La vita di Luigi Pirandello, intrecciata con le sue donne, la moglie Antonietta Portulano e la grande musa, Marta Abba, incontrata quando lei aveva 25 anni e lui 58, con la quale visse una relazione importante di lavoro e di sentimenti, seppur platonici. Donne come la moglie Antonietta e Marta, la “musa”.
“Donne che sono al centro di Eterno visionario , il film – che dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma 2024 vedremo in sala il 7 novembre – con cui Michele Placido racconta la figura pirandelliana tra il pubblico e il privato. Una pellicola che racchiude già in quelle due parole i concetti cardine: la visione poetica e illuminata dello scrittore, drammaturgo e poeta, quanto la capacità di resistere al tempo, e diventare guida, oracolo da affrontare”.
“La pellicola parte nel 1934, quando Pirandello sta andando a ritirare il Premio Nobel, senza però quella persona che avrebbe voluto accanto, l’unica, Marta Abba appunto, la sua musa ispiratrice, perché il “Nobel non è solo un premio, ma alla sua arte”, dice. Da lì è un alternarsi di ricordi, istanti: il loro primo incontro, sul palcoscenico, l’aspetto privato di Pirandello, i figli, Stefano, Fausto, Lietta, la moglie, travolta dalla follia, rinchiusa poi in ospedale. La storia disegna il suo carisma, il mancato film con Murnau, i tormenti, la gioia dell’amore, la passione per la scrittura, e sceglie un attore impeccabile del calibro di Fabrizio Bentivoglio ad incarnarlo Lo stesso che, nei panni del poeta, esorta “Il pubblico va provocato, preso a schiaffi”, dice. È una frase d’altri tempi, moderna, attuale. Come la visione di Placido”.
Luna Vincenti è Marta Abba. Partiamo da Federica Luna Vincenti, produttrice per Goldenart Production, compagna e moglie di Placido, madre del suo ultimo figlio, è una dei motori di questo film, a 360°. Lei si è prodigata oltremodo riguardo i finanziamenti, le coproduzioni, è successo anche per L’ombra di Caravaggio. E sempre lei ha sostituito poche settimane prima delle riprese Miriam Leone, impossibilitata, in quanto incinta, interpretando proprio Marta Abba, restituendone l’eleganza e lo spessore di ciò che fu. Il Maestro l’aveva scritturata senza conoscerla: la giovane attrice, di nemmeno 25 anni, si era distinta fra gli allievi dell’Accademia dei Filodrammatici e poi era stata notata dall’esigente critico Marco Praga.
«Immaginare storie e metterle in pratica è complicatissimo – dice – Cercare 11-12 milioni di euro sul mercato italiano è molto difficile, perché per realizzare film di questo tipo c’è uno studio che dura quasi due anni. Era un progetto complesso dal punto di vista tecnico, non solo per gli effetti speciali, ma anche per i tantissime teatri, i costumi noleggiati in tutto il mondo, le scenografie. Avevo lasciato il teatro, non riuscivo con la produzione a conciliare con la recitazione. Poi, due settimane prima del film, l’attrice che doveva interpretare Marta Abba era incinta, quindi sono entrata a sostituirla. Io entro sempre per sostituire qualcuno, nella vita è così. Questo personaggio, però, mi ha ricordato l’inizio della mia storia con Michele. Pirandello fu folgorato da questa donna, in un rapporto simbiotico, nel quale entrambi hanno attinto energie vitali, ma è grazie a lei se lui ha scritto delle bellissime opere. Nove-dieci anni importanti, fino all’epilogo famoso nella notte sul Lago di Como. Pirandello le inviò oltre 560 lettere, lei rispose solo a 238: fu una donna anche un po’ gelida nella vita. Qui mi sono ispirata a Mariangela Melato, era capace di poter rappresentare tutto. La nostra vita è piatta rispetto ai personaggi che invece possiamo interpretare».