“GOOD TIME” , IL FILM DEI FRATELLI SAFDIE…GIA’ BEN ACCOLTI TRE ANNI FA ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

SAFDIEimagesGià a Venezia tre anni fa i Safdie ebebro un certo successo..Eccome! In attesa di vedere cosa resterà di Cannes, 70 anni dopo la sua creazione, una chermesse nata per evadere al controllo nazifascista, del mercato tra autori e streaming…..In attesa di qualche sorpresa dell’ultima ora il Festival si è mostrato un po’ scialbo nel suo complesso al punto di fare scendere l’umore anche ai giornalisti. Insomma, i soliti personaggi, feste aperte niente, tutto sotto tono e tantà pubblicità mediatica. Lunghe attesa per i controlli. Un disastro! I francesi hanno preferito i loro titoli alla “Quinzaine”…più obiettivi e positivi i giudizi degli aglosassoni. Nick non ci sta con la testa, vive chiuso nel suo mondo, non è cattivo, ma se non lo sai prendere diventa violento. Connie, suo fratello, si crede intelligente, ma ha solo la furbizia di chi vive imbrogliando gli altri. I due si vogliono bene. Nick farebbe tutto per Connie, anche se non sa fare niente. Connie è convinto che per farlo star bene debba prendere esempio da lui. Insieme, e mascherati, compiono una rapina in banca, riescono a prendere i soldi, ma poi va tutto storto. Nella fuga affannosa, Connie evita la porta a vetri automatica che lo separa dalla salvezza, Nick ci si spiaccica contro. Così, si ritrovano divisi, uno piantonato in una stanza d’ospedale in attesa di essere interrogato, l’altro libero per le strade di New York. Per il SAFDIE SCENE SPIAGGIAimagesprimo, la separazione è una sofferenza. L’amore del fratello lo proteggeva e gli dava un senso di sicurezza: da solo non esiste. Per il secondo, alla sofferenza si aggiunge il pericolo: senza volerlo, lo può inguaiare, rivelare chi era l’altro asso di quella coppia mal assortita… Non resta che farlo evadere e Connie, che si crede intelligente, nella lunga notte che ha davanti si industria per capire dove sia stato ricoverato Nick e quale sia il numero della stanza in cui giace bendato. Con un po’ di fortuna, pensa, riuscirà a entrarvi e poi a portarselo via.

Per quanto improvvisato, il suo piano ha successo, ma, come già accaduto con la rapina, il risultato finale non è quello sperato.  Dietro la fasciatura che copre il volto del ragazzo ricoverato e che ora è, libero, con lui, non c’è Nick, ma un’altra persona.  Si chiama Ray, un giovane delinquente di mezza tacca, appena uscito di galera. Prima ha infranto la libertà condizionata, poi, fatto di droga e di alcol, si è buttato da un taxi in corsa… Tutto da rifare, dunque, ma Connie non si arrende: la notte è ancora lunga e lui, lo abbiamo detto, pensa di essere intelligente.

FRATELLI SAFDIE CONFERENZAimagesGood Time, il film in concorso di Bennie e Josh Safdie, appartiene al genere adrenalinico e on the road di certo cinema americano, la New York dei bassifondi e delle vite perdute, famiglie inesistenti, sbronze e acidi, corse in macchina, rabbia e alienazione. A riscattarlo, c’è un Robert Pattinson brutto, sporco e cattivo, in fuga da tutto e da tutti, contro tutto e tutti, tranne quel figlio di un dio minore finito nei guai per colpa sua.FRATELLI SAFDIEbellucci abito neroimages

“La storia mi ha preso proprio per questo motivo” spiega l’attore: “Disegna una specie di maniaco depresso, amorale, privo di affetti. Ha un‘amante molto più grande di lui, che manipola a suo piacimento, non indietreggia di fronte a nulla. E però ha questo punto debole, questo fratello che alla fine rappresenta la sua unica ragione di vita”.

Sullo schermo, la parte di Nick la interpreta proprio uno dei due fratelli Safdie, Benny, e ciò da probabilmeFRATELLI SAFDIE SCENEownloadnte permette una sottigliezza di prima mano nel designare un tipo di rapporto dove spesso i gesti sono più importanti delle parole. Trentenni, i Safdie, già a Venezia tre anni fa con Mad love in New York, sono un puro prodotto del cinema indipendente americano. A Cannes avevano esordito già dieci anni fa alla Quinzaine, e da allora non hanno fatto altro che progredire, pur se il loro campo d’azione è rimasto sempre lo stesso.

Altro elemento centrale del film è Buddy Duress, lo “scoppiato” che per errore Connie porta via dall’ospedale. “Non ho fatto altro che interpretare me stesso. Il cinema mi ha salvato dal carcere e dalla droga, l’uno e l’altra conosciuti in prima persona. Adesso tutta quell’energia demenziale la riverso nella recitazione”.

Un cameo di Jennifer Jason Leigh, già Oscar come miglior attrice non protagonista per l’ultimo film di Quentin Tarantino, The Hateful Eight, e un altro di Barkhad Abdi, una nomination, due anni fa, per Captain Phillips, completano il cast. Per tornare all’inizio del testo, le critiche per la maggior parte negative, stanno influenzando le scelte dei distributori e in tanti scelgono di non scommettere.


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