IL CAPOLAVORO DI LETIZIA FORNASIERI E' NELLA COLLEZIONE DEL PARLAMENTO ITALIANO E UNA NUOVA MOSTRA SI APRE A MILANO DAL TITOLO . I SUOI TRAM..I MIEI TRAM…
Sono passati parecchi anni da quando guardando le tele di Letizia Fornasieri pensavo alla fantasia e contemporaneamente all’ovvietà di quei soggetti dipinti con sapiente tecnica e sottile disegno studiato a tavolino, ma certamente pensati o meglio sentiti d’impulso. I suoi tram gialli e i fili con i pali della luce che si intrecciano nel cielo azzurro mi hanno ricordato spesso tele di autori americami che dipingevano la loro New York. Poi ho pensato “Brava Letizia” hai saputo cogliere nel centro. Immagini che abbiamo ricevuto anche dalla televisione o dalla fotografia e che fanno parte della nostra memoria storia ma seppur ovvi erano carichi di contenuto. Con il passare degli anni, ho capito che cimentarsi con quei soggetti e altri nuovi che la Fornasieri ha saputo elaborare, non era affatto facile, ci voleva una marcia in più. Mi ha sempre fatto piacere che rappresentasse la vita cittadina nel suo caos convulso e i mezzi pubblici non erano altro che una testimonianza viva, reale del nostro tempo, oggetti che forse un giorno sarebbero spariti. Già i jumbo tram non hanno niente a che vedere con i tram gialli dalle sedue in legno e i finestrini che si abbassano con due mollettoni. Mi ricordo che da studente amavo stare in fondo al tram in piedi, quasi di fronte al bigliettaio che stava seduto a staccare quei sottili biglietti rosa o azzurri, ma forse anche bianchi a seconda del costo. Me ne stavo con la testa anche fuori dal finestrino sognante, innamorata di qualcuno oppure stanca perché di ritorno da una manifestazione. Il tram lo prendevo anche a 12 anni, per poche fermate, mi guardava mia madre quando lo prendevo e mi veniva a prendere una zia o mia sorella arrivata a destinazione. E quante volte ho preso il tram per andare a trovare la mia amatissima nonna, prima ancora che mi comprassero il motorino…Ma quello che volevo segnalare in realtà è una mostra che mi sta a cuore forse perché quei quadri li ha fatti lei e non io. Io mi sono fatta prendere dalla pigrizia e forse ero già indirizzata ad altri tipi di arte.
Chi meglio di Letizia Fornasieri ha saputo recentemente rappresentare Milano nel suo aspetto più convulso, quella vita trafficata che è uno dei temi della sua pittura. Per esempio gli “amati” tram gialli, le auto, i semafori, le strisce pedonali, ma recentemente la Fornasieri si anche dedicata a descrivere gli ambienti più intimi che fanno di certe zone della città un puzzle di piccoli quartieri centrali diventati l’anima di una metropoli, un’anima culturale, estetica, fatta di viuzze dove si trova ancora l’acciottolato della vecchia Milano dei tempi di Giuseppe Verbi (Brera, Magenta, Garibaldi, i Navigli…) e punta il pennello su quegli scorci dalle finestre fiorite, dai balconi ricchi di verde, dai cortili dove l’edera divora gli intonaci dei muri. Tutto si mischia, tutto diventa poesia. L’anima di Milano si trova sia nell’impatto forte e visivo, nonché convulso, sia in quei piccoli ambiti privati, intimi, dove oggetti quotidiani e quadri e vasi si intravvedono da quelle finestre in legno e dalle persiane tipiche del capoluogo lombardo. Con la mostra “Letizia Fornasieri: andante con brio” che apre il 7 maggio alla Galleria Ponte Rosso di Via Brera 2, possiamo ammirare circa 25 quadri di medio e grande formato realizzati dagli Novanta a oggi, dai soggetti vari interni ed esterni di abitazioni, paesaggi urbani e fiori e ambienti naturali.
Diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Brera, l’artista (nata a Milano nel 1955) dove ha voluto tenere le sue radici pur ammirando l’amico carissimo americano William Congdon, grande pittore che forse le insegna a vedere il volto americano della sua città, la nostra <Piccola Mela>, si è aggiudicata nel 1995 il Premio Carlo Della Zorza promosso dalla stessa galleria Ponte Rosso. Due anni dopo il Premio, la Fornasieri espone le sue opere in una personale alla quale hanno seguito numerose collettive in Italia e all’estero. Ma la sua prima collaborazione l’autrice l’ha grazie alla Galleria Rubin con la quale ha organizzato anche in occasione del salone del Mobile una grande installazione. Nel 2005 troviamo i suoi lavori alla IV Quadriennale d’Arte di Roma e il suo dipinto <Milano-Tram>. Scelto in seguito per fare parte della Collezione della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano. La pittrice ha anche realizzato lavori di carattere religioso, tra cui una Via Crucis per la Chiesa di Gesù di Nazaret di Milano. Tra i numerosi critici che hanno seguito la sua opere e che hanno scritto testi critici ci sono Rossana Bossaglia, Giorgio Mascherpa, Paolo Biscottini, Cecilia De Carli, Luca Doninelli, Aurelio Picca, Flavio Arensi, Vladeek Cwalinski, Luca Beatrice, Lorenzo Canova ed Elena Pontiggia. Ma partiamo dal testo del catalogo scritto da Rossana Bossaglia per comprendere più a fondo l’opera di questra straordinaria e poliedrica artista.
“Mi ha sempre colpito in Letizia Fornasieri, il duplice, ma non il contradditorio atteggiamento nei confronti della realtà quotidiana: lo sguardo che non è mai eufemistico, né compiaciuto anche quando tocca immagini di grande impatto visivo e nel contempo è coinvolto in ogni particolare dell’ambiente, quelli che consideriamo i più ovvi e banali , sagome di veicoli in moto, pali della luce o all’interno delle abitazioni…..la capacità di vedere lo strutturarsi del quotidiano…un quotidiano apparente è registrato dall’artista con un segno intenso, plasticamente e cromaticamente forte; in qualche modo sublimato nel suo ingombro visivo che si fa espressione…”.La mostra è aperta fino a domenica 1° giugno.