetuta all’infinito come un gioco. Tuttavia questo gioco non raggiunge mai il suo apice, la messa in scena che le due sorelle compiono viene continuamente interrotta dall’arrivo della padrona. Questo fallimento è inconsciamente insito nel cerimoniale stesso che le Serve mettono in scena; il tempo sprecato nei preliminari non porterà al compimento del rituale. Anzi questo rituale diventa un atto assurdo, è il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano, disprezzano. Le Serve desiderano essere la Signora, aspirano ad un modello che è il risultato di credenze, rappresentazioni indotte dalla struttura sociale. Il ruolo della Signora, interpretato da Eva Robins, rappresenta il potere, che è sia maschile che femminile, ma anche il capitalismo con i suoi “oggetti desiderio”. Ognuna delle due Serve vorrebbe essere diversa da quella che è, ognuna di loro si sente migliore dell’altra, ed entrambe aspirano ad un ruolo di maggior potere. Ma nel momento in cui non riescono ad uccidere la Signora falliscono e questo fallimento le mette in contatto con la loro incapacità di immaginarsi diverse da quelle che sono. Sentono la loro incapacità di uscire dal ruolo che rappresentano quotidianamente. Quindi si ritroveranno a ripetere sempre la stessa storia, a vivere lo stesso copione di vita che qualcun’altro ha scritto per loro”. Prosegue la regista “Le Serve di J. Genet contiene molti temi che mi stanno particolarmente a cuore. Il Teatro prima di tutto, e nel nostro spettacolo questo aspetto viene amplificato perché Matilde Vigna e Beatrice Vecchione oltre ad interpretare i personaggi di Clare e Solange si presentano anche come attrici in scena e mostrano al pubblico dei cartelli, appunti e riflessioni di regia (come le frasi che scriviamo al lato della pagina quando leggiamo un libro). Le frasi sono “Proteggimi da ciò che voglio”, “Nel deserto del reale” e “Saremo libere” e scandiscono i diversi momenti dello spettacolo. L’altro tema è il potere: Le Serve imitano l’unico modello che conoscono che è appunto quello del potere. Ulteriori oggetti del testo sono il capitalismo e la disparità sociale. Su quest’ultimo argomento ho portato un pezzo di esperienza personale. Da quando era ragazza mia madre ha lavorato nelle case di persone molto agiate, dei “ricchi”. Attraverso i suoi racconti ho capito cosa fosse la disparità di classe sociale subito, fin da bambina. Come nelle Serve anche nel mondo reale la discrepanza è cosi introiettata dentro di noi che non siamo più in grado di ribellarci e persino di immaginarci diversi da come gli altri ci pensano. La realtà è disegnata dal potere, dal denaro, dall’altra parte ci sta chi non ne ha. E ci resta”.
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