EMERGENZA MONTAGNA. ROCCE E GHIACCIAI SCENDONO A VALLE DAL MONTE BIANCO AL CERVINO. IL GRUPPO DELL HIMALAYA E IL K2 I GHICCI NON PERSONO IN ALTEZZA MA ALLA BASE.OMAGGIO A WALTER BONATTI
Prima di parlare degli eventi estivi che hanno inquietato alpinisti e amanti della montagna per la perdita di versanti di alcune nostre montagne nelle Alpi, la notizia che i sindaci in ogni valle e paese delle Dolomiti hanno vietato l’accesso, o almeno contingentato a migliaia turisti, l’ingresso alle Perle di pietra d’Italia, ricche di laghi e stambecchi, flora e fauna. Il fatto è avvenuto l’ultima settimana d’agosto creando parecchi assembramenti. Il Covid e i suoi casi di ritorno, spingono persino gli inesperti ad avventurarsi sempre piu’ in alto. Non c’è piu’ silenzio, bellezza e contemplazione che si prendono le Dolomiti come un Parco dei Divertimenti. Il Parco del Cervino che di recente è stato messo sotto la lente di esploratori per la caduta del versante della Montagna e del rifugio che sembrava essere rimasto illeso, anche questo, fa parte dell’Unesco. Le Dolomiti sono patrimonio dell’umanità, una specie protetta, per questo occorre salvarle.
Oggi molti si improvvisano alpinisti, altri fanno conto sulla loro esperienza, ma la montagna è traditrice e si difende dalle invasioni, così pure il mare. Ma come la pensavano i grandi scalatori di un tempo? Io ho sempre seguito, forse grazie anche a mio padre le imprese di Walter Bonatti, leggendo i suoi libri e vedendo alcuni filmati. Mio padre era capo cordata nel CAI, Club Alpino Italiano. Il fratello di mio padre, ancora vivo e in buona forma, estete e inverno continua le sue folli escursioni.
Mio padre si arrampicava nonostante fosse nato con un difetto alla mitrale (cuore) e allora non si poteva operare; quando salive per raggiungere una vetta il suo cuore rantolava, me lo raccontava anche mio fratello, piu’ grande di me, ma erano spedizioni piu’ facili. Cosi tra lavoro in una casa editrice e l’amore per l’Alpinismo, una moglie e 3 figli, se ne andò a 47 anni lasciandomi che avevo 2 anni. Ne conservo le foto, specie quelle della montagna e ne ho incorniciata una di lui e mia madre quando la porto tra picchi e rifugi in viaggio di nozze. Aveva un’altra passione mio padre, la pittura e tra i soggetti non potevano mancare le sue amate montagne. Adorava anche fotografarle. Sapeva costruire da una radio, un giradischi a barche a vele e auto piccole da fare andare con tanto di benzina per l’amore dei miei fratelli. Le mie zie erano tre, due stupende. L’ultima è morta pochi anni fa quasi contestualmente a mia madre. Mia nonna adorava le imprese di mio padre, ma aveva sempre paura che un giorno sarebbe successo qualche cosa.
Torniamo a Walter Bonatti, esploratore, alpinista, fotoreporter, nato a Bergamo il 22 giugno 1930 e a Roma il 13 settembre 2011, sepolto al Cimitero di Porto Venere. La sua prima ascesa fu..Gashorbrum TV. Bonatti fu anche guida alpina, autore di reportage, libri, inviato per il settimanale Epoca, un tempo un settimanale a livello di Life e Look. Tra le prime ascensioni nel 1950 lo spigolo Nord della Punta Sant’Anna, poi la Punta Young alle Cine di Lavaredo… sul Monte Bianco al suo fianco anche nel 1956 due alpinisti francesi che morirono durante la spedizione, poi fu la volta del versante Brevnr e nel 1960 La Chantelle, poi il Cervino nel 1955. Avevano maglioni e scarponi, mani con guanti spessi ma niente tessuti tecnologici e corde e ganci all’avanguardia. Le Giacche a Vento erano giacconi felpati…Scalavalo le vetet piu alte del mondo a mani nude!
