FESTA GRANDE PER I 40 ANNI DE IL GIORNALE AL TEATRO MANZONI CON BRUNO VESPA, DIRETTORI, GIORNISTI, DIPENDENTI E LETTORI. CENA E TORTA FINALE

Festa grande, ma anche “Festa mobile”, un  migliaio di persone ad assistere al “cabaret” di virtuosi direttori che andavano a volte di sciabola e a volte di fioretto (come avrebbe voluto il vicedirettore Orlando), per ripercorrere la storia de Il Giornale, non escludendo colpi bassi a Montanelli direttore e colpi alti a Montanelli scrittore. Alla prima frase di Bruno Vespa che conduceva la serata, un Feltri ancora in platea rivendicava la sua notorietà prima della direzione del Giornale, avendo alle spalle Bergamo Oggi, Il Corriere, L’Europeo e L’Indipendente.

I nostri primi quarant’anni… E’stata una bella festa di compleanno quella tenutasi ieri sera al Teatro Manzoni di Milano. In platea,
la famiglia del Giornale, l’editore Paolo e i figli Alessia, Luna, Nicole e Billy, giornalisti, amministratori, dipendenti, lettori. Sul palco, i direttori che nel tempo hanno guidato il quotidiano fondato nel giugno del 1974 da Indro Montanelli: Mario Cervi e Paolo Granzotto, che assicurarono la continuità post-montanelliana, Vittorio Feltri, Maurizio Belpietro e Mario Giordano, che ne incarnarono la nuova anima, Alessandro Sallusti, ovvero chi oggi lo dirige, sempre e comunque controcorrente. Prima che Bruno Vespa coordinasse questa
tavola rotonda con le poltrone bianche di Le Corbusier (Cassina) di “Porta a Porta”, dei “magnifici cinque”, c’è stato il “grazie” di Paolo Berlusconi, il nostro editore che ha ricordato il lavoro di Massari, primo amministratore, il saluto del sindaco, Giuliano Pisapia, corretto, divertito e simpatico, una sorta di “infedele”, come lui stesso si è definito, politicamente parlando,
all’interno del “campo dei credenti”, consapevole però che, spesso e volentieri, c’è più onestà intellettuale in chi ti critica che in chi ti loda… (onesto nel dire che anche lui ha scritto per Il Giornale). Tutti i direttori che erano sul palco (ma anche Montanelli con Il Corriere), passarono dallo stesso Corriere a Il Giornale, per poi andare a Libero, fondato da Feltri e la macchina di giornalisti ancora adesso continua a muoversi.

La serata è andata via come un treno, complici la cena, l’energia e l’arguzia dei “magnifici cinque”, intelligentemente
punzecchiati dal gran cerimoniere di Vespa che ha preso le redini del gioco dopo un filmato storico della testata. E’ stato come ripercorrere quarant’anni della propria vita: le speranze e le delusioni, la voglia di esserci e di non mollare mai, le amarezze i  momenti di allegria. Già, perché pochi quotidiani italiani possono vantare l’aura dianticonformismo beffardo che ha sempre caratterizzato il giornalismo e i giornalisti di via Negri, la fierezza di essere bastian contrari, di opporsi al pensiero unico dominante, spesso e volentieri pagando il prezzo professionale dell’ostracismo. Del resto, come ha giustamente sottolineato Maurizio Belpietro, le più belle inchieste giornalistiche di questi ultimi anni, sono tutte farina di casa, e di carta, nostra. Cominciò Paolo Liguori indagando
sulla corruzione post-terremoto in Irpinia; con Affittopoli costringemmo a “uscire di casa” i più alti papaveri della partitocrazia; l’”Abbiamo una banca” di Fassino-Consorte-D’Alema e il pied-à-terre di Fini-Tulliani, a Montecarlo,
comprato “senza saperlo”, svelarono il nuovo corso e il nuovo volto post-comunista e post-destra nazionale. Inchieste, come si vede, condotte senza fare differenze fra alleati e avversari politici. Perché, sempre e comunque, è il lettore, come ha ribadito più volte il direttore Sallusti, il nostro unico e vero padrone. Se Cervi ha rievocato l’atmosfera febbrile che vide la nascita
del Giornale, e Granzotto i momenti concitati che portarono alla fuoriuscita di Montanelli (memorabile il ricordo di Indro che, una volta dimessosi, gli confida: “Mi sento come Mussolini subito dopo il Gran Sasso”, ovvero “liberato”
e però prigioniero dei suoi alleati-nemici), il racconto di Feltri è stato quello della grande stagione del rilancio, quando tutti ci gufavano contro e non scommettevano un soldo sulla nostra sopravvivenza. (“Noi gufavamo davanti
alla sede de La Voce di via Dante, il giornale durò poco”). Risultato, il raddoppio delle copie, quattro anni esaltanti che hanno poi visto in Belpietro, dapprima in coppia con Cervi, poi da solo, in Giordano e infine in Sallusti, la continuazione in un clima politico e sociale che mutava: la crisi economica, la concorrenza sempre più massiccia di internet, la necessità di modernizzare la carta stampata… Nel frattempo anche Feltri era rientrato grazie a Sallusti che lo disse all’editore. E parlando di Paolo Berlusconi editore, va ricordato che la sua società è (Società Eurpea di Edizioni) è stata ben supportata dalla pubblicità che ora cala per via della crisi, ma che è sempre stata forte a partire dalla Mondadori (Cairo) poi quando con la Sipra grazie a Feltri, Il Giornale portò a casa un mega contratto. Poi venne la Arcus, Pubblitalia e ora anche quella della Santanchè…Visibilia.

Un brindisi e il taglio della torta, con uno dei fondatori G.G.Biazzi Vergani, nonché presidente, hanno posto termine alla serata ufficiale, continuata poi in forma più ristretta, redazionale diremmo, in casa del nostro direttore e di Daniela Santanchè. Molti
gli ospiti-amici venuti a festeggiare prima e dopo: Confalonieri, Ermolli, Mauri, Costa, Caputo, Porro, De Bellis, Tramontano, Pelliccetti, Feltre, Signore, il pres.della Regione Maroni, Achilli, Bernardini De Pace, Trussardi, Giovanni Sallusti (direttore de L’Intraprendente,  W.Foscale, Silos Labini, Arnone, Parotti, gli amministratori, Crespi, Favari, Zuccoli, Di Giore, Pontini (Web), Guzzanti, Gandola, Forte, Risolo, Zurlo, Fudoli, Lombardo, Di Lio, Cassani, Mascheroni, Gervasutti, M.Allam, Solinas, Rotondo, Gregotti, Lorenzetto, Foa, Di Leo, Cucchi, La Frattina, Giani, Ruzzo, Fedi, Taliani, Tramontano, Di Marzio, Mattioni, Coppetti, Locati, Del Vigo, Indini, Acerbi, Laura e Carolina (segreteria) Passaquindici… La lista è troppo lunga…sebbene ci sia stata occasione per notare qualche assenza che difficilmente può essere giustificata e sulla quale, per carità di patria, sorvoliamo. In ogni caso correva l’anno 1974. Il mese era giugno. Il giorno il 25. Ogni regola è stata rispettata ad arte per i festeggiamenti. Speriamo che tutto continui così… Grazie a Paolo e Silvio Berlusconi e a quelli di famiglia che seguiranno.


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