IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI..GIORGIO BASSANI ED ERCOLE PRIMO D’ESTE A FERRARA
Ricordo una pieces de Il giardino dei Finzi Contini con la Regia di Sepe…un capolavoro!!!!nelle ultime pagine di Il Giardino dei Finzi-Contini, Giorgio Bassani sin concede una rapida, allusiva descrizione di corso Ercole I d’Este a Ferrara, allusiva perché dandone come per scontata la bellezza, ne evita una compiuta descrizione: “Immortalata da Giosue Carducci e da Gabriele d’Annunzio questa strada è così nota agli innamorati dell’arte e della poesia del mondo intero che ogni descrizione che se ne facesse non potrebbe non risultare superflua (…). Ampio, diritto, come una spada dal Castello alle Mure degli Angeli; fiancheggiato quanto è lungo da brune moli di dimore gentilizie; con quel suo lontano, sublime sfondo di rosso mattone, verde vegetale e cielo che sembra condurti davvero all’infinito: corso Ercole I d’Este è così bello (…) che l’amministrazione socialcomunista (…) si è resa conto della necessità di non toccarlo(…). La strada è celebre: inoltre, sostanzialmente intatta”.
Il romanzo è dei primi anni Sessanta, ma ebbe la sua vera gloria di fama e di pubblico circa un decennio dopo, quando venne portato sugli schermi da Vittorio De Sica, con una Dominique Sanda, la Micòl del romanzo, da sogno. Bassani ritirò la firma dalla sceneggiatura, non riconoscendo nel film il libro che aveva scritto. Aveva ragione, ma De Sica che l’aveva firmata con Ugo Pirro, non aveva torto: al dramma razziale e alla meditazione storica aveva preferito l’elegia funebre, elegante ed esangue, romantica e commovente. Vinse l’Oscar.
Per un ventenne dell’epoca, quale io ero, il nome di Giorgio Bassani era un nome conosciuto: si sapeva che era uno scrittore famoso, ma nessuno l’aveva mai letto. E’ una affermazione provocatoria, naturalmente, quello che voglio dire è che non era un nome di culto, di quelli che fra ragazzi ci si passa di mano, di cui si compra e si legge ogni cosa, che influenza il tuo modo di essere e di pensare, persino di scrivere, se questo vizio ti appartiene. E non lo era pur conoscendone l’importanza se, come chi scrive, studiava lettere all’università, e pur sapendo che Il giardino dei Finzi-Contini raccontava l’educazione sentimentale e ideologica di un ventenne negli anni Trenta, un romanzo di formazione, dunque, genere a cui da coetanei nati in ritardo si è particolarmente sensibili. Da giovani si è così, feroci nelle provocazioni, apocalittici nei giudizi. Detto in sintesi, è l’assenza del riscatto e l’”anormalità” “normale” del protagonista che non ci attirava: anche in letteratura si vuole essere fucilati in nome di qualcosa.
Aggiungerò che allora il cognome Bassani più che a Giorgio mi rimandava a Enrico, il figlio, con cui giocavo a pallone e che credo sopravanzasse di un paio d’anni me e la mia cerchia di amici…Studiava veterinaria a Bologna, viveva da solo a Roma e questo gli dava un’aura di grandezza rispetto a noi coetanei che stavamo ancora in famiglia…
Fu il ricordo del film a farmi percorrere anni dopo corso Ercole I d’Este e proprio come scrive Bassani nel romanzo, il suo essere rimasto “intatto” fu per me una rivelazione. A Roma avevo assistito incredulo allo scempio di via Giulia, trasformata, come scriverà con dolore Mario Praz, in un garage a cielo aperto e trovare un angolo di puro Rinascimento, esente dal frastuono e dalla prepotenza della modernità aveva qualcosa di magico e di elettrizzante, come entrare in una tela di De Chirico o di Carrà.
Quel giorno, una lunga e solitaria passeggiata, come se mi inoltrassi in un giardino, fra mura medievali che ne chiudevano lo sbocco verso la pianura, i grandi paracarri bianchi che ne delimitavano il percorso, mi condusse alla fine della strada a una trattoria che, se la memoria non mi inganna, si chiamava La temperanza, un nome dal sapore ironico, visto che la sua specialità era il “pasticcio” ferrarese che allora assaggiai per la prima volta, e dove il dolce della frolla color oro si amalgamava al ripieno sapido del suo interno, un incontro, anche qui, rinascimentale, vista l’antichità della ricetta, nonché un incontro fra Oriente e Occidente nel cuore di una città di provincia un tempo città-Stato. Dopo pranzo, sotto una veranda da cui d’infilata vedevi il Rinascimento farsi realtà, mi misi a leggere Il giardino dei Finzi-Contini e mi riconciliai con Bassani. Un grande scrittore, a dispetto del pregiudizio dei miei vent’anni d’un tempo.