LA MILANO FOTOGRAFICA DEL PICCOLO PRINCIPE: STEFANO PORRO

Nasce tutto da una piccola idea, semplice eppure illuminante, di Enrico Bossi, un amico di Stefano Porro, fotografo pubblicitario: la versione in dialetto milanese del Piccolo Principe,
il capolavoro di Antoine Saint Exupeéry. In quel momento Porro è immobilizzato
per un grave incidente, ma quella versione meneghina è sufficiente per dargli
l’idea di trasportare per immagini la vicenda dello scrittore francese lungo i
luoghi di Milano: il Naviglio, il Duomo, Sant’Ambrogio, le Colonne di San
Lorenzo…così, una scelta di frasi lombarde che raccontano la storia
dell’aviatore e dell’aristocratico bambino proveniente da un altro mondo, della
sua volpe addomesticata e del baobab che deve crescere si trasformano nelle
didascalie di un reportage fotografico in bianco e nero che è vero e proprio
racconto fotografico che ha per titolo “El Principin a Milan”, un libro
edito da Skira.  Per esempio la frase . “Mi piacciono tanto i tramonti. Andiamo
a vedere un tramonto”,  si trasforma in “Me pias tanto el calà del so.
Andèmm a vède on tramont” e mette in pagina un’immagine del Naviglio Grande
in cui un bambino con tanto di binocolo e di parka con cappuccio di pelo,
scruta l’orizzonte.

Il procedimento adottato da Porro consiste dunque nel lasciarsi prendere per mano dal Piccolo Principe e addentrarsi nella giungla dei ricordi. Trasformatosi in un cacciatore di
immagini, l’autore ritorna così nei luoghi che frequentava da piccolo,
fotografandoli però con l’occhio adulto del bambino che era, nella speranza di
catturare, prima o poi, quel <essenziale  che è invisibile agli
occhi>, cifra poetica del capolavoro dello scrittore francese. Quartieri,
piazze, vie, personaggi bizzarri, animali domestici che si trasformano in fauna
selvatica, piante e fiori che si colorano della realtà dell’esotismo, portando
a Milano il profumo dell’Africa o dell’Asia, terre conosciute da Saint
Exupeéry, sono i soggetti scelti da Stefano Porro per questo tuffo nella sua
infanzia e nei segreti del cuore Milano.

C’è un grande olmo in Porta Romana che la gente frettolosa non osserva mai, ma i suoi folti rami sono tanto grandi da abbracciare la Porta stessa, così come un Maldini ripreso dal dietro a San Siro mentre dribla il pallone sotto una pioggia insidiosa fa pensare a un
mondo di gioco che ancora oggi gli adulti fanno proprio. Un baobab in Piazza
XXIV Maggio e uno piccolo nella pagina accanto che sta per nascere tra il
cemento in via Bagnera, rimandano a quei miracoli dei quali si accorgono solo i
fanciulli. Che dire poi della bella fotografia scattata a un altro gigante
baobab dalle cui foglie svetta la guglia di Sant’Eustorgio, guarda a caso la
Basilica legata alla storia o leggenda dei Re Magi…

La sensibilità del Piccolo
Principe milanese non si ferma ai ringraziamenti dei suoi cari, il padre Miro,
la madre Cecicilia, la moglie Kimiko, la figlia Margherita e i tanti amici, ma
va soprattutto a raggiungere un altro grande affetto, il frartello Alessandro,
al quale dedica il libro che come Saint Exupeéry prosegue il suo viaggio fra
stelle e astri lucenti.


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