LA STRANA COPPIA DAL 21 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE AL TEATRO MANZONI DI MILANO

Ancora una volta il Teatro Manzoni di Milano in via Manzoni, nel suo magnifico “salotto”, uno spettacolo per gli occhi,,,offre una pieces che certamente in molti cinosceranno tramite un vecchio film, un caolabìvoro..ma non vi svelo subito di che cisa si tratta, solamente vi consiglio di non perderla………….(Francesco e Virginia Bellomo   e   Virginy L’Isola Trovata)

GIANLUCA GUIDI   GIAMPIERO INGRASSIA
LA STRANA COPPIA
Revival
di Neil Simon
traduzione, adattamento e regia Gianluca Guidi e con
GIUSEPPE CANTORE, RICCARDO GRAZIOSI
ROSARIO PETIX, SIMONE REPETTO
e con CLAUDIA TOSONI e FEDERICA DE BENEDDITIS

le scene e costumi Carlo De Marino
musiche Maurizio Abeni
luci Umile Vainieri
progetto audio Franco Patimo
assistente alla regia Francesca Somma……
interpreti e personaggi
Gianluca Guidi OSCAR MADISON
Giampiero Ingrassia FELIX UNGAR
Giuseppe Cantore ROY
Riccardo Graziosi SPEED
Rosario Petix VINNIE
Simone Repetto MURRAY
Claudia Tosoni GWENDOLYN PIGEON
Federica De Benedittis CECILY PIGEON

 

“La Strana Coppia” venne rappresentata per la prima volta al Plymouth Theatre di Broadway il 3 ottobre 1965, per la regia di Mike Nichols: i protagonisti erano Art Carney nella parte di Felix e Walter Matthau in quella di Oscar. La pièce venne poi allestita al Eugene O’Neill Theatre a New York

(1966-1967). In totale: 966 rappresentazioni. Celeberrima la versione cinematografica con Matthau/Lemmon diretta da Gene Saks. Innumerevoli le riedizioni postume; vale la pena di ricordare una Sit-Com televisiva durata anni, ispirata alla stessa commedia, interpretata da due grandi attori americani Tony Randall e Jack Klugman (il Dottor Quincy per chi volesse ricordarlo così) e l’ultima trionfale versione di Nathan Lane e Matthew Broderick a Broadway nel 2005. In Italia, la prima edizione andò in scena per mano di Garinei e Giovannini il 15 novembre 1966, presso il teatro Politeama, a Napoli. Qui i ruoli che furono di Matthau e Lemmon, furono interpretati rispettivamente da Walter Chiari e Renato Rascel. Anche nel nostro Paese vi sono state molteplici edizioni di ottimo successo.

Devo dire che non è difficile scegliere Neil Simon come autore da rappresentare. Non risulta nemmeno difficile scegliere La strana coppia come titolo per cercare I favori del pubblico e/o dei gestori dei teatri. Va detto però che è altresì molto difficile trovare autori o testi della stessa levatura o abilità drammaturgica, soprattutto contemporanei. Soffro un po’ quando sento persone dell’ambiente dire “….si però basta con il solito stereotipato Neil Simon” oppure “…Simon si bravo ma così datato”. Magari ce ne fossero!! Nell’ attesa di trovarne altri così, io continuo a recitarlo e/o a dirigerlo. Meraviglioso “rappresentante” di Storie, straordinario dialoghista e uomo con un senso dell’umorismo impareggiabile, oggi, Neil Simon (per il pubblico italiano) potrebbe apparire sulla carta “vecchio”. Ma non lo è. Al di là delle nevrosi, di natura diversa, che appartengono a Felix e Oscar (oggi assolutamente al passo coi tempi) e con qualche difficoltà nella traduzione di alcune battute che solo in lingua inglese sono comprensibili giochi di parole, la difficoltà maggiore nel rappresentare una sua commedia è esclusivamente “temporale”: le perfette fotografie di uno spaccato sociale americano di quei tempi, è difficile da rappresentare nel 2023. In nostro aiuto arriva però il tema del “matrimonio fallito”, dell’essere uomini single devastati dalla separazione dalla propria consorte. Più che attuale. Per il resto, il Teatro anglofono (sia Broadway che West-End londinese) ha (nel tempo) istruito il proprio pubblico ad assistere ad ogni tipo di spettacolo (noi italiani non siamo al passo) definendone i confini in vere e proprie categorie. Ecco “La Strana Coppia”

viene (da loro) inserita oggi, nella categoria REVIVAL che potrebbe essere tradotta con un “come eravamo”. Il pubblico si siede in platea sapendo bene cosa lo aspetta. Va (numeroso) ad assistere a tutto quello che gli viene proposto. Unica prerogativa richiesta, per decretarne il successo o meno, è la qualità della produzione. Il pubblico va a rendere omaggio o ad un grande autore o a chi lo interpreta sapendo benissimo quale precisa natura ha la rappresentazione a cui sta per assistere. Si rilassa e si diverte. Ammesso che la produzione ne sia all’altezza. E noi, ovviamente, speriamo di poterlo essere. Quindi, cosa per altro assolutamente consigliabile anche altrove, è meglio fidarsi dell’autore. Soprattutto quando è Neil Simon. Nel tempo abbiamo visto Cyrani senza naso, Riccardi Terzi senza deformità, Otelli nazisti e Elize Doolittle (Pigmalione-My Fair Lady) pugliesi. Meglio fidarsi dell’autore? Decisamente. Perché tradire Rostand, Shakespeare, Bernard Shaw…. o Simon?

