“I TESORI DEI MOGHUL E DEI MAHARAJA” DALLA COLLEZIONE THANI IN MOSTRA A VENEZIA A PALAZZO DUCALE DA OGGI FINO AL 3 GENNAIO

COLLANA MOGHUòLuntitledPer secoli Venezia è stata considerata la porta d’Europa per l’Oriente. Fino a partire dalla scoperta di Vasco de Gama che aveva raggiunto via mare l’Asia, la Serenissima fu il posto principale attraverso cui i prodotti esotici, le mode, le idee giungevano dal Vecchio Continente da terre lontanissime. “Il legame di Venezia con il Sud-est asiatico esisteva già all’epoca di Marco Polo, il quale riferisce nei suoi scritti che l’India era il luogo di origine di tutti i diamanti del mondo..”, spiega Sua Altezza lo Sceicco Hamad Bin Abdullah Al Thani che offre la sua preziosa collezione alla più bella e magica delle città italiane, Venezia per l’appunto che la colloca nelle splendide sale di Palazzo Ducale.

La storia che riguarda da vicino la Repubblica veneziana e le relazioni secolari con l’Oriente, i suoi rapporti mercantili, le sue esplorazioni con le terre oltre il Mare Nostrum, da dove proprio nella città lagunari arrivavano quelle merci di grande pregio e del tutto sconosciute che permette alla Serenissima di smistare tali prodotti verso l’entroterra avendo come interlocutori le corti imperiali, i granducati, le signorie.

Sono oltre 270 i preziosi che ci raccontano quasi 600 anni di storia racconti e allestiti in maniera esemplare in unCIONDOLO MOGHULuntitleda cornice dipinta dai più grandi pittori della storia, come Tintoretto, Bassano, Tiepolo, Palma il Vecchio…generosamente messi a disposizione da Al Thani per la prima volta in assoluto, “segno di intrecci di culture, prestiti e influenze non solo simboliche ma anche spirituali”.

E’ da tempo che la Fondazione dei Musei Civici veneziani non torna ad occuparsi di alta gioielleria e lo fa proprio attraversi i gioielli antichi frutto di un collezionismo illuminato: pietre e preziosi, gioielli raccontano la storia di un’antichissima tradizione. A curare la mostra <Tesori dei Moghul e dei Maharaja- La Collezione Al Thani>, accompagnata da un corposo catalogo edito da Skira, Amin Jaffer che con la collaborazione di Gian Carlo Calza, accompagnato da un comitato scientifico composto da Bianca Arrivabene in primo luogo, affiancata nell’organizzazione da Mattia Agnetti, Lorenzo Palmisano, SPADA mOGHULuntitledDaniela Ferretti, Monica Vianello, Elena Marchetti, Mara Vittori, Silvia Negretti e Monica Rosino è riuscito a raggiungere l’obiettivo prefissato. Stiamo parlando di una storia affascinante sugellata da incontri, ambascerie e ricchi doni che i mercanti per conto delle Altezze Reali di India, Persia e Cina portavano in omaggio ai Dogi PENNACCHIO MOGHULuntitledveneziani, regali di cui ancora oggi si conosce la qualità e l’entità dei manufatti, alcuni conservati nella Basilica di san Marco. Gabriella Belli è riconoscente allo Sceicco Al Thani e Maria Cristiana Gribaudi, Presidente della Fondazione Musei Storici di Venezia mette in luce le cariche della Venezia del Cinquecento quando già a metà di quel secolo erano capaci di prendere contatti con l’Impero Moghul: un fervore per la gioielleria fatta di cultura e abilità.

Questi tesori naturali di maestria artigianale dove pietre e metalli si plasmano, erano per al maggior parte indossati dai Moghul e dai Maharaja. Gemme splendenti, specchio della tradizione anche a partire dai discendenti di Gengis Khan e Tamerlano ma estesa anche ai grandi Maharaja del 1900 che commissionarono a celebri maison europee come ad esempio Cartier, gioielli di inarrivabile bellezza e contempo raneamen- te di grande <modernità>. Diamanti di Colgonda, zaffiri del Kashmir, poetre del DIAMANTE moGHULuntitledBadakhshan, rubini di Ceylon, gemme birmane e del Golfo Persico. I gioielli sono un qualche cosa di più di un ornamento, ma hanno anche un significato particolare nell’ordine cosmico. Inoltre essi rappresentano la casta, la terra d’origine, lo stato civile e la ricchezza di chi li ha indossati. I preziosi erano usati anche come arredamento in ambienti di corte, nella confezione degli abiti cerimoniali, abbellivano le armi e persino il mobilio. In mostra anche <L’occhio dell’idolo>, il più grande diamante blu tagliato del mondo ma anche uno dei due diamanti tagliati appositamente per la Regina Charlotte (moglie di Re Giorgio-1738-1820) provenienti dalle leggendarie miniere di Golconda…


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Continuando la navigazione su questo blog, accetti l'utilizzo dei cookie. Maggiori informazioni

Questo blog utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo blog senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" si permette il loro utilizzo.
Per ulteriori informazioni consulta la cookie policy

Chiudi

Privacy Policy
Cookie Policy