L ‘INFINITO BLU…. DI GIO’ PONTI ALLA TRIENNALE DI MILANO

Disegno Gio Ponti Decoro Tipo 13 A cura di Aldo Colonetti e Patrizia Famiglietti, e con la collaborazione di Salvatore Licitra alla Triennale di Milano va in scena “L’Infinito blu” di Gio Ponti.

Il progetto di Gio Ponti per l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento fa parte della storia dell’architettura italiana. Coinvolge tutto l’edificio e, in particolare, in collaborazione con la Ceramica D’Agostino, declina tutte le cento camere, così come la hall, la reception, il bar, il ristorante, con diversi decori bianchi e blu in ceramica, il tutto realizzato attraverso una serie di combinazioni “matematiche e geometriche” che portano a una serie completa di 27 disegni, riprodotte a mano, allora come ora, su maioliche 20×20 cm.

La mostra presenta, da un lato, i disegni originali di Gio Ponti, con tutti gli appunti di lavorazione, le fotografie del laboratorio dell’azienda dove l’architetto ha lavorato a fianco degli artigiani e operai, insieme Gio Ponti in Ceramica D'Agostino, 1970, 1 alle ceramiche originali dell’epoca; dall’altro lato, dopo circa 60 anni, si potrà vedere la riproduzione fedele delle 27 maioliche, insieme agli inediti 5 decori, non utilizzati per il Parco dei Principi, ora per la prima volta realizzati dai maestri decoratori della Ceramica Francesco De Maio, che ha rilevato, nel 1990, la ex Ceramica D’Agostino, oggi Antiche Fornaci D’Agostino. Come scrive Ponti, a proposito del progetto di Sorrento, ”date a uno un quadrato di venti per venti e, benché nei secoli tutti si siano sbizzarriti con infiniti disegni, c’è sempre posto per un disegno nuovo, per un vostro disegno, non ci sarà mai l’ultimo disegno”.

Ecco la modernità di Ponti: infinite possibilità di combinazioni progettuali, a un patto, però; che tutto sia eseguito seguendo le regole del “fatto a mano”, perché solo così il disegno come il colore si rigenerano senza esaurirsi mai. “Gio Ponti: L’Infinito Blu” non solo è una mostra che ricostruisce una condizione privilegiata, ma dimostra che è sempre possibile rimettere in gioco un concetto, una filosofia progettuale, a patto che le regole siamo sempre le stesse: “nulla che non sia prima nelle mani”, e le mani sono l’espressione più diretta del pensiero.

La mostra è accompagnata da un catalogo, che ospita una serie di interventi di Aldo Colonetti, Gianni De Maio, Patrizia Famiglietti, Salvatore Licitra, Lisa Licitra Ponti, Fulvio Irace, Fabrizio Mautone e, in particolare un dialogo con Gillo Dorfles, amico di Gio Ponti, con cui ha avuto un lungo sodalizio, soprattutto durante la direzione di “Domus”. Ha collaborato l’Archives Gio Ponti e lo CSAC, Università di Parma. Chiusura 5 marzo.


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