Quindi (evitando nel nostro caso il “teatro didattico” di Brecht), avviamoci a teatro con la speranza di far assistere a due ore di divertimento e spensieratezza al pubblico che vorrà omaggiarci della propria presenza.

Nota a molti. Ma vale la pena rinfrescarne almeno il ricordo. Si alza il sipario su un appartamento intriso di fumo, a Manhattan negli anni ’60. L’appartamento (sporco e disordinato) appartiene a Oscar Madison, che l’ha lasciato andare in rovina dopo il suo divorzio. Quando invita il maniacale, “sterilizzato” e ferito Felix Unger – la cui moglie lo ha appena buttato fuori di casa – a condividere per qualche tempo la casa con lui, questo, diventa un campo di battaglia su quale stile di vita alla fine prevarrà, così come quanto stretto contatto personale possa sopportare un’amicizia. Sunto che, ovviamente, tralascia molti particolari; ma la sostanza è questa. E chi non si ricorda il film Jack Lemmon e Walther Mattau?

 

Una piccola curiosità – Le sorelle Pigeon

Cecily e Gwendolyn Pigeon sono le due inquiline del piano di sopra di Oscar e Felix. La loro “entrata in scena” nel terzo atto ha una storia tutta propria: Simon ha attribuito al critico di Boston Elliot Norton il merito di averlo aiutato a sviluppare l’atto finale della commedia. Norton era critico teatrale a Boston quando i rapporti tra i critici e i drammaturghi non erano così conflittuali come sarebbero poi diventati. Durante la conversazione di Simon con Norton, durante il programma televisivo “Elliot Norton Reviews”, il critico disse che la pièce mancava di adrenalina nell’atto finale. Quando “La Strana Coppia” andò originariamente in scena al Colonial Theatre di Boston, i personaggi delle Pigeon Sisters non appaiono nell’atto finale. Simon dichiarò al quotidiano “The Boston Globe”: “Durante la trasmissione Norton ha detto: “Sapete chi mi mancava nel terzo atto, le “Sorelle Pigeon”, ed è stato come se mi si fosse accesa una lampadina in testa. Ha fatto un’enorme differenza nello spettacolo. L’ho riscritta e ha funzionato molto bene. Ero così grato a Elliot… Elliot aveva un occhio così acuto. Non so se abbia salvato la commedia o meno, ma l’ha resa un successo

maggiore”. Monica Evans e Carole Shelley furono le due attrici scelte per interpretare le vicine di casa di Oscar e Felix, Cecily e Gwendolyn Pigeon. Recensendo, a suo tempo, il film, Archer Winsten ha definito la loro entrata in scena un “trionfo”. Certo, erano perfette nei loro ruoli – dopo tutto, avevano recitato le stesse parti a Broadway. Ma va detto che la Paramount aveva altre idee. “Volevano assumere due attrici già sotto contratto “a cottimo””, ricorda Shelley, 78 anni, in un’intervista. Aggiunge Evans, 77 anni, al telefono dalla sua casa in Inghilterra, “Walter [Matthau] era molto turbato. È letteralmente andato a battersi per noi e ha detto: “Dovete assumere le due ragazze!” Non è lo stesso con nessun altro!’ Così Carole e io abbiamo fatto un provino a New York, leggendo le nostre parti della commedia… e il resto è storia!” Tempi in cui era bello e giusto fare i provini. Quando “contratti a cottimo” non ne esistevano. Una mia piccola, ultima, annotazione: Chissà se Sua Maestà Simon (dando alle due sorelle – che nella vita reale sorelle non erano – una provenienza britannica anziché americana) ha scelto i loro nomi – Cecily e Gwendolyn – facendo omaggio al meraviglioso Oscar Wilde che ne “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, settanta anni prima, dona i medesimi nomi alle due protagoniste femminili della commedia? Non si sa! Ma è bello pensare che possa essere accaduto!

 

 

BIGLIETTI
Prestige € 36,50 – Poltronissima € 33,00 – Poltrona € 25,00 – Poltronissima under 26 anni € 16,00

Per acquisto:
biglietteria del Teatro
online https://www.teatromanzoni.it/acquista-online/?event=2067306
telefonicamente 027636901
circuito Ticketone


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