A proposito di disastri estivi dopo che una gigantesca frana si è staccata una settimana fa per fortuna sfiorando Cervinia, il ghiaccio e la massa di terra e pietre hanno creato un vero e proprio terremoto. Il versante italiano del Cervino lo abbiamo perso per metà, polvere e fumo non permettevano di respirare e mettere in sicurezza montagna, strade e baite. “Gran Becca” si chiama questo versante. John Ruskin lo definì: ”Scoglio più nobile d’Europa”. Il rifugio del Carrell pericolante è stato evacuato, è stato sfiorato dalla frana ma di poco…ora impossibile andarci.
Anche l’Artico collassa per il troppo caldo, l’enorme calotta di ghiaccio, “MelineIce Sheff…”, “Eureka” ecc…
Bonatti dopo la sua scalata sul Cervino nel 1955 inizio’ a dedicarsi al K2 (Sperone degli Azzurri), poi alle grandi montagne del Perù, Alaska, Tanzania, Indonesia, Cile, Venezuela, Zaire e Congo…la lista è infinita. Ma non tralasciamo la Guyana, Antartide, Rio delle Amazzoni, Patagonia. Molto bello il documentario curato nel 2011 “Con i muscoli e con il cuore” di M.I. e Fabio Pagani. Realizzato molto bene per la tv anche “K2”, la montagna dell’Italia” con la regia di Roberto Mohelm (fiction RAI 1 del 2013-Andrea Federico documenta la tragedia del Freney nel 69 (Grinipens…). La sua ultima compagna, Rossana Podestà che raggiunse a Roma, ma che si perse perché non era capace di leggere le carte geografiche delle città, parodosso dei paradossi, scrisse per le Edizioni Contrasto con tanto di foto scattate da Bonatti, il libro “Una vita libera” con prefazione di Paolo Nessi.
Locatelli, Compagnoni lo accompagnarono sul K2 una volta, altre, perché fu la sua montagna, Italia Route, Reimbold e Renè Desmaison e poi ancora con Locatelli, Mauri, Riccardo Cassini, Ardito Desio, Cesare Maestri Pierre Mazeau, Andrea Oggia, Hervè Bernasse, Herman Bohl, Lionel Terrai, Marco Vicaro…tanti alpinisti al suo fianco tante quanto le sue innumerevoli salite. Lui Locatelli e Compagnoni arrivarono in cima al K2 grazie alle bombole passate da Bonatti che rimase al campo base appena sotto aggiudicandosi loro la vittoria. Ma Bonatti se la riprese altre volte.
Questa estate dicevamo c’è stato un ordine di evacuazione in Val Ferret, nella conca a Nord di Courmayeur, in Val d’Aosta perché si sciolse il ghiacciaio Planpinceux…vennero sgomberate parecchie abitazioni…l’alternativa era la strada Montitta ma poco sicura. Per ora sembra che l’enorme lingua di ghiaccio si sia fermata li, ma vista la vastità e la pesantezza riserva ancora seri dubbi. Motitaz Damon e Montitaz Bebot sono anche loro circoscritte. Fabrizio Trollo, capo geologo e glaciologo della Fondazione Montagna Sicura è preoccupato per l’acqua che scorre sotto la base del ghiacciaio e nella roccia, il pericolo potrebbe essere incombente.
Come in un film, nelle Dolomiti friulane, in Val di Suola, si possono vedere tra i pascoli che dividono le montagne a forma di sigaro…stambecchi e altre specie . Questo è il regno dei mughi e dei valloni solitari, un vero splendore segreto. In Carnia il Rio Favarinis lo si attraversa arrampicando i due versanti delle montagne e vedendolo dall’alto, una cosa impressionante per l’altezza. Lo scrittore e alpinista triestino, Julius Kugy, fece conoscere queste sono dopo avere scalato queste montagne per poi raccontarle dal “vero”. Dolomiti, vuole dire, Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli.