IL FESTIVAL TRA FURTI DI GIOIELLI E SPARATORIE
Da Cannes
Sembra di essere tornati ai tempi di “Caccia al ladro” il film capolavoro con Grace Kelly e Cary Grant che fece conoscere a tutto il mondo la Costa Azzurra che da quando è iniziato il Festival, come ogni anno, regala solo pioggia e freddo. La nota gioielleria Chopard, partner dal 1998 del Festival del Cinema di Cannes, aveva conservato i gioielli studiati apposta da prestare alle dive che dovevano sfilare giovedì sera in occasione del Trofeo Chopard, un trofeo a sé che si da al film più venduto o altro…ma la manifestazione non è avventa proprio perché tra le 20 e le 3 della mattina i gioielli sono stati rubati. Da chi? Questo forse non lo sapremo mai perché i furti di gioielli in riviera sono sempre stati all’ordine del giorno.
“Questi preziosi destinati al Trofeo Chopard – spiega la direttrice della comunicazione della Maison, Raffaella Rossiello – erano custoditi in una cassaforte dell’Hotel Martinez che si trovava in una suite per preparare il Trofeo. Tutto è avvenuto in mia assenza”. Quando una collaboratrice si è recata nell’albergo di Rue Carnet ha trovato un buco nella cassaforte della camera. Forse i ladri sono passati da un’altra stanza attigua dall’esterno considerando alcune impronte di scarpe (stiamo parlando del settimo piano) o meglio ancora si ipotizza che siano venuti entrando dall’interno perché la porta della suite comunicante alla stanza dove si trovavano i bijoux aveva la maniglia e la serratura rotta.
Non è la prima volta che a Cannes succedono fatti del genere, tanto è che il record delle rapine è toccato alla Begum nel 1949 (6milioni di Euro di oggi); fu la rapina che diede spunto al film “La Pantera Rosa”.
La Maison Chopard nel 2010 fu svaligiata; stiamo parlando del ben negozio sulla Croisette. In quel caso si trovò il rapinatore solitario che agì da solo e si prese 5 anni di carcere. Questa volta il bottino è stato alto, un milione di Euro. Lo stesso Chopard forgia ogni anno la Palma d’oro o le Palme d’oro del Festival che vengono custodite però all’interno del Palazzo del Cinema in una stanza super blindata e vigilata.
L’altro episodio inaudito è avvento negli studi di Canal Plus situati di fronte al Palazzo del Cinema, durante un’intervista a D. Auteuil e C. Waltz. Uno squilibrato si è avvicinato prima a una giovane spettatrice di Strasburgo e le ha sussurrato di andarsene di corsa se ci teneva alla vita..”togliti dai piedi!” e la prese per un braccio e la spostò. Il folle di 43 anni nativo di Nanterre ha sparato due colpi in aria e subito c’è stato un fuggi-fuggi, mentre una decina di giornalisti stavano per entrare. Il canale televisivo francese ha mandato subito in onda la pubblicità e ha sospeso il programma per mezz’ora mentre sono intervenute le guardie mentre semprava sparare un altro colpo o meglio sembrava avere inmano un piccolo esplosivo. Una volta catturato si è capito l’equivoca della granata, in compenso era in possesso anche di un coltello. Durante la perquisizione urlava: <Voglio che si parli del mio Dio!….”. L’uomo era già conosciuto dalla giustizia per piccoli furti e certamente soffre di turbe mentali. Ristabilita la quiete si è appreso che l’uomo trovato nel golfo di S. Juan sarebbe caduti in acqua a causa di un colpo subito al cranio perché dall’autopsia è uscito che ha avuto un forte trauma cranico prima di morire e cadere o essere gettato in acqua. Gli ispettori della Polizia hanno interrogato anche i vicini dell’appartamento del complesso di proprietà della famiglia reale di un magnate dell’Arabia Saudita, a la Batterie, alla periferia di Cannes. Ma torniamo ai film in concorso e non. Ieri sera di grande soddisfazione del pubblico e della critica è stata la creazione del regista giapponese Kore Eda Hirokazu dal titolo “tale padre, tale figlio”. Un film commovente e intelligente che parla dello scambio in culla di due bebè fatto volutamente da un’infermiera che doveva mantenere tutta la sua famiglia da sola e odiava i ricchi. Un’azione che compie per protesta contro il ceto medio alto. Infatti il padre del ragazzino (che oltre a essere bello è anche intelligente) cresce con le cure di un padre manager e architetto e la madre ce gli insegna le buone maniere e lo fa studiare il pianoforte. L’architetto è contento e adora questo figlio al punto di fare tutte le proiezioni per una vita di successo su di lui fino al momento in cui gli viene comunicto dalle autorità e dall’ospedale stesso che il ragazzino di 5 anni non ò il suo, ma quello di un poveraccio che ha tre figli, una bottega in periferia. Tutto si scioglie grazie alle due madri che piano piano cercano di recuperare il proprio vero figlio anche se a malincuore perché si sono affezionate a quello che le hanno dato dopo il parto sulla pancia. Nessuno dei due vuole staccarsi dalla famiglia in cui è cresciuto e così si cerca di stare tutti amici e di vedersi per divertirsi, senza fretta…un segno che i legami non sono di sangue ma di attenzioni, affetto, tenerezza, comprensione reciproca e fiducia.
Per il pomeriggio proiezione di Grand Central di Rebecca Zlotowski, in concorso con Tahar Rahim e Lèa Seydou, giovane attrice francese che si dice sia una promessa e poi i Coen, Ethan e Joel con “Inside LLewyn Davis”, la storia di un giovane cantante folk nell’universo musicale di Greenwich Villane ambientato nel 1961. Dai caffè del villaggio ai deserti di Chicago tutto grazie a un servizio letto sul New York: il protanogista è a un incrocio, deve scegliere….Questa mattina “Jimmy P” di Arnaud Desplichin è piaciuto molto per l’interpretazione di Benicio Del Toro e Mathieu Amalric (già interprete di “Pollo alle prugne”.
Qui si parla di un reduce di guerra curato da uno psico-antropologo.