APRE LA 77 ESIMA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA A SETTEMBRE CON UN OMAGGIO A MORRICONE E APPLAUSI PER GLI 84 ANNI DELLA BARDOTT CHE SI PUO’ DIRE CHIARAMENTE QUANTO L’ITALIA LA FORGIO’
Mentre il direttore Alberto Barbera, del la Mostra del Cinema di Venezia, giunta alla 77a edizione, anticipa come sarà l’edizione “post-covid”, annunciando che Cate Blanchett, sarà la presidente di Giuria. Un grande omaggio a Ennio Morricone e tanti auguri per i 84 anni di Brigitte Bardott che proprio nel settembre del 1958 partecipo’ al Festival con Jean Gabin con il film “La ragazza del peccato” di Claude Autant-Lara, il testo di Simenon tratto dal romanzo “Un caso di disgrazia”. In quel film la Bardott fu di una autenticità disarmante , altamente professionale. Ma che dire dei suoi fim migliori, ne ha fatti talmente tanti…”le femmes” , “Un estate italiana” di Mauro Zanon la porto’ ad amare ancora di piu’ il nostro Paese. C ‘era pure il nuovo motoscafo Riva con il quale amava divertirsi. Se il libro..”Il riposo del guerriero aveva fatto arrossire la moglie di De Gaulle”, che dire degli scatti che la immortalavano nelle danze sfrenate della baia della Ponche a St.Tropez o i balli vertiginosi con quelle magnifiche gambe mentre danzava sul ghiaccio a Cortina D’Ampezzo?
Adoravo “Piace a troppi” di Roger Vadim (suo marito), “L’uomo che amava le donne” di Trouffeau, “Il sorpasso di Dino Risi”, con Gasmann e Trintignant, “Il riposo del guerriero” girato in Toscana, “Il disprezzo” di Godard, “Et Dieu crèa la femme” , di Vadim con Glora Swonson lavorò nelle vesti di Poppea, sempre in questo film di De Sica faceva Seneca e Alberto Sordi Nerone…B:B: e’ di tutti ma soprattuto italiana. “Piace a tutti” è la traduzione di “Et Dieu crèa la famme” . In questo film si vede la mia Ponche, il mio molo, dove pescavo anche io, dove vedevo veleggiale le barche prima delle regato storiche e dove i miei figli con binocolo guardavano barche e tempo, nuvole e venti. In quella spiaggia libera e stupenda c’era un vecchio biglairdino che i tanti ragazzini giocavano. Mia figli si divertiva di piu’ ad andare in barca con amiche. Io in giro a fotografare. Papà faceva regate, Begli gli anni a San Paul de Vence ..ci voglio tornare appena la schiena me lo permette, li storie di amore, arte e amicizia. Alla Colombe, a gicarere a bocce, alla Batide, il piu’ bell albergo tra le viuzze, un Relais diventato carissimo, a magiare all’aperto sotto grandi tigli…appunto a Les Tuilles. E poi alle vernici alla Fondazione Maeght….stavo acquiando una torre un anno, un architetto ne segui le trattatice ma una delle inglesi rifiutò la mia offerta.
A volte raggiungevo Saint Troppez da San Raphael con un barchino, ti avitava un’ora e mezza di coda.In venti minuti eri davanti ai piu noti caffe’ vicino al grande molo, al porto come le Cidre, Senequiere, Escale o il Cafè des Arts. Circolava Picasso come se niente fosse o Gigi Rizzi, amico intimo della Bardot, ma anche Johnny Hollyday, Michel Piccoli, Louis des Founès, che fece un film, Jane Fonda e Mick Jagger in ricordo di quel suo primo importante matrimonio. Ho armadi pieni di coperte, trapunte, cuscini, stoffe e tovaglie bianche plissettate delle telerie del Corso principale come Grace o Marinette.
A uscire con un volume di piu’ 800 pagine nel quale un intero capitolo è dedicato a Brigitte Bardott nella sezione “Donne Fatali”, per primo è stato Stenio Solinas, inviato ed editorialista de Il Giornale; il volume edito da Gog (27 Euro), dedicato alla vera Marianna di Francia, porta sulla copertina una bella immagine di uno Zeppelin con a cavalcioni B.B. su uno sfondo verde chiaro. Nel libro è riproposto un reportage scrtto in occasione della prima grande mostra realizzata a Parigi che celebrava la Bardott come donna, attrice e come mito. Ma anche i suoi sforzi come animalista e libera pensatrice della “Druatte”.
“Mi piace l’estate quando le ragazze vanno per strada in sottoveste” scrisse una volta Dino Risi, che da Il sorpasso a L’ombrellone ha filmato quella stagione come pochi: “Quando le bruttine diventano carine e la carine diventano belle”. Mauro Zanon riprende quell’immagine per applicarla a Brigitte Bardot, che “di tutte le ragazze era la più bella”, e a una nazione quale l’Italia, che di bellezza ne ha avuto in eredità così tanta da averne perso il conto. “Bella come un’estate italiana” era insomma B.B. e mai definizione è stata più felice (Mauro Zanon, Brigitte Bardot. Un’estate italiana, prefazione di Giampiero Mughini, bozzetti di Milo Manara, 157 pagine, 20 euro).
