ANTONIO CANAL E BELLOTTO CI MOSTRANO UNA MILANO DIVERSA RICCA DI LUCE E LA CASA D’ASTE PORRO CONTRIBUISCE CON LE OPERE ESPOSTE NELLA SUA SEDE A FARCI COMPRENDERE UN MONDO ORMAI SCOMPARSO SE NON FOSSE PER CERTE TELE
Cosa è cambiato della Milano settecentesca? Guardiamo oggi la nostra città e confrontiamola con gli splendidi dipinti del Bellotto esposti alla Galleria D’Italia fino al 5 marzo. Lo stupore della luce che troviamo in quelle tele ha un qualche cosa di miracoloso. Lo stesso vale per le tele di Canaletto anche lui esposto in Piazza della Scala nella medesima sede, un tempo unicamente l’imponente Banca Commerciale progettata da Luca Beltrami Architetto, fautore dei palazzi di Piazza della Scala fatta eccezione per il Tempio della Lirica del Piermarini. Zio e nipote erano uniti dall’amore per questa nostra città scoperta ora dalle opere di collezioni private e pubbliche.
In quelle tele regnava il caos, la povertà, i palazzi tra ombra e luce si stagliavano in un cielo che nulla ha a che vedere con l’inquinamento dei nostri giorni. Le persone passeggiavano calme e non frenetiche come nei tempi moderni e il Castello Sforzesco visto da Piazza d’Armi non godeva da contorno di un gran curato Parco Sempione, ma le foreste erano vicine e nella città sentieri e prati erano invasi da carri e da bestiame. Il tutto si univa e si mischiava alla vita cittadina e ai nobile che l’abitavano e che l’abbellivano di palazzi, sculture, chiese. La città era senza dubbio circondata da acque e da canali, canali che furono con il tempo interrati per migliorare la circolazione dei mezzi di trasporto. Le vedute più belle che ci regala questa mostra che rimarrà aperta fino alla primavera, sono tre; una dipinta nel 1744 da Bellotto dove Palazzo Giureconsulti si mostra in tutta la sua bellezza, così come Palazzo della Ragione proprio in quel tratto dove la via porta al Duomo. Un’altra tela è quella di “Le Chiese di San Paolo e Sant’Eufemia”…Osservando queste tele scopriamo quanto Milano fosse piccola non solo per dimensioni ma anche per il numero degli abitanti, un censimento del 1760 contava solo 108 mila anime. A confronto Venezia era una magnifica città, ricca, elegante e si può dire internazionale. Il capoluogo lombardo aveva poco selciato, le strade sterrate erano piene di sterco di cavallo, escrementi, verdure marce, buche lasciate dai carri e tanti cenciosi. Milano era però uno spettacolo unico; le montagne che la circondavano erano stupende e lo sono ancora dalle vette ricche di neve e di fiori e laghi che in Primavera invitavano già da allora agite fuori porta, per i benestanti si intende. Delle vedute colpisce l’ampiezza degli spazi e pensare che le unità immobiliari erano 5.206 e i proprietari erano circa 2500. Nella Basilica di Corso Italia venne battezzato il Cardinale Borromeo. Carlo e Federico Borromeo videro la Basilica in stile lombardo gotico, poi fu modificata nel 1870 da Enrico Terzaghi. Nel 1500 il quartiere venne risanato dalla contessa Paola Ludovica Torelli della Guastalla che aveva deciso di abbattere alcune case mal ridotte e al loro posto aveva fatto edificare un ordine monastico per l’educazione femminile ma distrutto poi nel 1804. Qui possiamo ammirare una magnifica carrozza dipinta da Bellotto con una tecnica sublime.
L’artista, come è noto, usava la camera ottica, uno strumento tanto apprezzato dagli Illuministi quanto detestato dagli accademici. La guglia della Madonnina compare nel 1774. Il fulcro della vita milanese era il Broletto, tanto amato da Maria Teresa d’Austria come il Teatro alla Scala, il Caffè degli Illuminati e l’Accademia di Brera. Poi Napoleone fece la sua parte sia nel bene che nel male. Già gli spagnoli avevano distrutto il Castello e ridotto un secolo prima a una caserma.
Nell’esposizione che durerà fino al 24 febbraio 2017 alla Casa d’Aste Porro & C. in via Olona 2, sempre a Milano sono esposti e messi all’asta numerosi dipinti d’epoca di diverse provenienze ma molti anche da dimore antiche milanesi, proprio quelle tanto amate da Canaletto e Bellotto e non solo…come Francesco Hayez (“Maria Stuarda condotta al supplizio”), “La testa di Beatrice” del Canova, Francesco Baldassarri, Moncalvo, Vimercati, Ceresa, Langetti, Solimena, Ripari, Cremona…e tante opere della Scuola Lombarda unita a quella napoletana, toscana, veneta.. Tante di queste opere provengono da collezioni private lombarde e in particolare milanesi. Oggi dove c’è Corso Magenta e la Chiesa di San Maurizio con gli affreschi del Luini fino al dopoguerra venivano a pascolare per andare al Parco Sempione le pecore che venivano da Baggio. Ma questo i giovani ne sanno qualche cosa? Sta a genitori e insegnanti nonché agli assessorati competenti fare loro conoscere leggende e verità di questa Milano “con il cuore in mano” tanto amata da Leonardo e Tiepolo.