JHERONIMUS BOSCH E VENEZIA. UNA MOSTRA A PALAZZO DUCALE RIEVOCA LA COLLEZIONE GRIMANI
Bernard Aikema ha avuto un’idea straordinaria. Quella di portare nella Serenissima un autore non conosciuto ai più, ma stiamo parlando di un vero genio. La prima volta vidi da giovanissima i suoi quadri di al Museo di Lisbona e ne rimasi estasiata. Da allora non manco mai quando sono in Portogallo di fare visita a quel meraviglioso mondo fantastico creato da Bosch. Anche i miei figli hanno imparato a comprendere l’importanza della sua opera. Negli appartamenti del Doge fino al 4 giugno sarà possibile visitare queste meravigliose opere, di certo non tutta l’intera produzione ma sicuramente eccellenti pezzi. Ad aiutare a comprendere l’autore un catalogo edito da Marsilio. Un grazie particolare va alla Fondazione Musei Civici di Venezia e al suo presidente Maria Cristina Gribaudi.
A quanto pare non è la prima volta che le opere di Bosch arrivano in Laguna in quanto si dice che vi giunsero già all’inizio del Cinquecento per soddisfare le curiosità intellettuali del Cardinale Domenico Grimani grazie all’olandese Daniel Van Bomberghen , un editore di testi ebraici. Le tavole di Bosch alla morte del Grimani furono conservate per qualche tempo nei bassi di Palazzo Ducale insieme a parte della collezione del Grimani. Un progetto articolato che aiuta anche a comprendere un tassello della cultura veneziana cinquecentesca. Un sodalizio, quello delle Galleria dell’Accademia e la Fondazione dei Musei Civici veneziani che a partire da questa esposizione possa continuare a portare a Venezia pezzi di mondi.
Il sindaco Luigi Brugnaro condivide l’opinione della Direttore delle Gallerie dell’Accademia, che vede in questa iniziativa una nuova era pensata per un approfondimento sia storico sia critico da parte di un grande specialista come Bernard Aikema. Gabriella Belli, direttore della Fondazione dei Musei Civici di Venezia è fiera di portare agli occhi di tutti i veneziani e non solo, tre opere che stavano in Venezia di Bosch proprio a Palazzo Ducale già nel 1600 sotto gli occhi dei patrizi dell’epoca. Venezia dunque già dall’antichità non fu solo la patria di Tiziano, Giorgione o Tintoretto, ma da tempi impensabili anche di artisti di fama internazionale. Le tre tavole sono così titolate: “Tre santi eremiti -Tavola centrale con San Gerolamo” e “Il martirio di Santa Ontcommernis-particolare tavola centrale”, nonché “Paradiso e inferno –particolare dell’ascesa all’empireo (1505 -1515 data approssimativa dei tre lavori dell’artista.
Il trittico di Santa Liberata è un olio su tavola di rovere del Baltico, il trittico dei Santi eremiti, sempre su tavola di rovere del Baltico così come “Visioni dell’aldilà” (Paradiso-Inferno), risultano realizzate su questo nobile materiale.
Jheronimush Bosch è un artista che per i tempi era piu’ che mai moderno. Le suoi miniature, questi mondi fatti di gnomi, fiamme, animali dalle orecchie sataniche dalle forme e dai contenuti dissacratori, temi paradossali e provocatori. Nulla è più lontano dai classici artisti veneziani. Come mai Grimani che tanto apprezzava i classici come Leonardo, Bellini, Raffello e allo steso tempo un genio irrazionale come Bosch, nato a ’s-Hertogenbosch in Olanda? Fantasie assurde, irrazionali, insetti dalle sembianze umane, navi dipinte dettagliatamente create da un furore che oggi amerebbero anche registi che hanno fatto felici i ragazzi con film come “Il signore degli anelli” o “ Herry Potter”. Ma per dare un senso alla domanda. Puo’ essere che un Italia umanistica in modo particolare negli ambienti veneti, andava di moda via via lo studio onirico su modello di opere tedesco. Bosch venivano definite: “Il pictor grillorum”. Il più importante testo antico sull’interpretazione dei sogni, il trattato di Artemidoro (II° secolo dopo Cristo), (la prima edizione rinascimentale è di Manunzio nel 1500), era giunto nella Serenissima curiosa dei nuovi studi su ciò che rappresentava l’onirico e l’ignoto per la nostra mente. Chi più di Bosch con le sue opere poteva incarnalo?
A fare da contorno a queste tre opere ci sono lavori di Jacopo Palma il Giovane, busti di Grimani, incisioni, Albrecht Durer, Quentin Massys, Pieter Van Der Heyden, Pieter Brueghel il Vecchio e ultimo ma non per ultimo un grande pittore che ha poco da invidiare a Bosch, Joseph Heintz il Giovane con la bellissima tela “Alchimia”…(?). La mostra a Palazzo Ducale allestita da Daniela Ferretti chiude il 4 giugno.