“Ah! Come j’ aime l’ Italie” è una frase che la Bardot ha ripetuto spesso. Ea stato un parrucchiere di Cinecittà a farla diventare bionda, era stato un locale capitolino, l’Hostaria dell’Orso, dove lei si era scatenata a ballare, a dare a Roger Vadim, allora suo marito, l’idea di Et Dieu… créa la femme, era stata Roma a farla recitare, ancora semisconosciuta, accanto a Vittorio De Sica e a Goria Swanson, era stata Capri a immortalarla come una divinità pagana nel Disprezzo di Jean-Luc Godard, “la dea di cui aveva bisogno un’epoca priva di dèi” come avrebbe riassunto da par suo Jean Cocteau.
E ancora, è nell’abbazia di San Galgano, in Toscana, che si chiude Il riposo del guerriero, di Robert Hossein, è nel silenzio della notte di Spoleto che si consuma il dramma di Vite private, di Louis Malle, è alla Mostra del cinema di Venezia che manda in tilt i fotografi quando accompagna in laguna La ragazza del peccato, quella Venezia che la faceva pensare a sé stessa, “bellezza incompresa e infangata”… Era italiana “Dada”, la sua bambinaia, quella che le aveva insegnato l’italiano prima del francese, sarà un italiano il suo ammiratore più sfrenato, un poeta veronese che finirà in galera per i suoi eccessi d’ammirazione, sono stati italiani due suoi grandi amori, il cerebrale quanto fisico Raf Vallone, l’allegro quanto carnale Gigi Rizzi, a cui dovrà l’estate più spensierata della sua vita…
In un libro agile e ben costruito, Mauro Zanon mette insieme tanti tasselli che fanno un mosaico tricolore dove il bianco, il rosso e il verde soppiantano il bianco, rosso e blu dello stendardo francese. C’è la macchina per scrivere Olivetti, disegnata da Sottsass, di cui lei si serve nel film Les femmes, c’è il motoscafo Riva con cui faceva sci nautico nella baia di Saint-Tropez, c’è il bianco e nero degli scatti di Giancolombo in quel di Cortina d’Ampezzo, farfalla sui pattini, giocatrice di curling…
Se Il riposo del guerriero, il libro che aveva fato “arrossire la moglie del generale de Gaulle”, aveva nella copertina dell’edizione Longanesi un’immagine del film omonimo, una BB seminuda e ripresa di spalle, il lancio pubblicitario di Piace a tutti, come da noi venne pudicamente tradotto Et Dieu… créa la femme, recitava: “L’attrice che ha fatto arrossire il Papa”. Del resto all’Esposizione universale di Bruxelles del 1958, il padiglione del Vaticano, nella sala dedicata al Male, aveva messo proprio una foto di quel film, B.B. intenta a ballare il mambo…Come commenterà la diretta interessata: ”Dio creò la donna e la religione la demonizzò”.
Brigitte Bardot. Un’estate italiana si avvale anche di due contributi d’autore. Il primo sono i bozzetti di Milo Manara, venticinque acquarelli da lui realizzati per una raccolta fondi della Fondation Bardot per la protezione degli animali. Fanno il paio con la statua sempre da lui disegnata che oggi troneggia a Place Blanqui, nel cuore di Saint-Tropez, una conchiglia come basamento da cui emerge nuda come la Venere del Botticelli. Nel ricordo dello stesso Manara, la sua “decisione di fare fumetti” nasce proprio “dalla scoperta di un fumetto per adulti francese: Barbarella, di Jean Claude Forest. L’eroina disegnata da Forest era Brigitte Bardot. E io, venendo da Barbarella, non potevo non avere lei come punto di riferimento per le mie protagoniste femminili”.
Vale la pena di aggiungere che c’è nella Bardot elemento estraneo alla “laicità” della lettura di Mughini, che si muove sulle tracce di Simone de Beauvoir, le sabbie mobili del “secondo sesso”, della liberazione sessuale, del femminismo e che ha a che fare con quella strada maestra che dalle memorie di Casanova ai racconti di Berbey d’Aurevilly e di Balzac alle novelle di Paul Morand è punteggiata di archetipi brigideschi, ninfe silvane, ninfe marine in un mondo che già non è più in grado di riconoscerle, apparizioni che rimandano agli albori della classicità, quando a dominare era l’emozione, non la ragione. Lo scandalo e il fascino della Bardot non derivano dall’aver consapevolmente infranto dei tabu, quanto dalla naturalezza con cui li infrangeva, perché non li riguardavano non erano un suo problema. B.B. è una divinità pagana, è il ritorno-irruzione della paganità nel mondo giudeo-cristiano desacralizzato dove la forma cattolica ha preso il posto della sostanza e dove la civiltà industriale democratica ed egualitaria ha fatto, appunto, delle diseguaglianze un tabu.
Resta da chiedersi, in quanto non svelato, il perché della passione di Zanon, uno che comunque ha deciso di vivere e lavorare in Francia, è il corrispondente del Foglio da Parigi, dopo aver visto Baci rubati di Truffaut…Una risposta la può forse dare un altro film di Truffaut, L’uomo che amava le donne, dove c’è l’apologia delle gambe femminili, “compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, dandogli il suo equilibrio”. Chi ha presente quelle della Bardott, sa cosa voglia dire l’armonia del mondo.
A Venezia quest’anno ci saranno tanti titoli importanti, molti diretti da donne, niente filmoni USA ma il bel film nuovo di Moretti e tante arene. Chissa che non compaia “Vive Marie” e “Le pistolere” con la Bardott e la Cardinale. Auguri Brigitte. Cosa c’è poi tanto di diverso da giovane tra le e me. Giudicate voi dalle foto.