E CHIAMIAMOLO 1 MAGGIO
C’è stato forse qualche cosa da festegiare? Eppure l’articolo 1 della Costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”…io aggiungerei anche “nero”. Le forme di assunzione sono a tempo. Un giovane su tre non ha un posto e in un decennio sono raddoppiati i sottoccupati e un 25 per cento è costretto a un ruolo inferiore rispetto al titolo di studio. I posti di lavoro a tempo pieno; peggio di noi solo la Grecia. I robot nei prossimi dieci anni sostituiranno il 15 per cento della manodopera. In totale lavora solamente il 62 per cento degli under 34, il Paese invecchia: 173 anziani ogni 100 ragazzi, tra di anni i numeri saranno pareggiati.
Il lavoro cambia pelle, sono spariti un milione di operai specializzati e l’artigianato, fiore all’occhiello italiano scomparirà: “Il lavoro non lo creano le riforme che pure non sono mancate negli ultimi anni dal Jobs Act (discutibilissimo). La crescita, gli investimenti e le tecnologie per l’Italia sono in ritardo. Se ne trae un tasso di disoccupazione doppio della media Ocse, 10,7 per cento contro il 5,2. Sopra la media UE ci si basa sul 6, 5 per cento. Il tasso ancora piu’ preoccupante quello giovanile al 33 per cento. Un giovane su tre non lavora e chi lavora ha contratti lampo”. Dice Stefano Scarpetta, direttore per l’occupazione e le politiche sociali dell’Ocse. Intanto i sindacati si accorgono che è l’ora di unificarsi per quanto per troppo tempo non sono stati a difesa del lavoratore. La Furlan, leader della Cisl, vuole una nuova Europa che garantisca tutti…Ma prima bisogna fare l’Europa che non c’è. A poco tempo dalle elezioni europee, poco se ne parla e la disinformazione è alta al punto che si teme un forte astensionismo persino tra i giovani che dovrebbero essere i piu’ interessati. Il 30 aprile di 69 anni fa nasceva la Cisl da uan scissione della CGL, ci sono le condizioni per tornare all’unità e quale funzione avrebbe questa commistione?
Annamaria Furlan dice:” Ho sempre pensato, e ne sono ancora convinta oggi, che l’unità sindacale si costruisca dal basso. Nelle fabbriche (restanti), nei territori, tra i delegati. Se si tratta di un accordo solo tra gruppi dirigenti la cosa non funziona”. C’è da sperare? Mancano inoltre le competenze, le scuole non preparano al lavoro che magari c’è, la tecnologia rimane un qualcosa di sospettoso e vulnerabile. I costi sono alti per i mezzi di comunicazione e sistemi informatici che corrono impazziti al galoppo. Mancano i soldi per al preparazione al lavoro. Oggi funzionano i panettieri, gli elettricisti, i falegnami…fanno corsi di tre anni e applicano il sapere al fare. Le scuole pubbliche non hanno materiali o se li hanno sono superati, per le private è tutto un altro discorso anche nel settore delle auto, del cinema o della tv. In tanti odiamo la tecnologia, ma ormai il sistema ha divorato l’individuo che non puo’ comprendere o adattarsi per conoscere il lavoro. Oggi tutti chiedono la macchina performante anziché il lavoratore performante…come si usi dire. Oggi sono tutti “Belli senza anima”, come cantava Cocciante, non interessa che una persona sia competente ma non dell’anima dello strumento. Il sistema cerca di abbassare il livello della qualità e del sapere dell’individuo. “L’angelo del futuro ha lo sguardo rivolto al passato”, come sosteneva Walter Benjamin.
Oppure scendiamo in piazza con i gillet gialli per spazzare via questo impiastro di governo?!