Il Festival ha fatto un buco nella Laguna?

Antonio Albanese e Valeria Solarino hanno festeggiato fino all’alba con tanto di bagno in piscina  all’Excelsior, mentre montavano le polemiche per un Festival di poche opere di qualità in concorso,  per una kermesse con quattro divi in tutto e per i costi alti per il pubblico, specie i giovani.
E’ stato accolto abbastanza bene L’Intrepido di Gianni Amelio, Rigor Mortis di Juno Mak, mentre  in San Polo dalle 19 sino a notte fonda, si susseguono il film Still Life di Uberto Pasolini, Zoran il  mio nipote scemo di Matteo Aleotto, Tom à la ferme di Xavier Dolan.

Giuseppe Battiston ha portato  nel suo Zoran l’aria che si respira ancora  nelle osterie del Nord Est, da Verona a Chioggia. Quaranta film  alle spalle,  uno in lavorazione con Mazzacurati, La giusta distanza, una pellicola che lavora sulla “calata veneta” , Battiston è uno dei beniamini della Mostra.
In giornata anche Prima neve di Andrea Segre, con paesaggi bellissimi, personaggi da sogno, anche  se sopra di loro il cielo è sempre cupo.
Una scorta imponente e qualche tensione per il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge. Sono stati due i suoi impegni, e li ha svolti più blindata di una star. Il primo con Lucia Annunziata, il garante del’Infanzia Vincenzo Spadafora e Vladimir Luxuria, riguardava una campagna rivolta ai ragazzi e contro ogni forma di razzismo.  Il ministro ha poi presentato il film Italy amore mio di Ettore Pasculli, patrocinato dallo stesso ministero dell’Integrazione.

Secondo Toto Bergamo Rossi (le sue feste sul Canal Grande sono richiestissime) “Al Festival  bisognerebbe dare una bella lucidata, come si fa con l’argenteria”. Classe 1967, Bergamo Rossi  dirige l’ufficio della Venetian Heritage Onluse  e, fosse per lui, porterebbe la manifestazione all’Arsenale. Sono in tanti del resto a volere il festival in città, dove del resto era nato. Al Lido, il grande e storico complesso del De Bains è stato smantellato  e forse diventerà un residence. L’Excelsior, anche dopo il restauro (di pessimo gusto e di poca funzionalità) non può essere il contenitore di tutti gli eventi. Il grande scavo costato una marea di soldi per fare il nuovo Palazzo del Cinema, è bloccato da tempo per l’amianto trovato sottoterra. E allora perché non rimettere la bella pineta ombreggiante?

A resistere, ma in piccolo, l’hotel Quattro Fontane, riservato  a giornalisti e cineasti esclusivi, ma che non può diventare un contenitore di feste e presentazioni. Brutti restano i recinti creati dalla Maserati e da altri sponsor, buio persino davanti alla passerella dei divi, una morte lenta che si legge anche nel colore delle passerelle e dei leoni (fino all’anno scorso color oro). Scarsi e costosi i servizi come i vaporini e gli autobus per i giornalisti e il pubblico che arrivano da Venezia.
Torniamo ai film. C’è persino fuori concorso The Armstrong Lie, realizzato dal premio Oscar Alex Gibney. Il film racconta la storia del trionfatore di sette tour de France, vittorie poi cancellate nel 2012 dalla Union Cycliste International che lo ha squalificato a vita. Armstrong era divenuto un idolo mondiale anche per la sua forza di sconfiggere il cancro e tornare di nuovo in pista. Aveva fatto uso di sostanze dopanti solo quell’anno, affermerà più tardi. Gibney che ha affrontato nei
suoi film temi quali gli abusi del governo americano dopo l’11 settembre, i preti pedofili, il caso Assange , ancora una volta offre la sua visione personale: “Non si può  essere schiavi di una sola bugia”…

Nel giorno di Tom e Terry, un film che parla di dolore e anoressia, e il canadese Tom à la ferme del già citato Xavier Dolan (24 anni, al suo quarto film).a fare il botto E’ tratto da una pièce teatrale, con la colonna sonora di Gabriel Yare e con l’interpretazione, oltre dello stesso regista, di Tom Hardy. E’ una pellicola sorprendente, vitale e sprezzante e sembra avere la giuria dalla sua parte, presidente Bertolucci compreso. Violenza, menzogna e sessualità nascoste e un maschilismo stritolante, fanno dire al giovane regista che “la verità è un trauma per chi ama le bugie”. Un discorso molto caro a Fassbinder.

L’ultimo lavoro di Terry Gilliam, già regista di Brazil, The Zero Theorem, conserva invece la sua visione pessimistica del mondo raggirato da Internet, mentre con La mia classe Guaglianone vola fuori dagli schemi .

Negli ultimi giorni sta tornando il pubblico al Lido e i biglietti sembrano crescere del 16 per cento. Il fillm di Leconte, infine, Une promesse, piace al pubblico e alla critica per i dialoghi, le scene e i costumi. Sarà forse perché parla di un amore senza tempo?


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