CAPRI FERMENTI DI UNO STILE

Il concetto di stileper la sua complessità può essere paragonato a quello del mito per la stessa natura di classificazione. La Galleria La Conchiglia di Capri, grazie ai curatoriRiccardo Esposito e Aurelia Veneruso, hanno ricostruito attraverso frammenti di un puzzle fotografico la storia di un’epoca fatta in particolare di personaggi famosi, uniti a immagini di quando quest’isola, Capri, era popolato solo da pescatori e pastori.
A unire le disuguaglainze, riccordi, assonanze, raccolte nella bella mostra dal titolo “Capri. Frammenti di uno stile”, edito da La Conghiglia. Si può parlare di uno stile di un isola o forse no? Ma in un certo senso si può altrettanto dire che è un tentativo di fermare il tempo, quel periodo di tempo in cui gli sbalzi di temporali, sembravano essere stati uniti da un equilibrio smarrito, un senso di creatività sembrano essere stati uniti da un equilibrio smarrito, un senso di creatività, di bellezza, di profondità e saggezza, come del resto è fatta la storia di Capri dalla fine dell’Ottocento e per tutto il Novecento, senza disconoscere le sue radici romane a partire da Tiberio. Nel 1922 era sindaco dell’isola il ricercatore e scrittore Edelin Cerio e fu proprio questo personaggio a convocare un convegno sul paesaggio per affrontare il problema sulla tutela dell’ambiente. Nel 1927 l’architetto Robert Pane evidenziava nei suoi schizzi le architetture di Capri. Ne furono affascinati Schinkel come Le Corbusier.
Fu così che agli anizi del ‘900 l’isola iniziò ad affollarsi di persone che crearono uan babele di lingue: scrittori, giornalisti, registi, letterati, attori, architetti, grandi magnati. Totò. Edoardo, lo stilista Pucci, gioiellieri come Chanteclaire, fecero della perla del Mediterraneo un ritrovo internazionale. Midali ad Anacapri aprì locali di tessitura, Fortunato Depero ricrea il suo mondo di Rovereto, fatto di pittura e scultura, costumi per il teatro; con la seconda Guerra Mondiale passano per Capri, Ciano, Malaparte e tanti altri politici. Ma il libro dalla copertina rosa punta su una bella foto di B.B., scalza che gira per capri con un vestitino leggero e attillato, con le sue ballerine in mano e un cappello. Nelle 173 pagine del libro (43 Euro) possiamo ripercorrere la storai di Capri e del mondo intero, riscoprire sapori perduti e rimpiangere i tempi in cui i nuovi ricchi colmi di volgarità si affollano per sedersi sulal terrazza del Quisisana o dei bar della Piazzetta. Il Gatto Bianco per generazioni gestito dalla stessa famiglia sfila nel libro con i suoi professionali camerieri, forse un po’ più defilato, ma altrettanto professionale portando con se ricordi e segreti di chi ha potuto godere delle sue terrazze che guardano i “faraglioni” ricche di piastrelle colorate come pavimentazione. Qui il tempo si è proprio fermato.
Non mancano le immagini di Jaqueline Kennedy, l’armatore Onassis, i frequentatori di Villa Jovis, Williams Bismarck nella Villa Il Fortino (1956), ma si può ammirare anche uan giovane isolana, una contadinella in una foto color seppia del 1890. Lo scrittore Curzio Malaparte e la sua bella casa sul mare disegnata da Adalberto Libera, ma anche il suo ritrovo a Capo Mazzullo dove nel 1940 dove si davano appuntamento anche la pianista Renata Borgatti, il Principe d’Assia (che abitava a Villa Mura) con Anna Grazioli con tanto di ghepardo al guinzaglio che si aggiravano per le viette di Capri, una foto li ritrae in Vittorio Emanuele. Linda Christian e poi Liliana Cavani, Liz Taylor, Sophia Loren, Richard Burton, Clark Gable, Elsa Martinelli, De Sica, Crowford, Rosselllini, Charly Chaplin, la Principessa Soraja, tutti spesso sedevano nei due bar della piazzetta. E poi ancora Pablo Neruda Audry Heppurn, Axel Munthe, Edward Kenendy, Francesco Spadaro, Elsa MOrante, Moravia, Peppino di Capri, la famiglia De Gasperi, Alberto Albertini, Roger Peyrefit, Edda Ciano, Palmiro Togliatti, Giorgio Napolitano, Thomas Mann, Graham Green, Krup, grande benefattore dell’isola, Stephen Zweig, la pittrice Cerio, Benedetto Croce, Giovanni Laterza, i Ruspoli, la Parisienne, il principe Parente, lo scrittore russo Gorkj, il principe De Curtis seduto al Quisisana per la lavorazione del film “L’Imperatore di Capri”, e in seguito Sammy Frey e il regista Gialuc Godard (“Le Mepris” del 1963), Michael Morgam Lucia Bosè, John Le Carrè. Ma non dobbiamo dimenticare nel lungo elenco anche artisti come Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Enrico Prampolini, la cantante Gracie Field, Raffaele La Capria e Ilaria Occhini, Clodette Colbert, Sartre, Norman Douglas, le sorelle Croce spesso fotografate sotto l’Arco Naturale e la principessa Mafalda e Marinetti. Icone di uno stile in vai d’estinzione che amava l’arte, la cultura, le cose semplici e la vita agreste che faceva parte dell’isola. Oggi turisti distratti ignari che esiste anche una Certosa, in bermuda colorati, donne grassocce che si trascinano con zaini, giovani che guardano Capri ma che capiscono che qui non c’è la “movida” tanto amata, russi, cinesi e giapponesi che sembrano essere usciti da un altro emisfero. “Whot is Tiberio?” “I don’t now, sorry”, si rispondono tra di loro. Ma da Luigi ai Faraglioni tutto sembra essere immutato così pure nei bagni, Torre Saracena, Fontelina, La Canzone del Mare che portano fino a Marina Piccola. Marina Grande è ancora un’altra cosa, ma qui arrivano in giornata turisti organizzati. La villa San Michele ad Anacapri, Axel Monthe, è ricca di antichità e sempbra quasi non fare parte della leggenda, eppure in essa ci sono tanti rimandi al passato oltre che al trapassato. Per comprendere meglio Capri bisogno amare il cammino, le rocce, i prati, le strade torte che fanno da cornice agli strapiombi sul mare e lasciarsi cogliere dagli odori e dai sapori che sono rimasti immutati. Un occhio può cadere sul panfilo di Della Valle o Valentino, ma di yoght qui non se ne vedono, qualche grande vela storica sfiora l’orizzonte. Non c’è posto per l’approdo e così l’isola si tiene il suo mare e la sua natura incontaminati.


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