L’ANIMA BUONA DI SEZUAN DAL 4 AL 17 AL TEATRO MANZONI DI MILANO. L’OPERA DI BERTOLD BRECHT CON LA STESSA REGIA DELLA GUERITORE CHE SI è ISPIRATA ALL’OPERA MESSA IN SCENA DA STREHLER

Dopo il successo romano…a Milano, BEST LIVE. “L’anima buona di Sezuan” di Bertold Brecht-

Un opera coraggiosa quella della brava Monica Guerritore nell’affrontare un testo di Brecht. Con lei, è giusto citare gli interpreti ne i loro ruoli.

 MATTEO CIRILLO  YangSun, un aviatore senza lavoro / il falegname LinTo

  ALESSANDRO DI SOMMA  Secondo Dio / il bambino / la vedova Li

VINCENZO GAMBINO Wang, un venditore d’acqua / il fratello zoppo

 NICOLO’ GIACALONE il barbiere Shu Fu / il marito

FRANCESCO GODINA il poliziotto / il nipote gagà / Primo Dio

MONICA GUERRITOREShen Te alias ShuiTa

  DIEGO MIGENITerzo Dio / la Signora Mi TzuLUCILLA MININNO Signora Yang / la moglie

Le sscene sono nate da un’idea di Luciano Damiani , disegno luci Pietro Sperduti ,costumi Valter Azzini , direttore dell’allestimento Andrea Sorbera con la collaborazione musicale Paolo Daniele.assistente alla regia Valentina Morini e regista assistente Leonardo Buttaroni

Ma la vera regia è di MONICA GUERRITORE, ispirata all’edizione di Giorgio Strehler (Milano 1981. Prima nazionale Teatro Nuovo di Spoleto (ottobre 2019)

“Grazie al Teatro Manzoni porto a Milano L’Anima buona di Sezuannella versione scenica di Giorgio Strehler nella ricorrenza dei 100 anni dalla sua nascita.

I grandi testi sono immortali germinatori di nuove visioni, versioni, a indicare il tempo in cui vengono letti compresi e rielaborati, ma le versioni sceniche che, come nel caso di Strehler, hanno la grandezza di un’opera d’arte, si perdono. Metterlo in scena è il mio omaggio al più grande regista teatrale europeo, al mio Maestro e per chi non ha avuto occasione di ‘vedere’ il lavoro di Strehler percepire in scena la sua modernità, la sua forza, la sua perfezione e l’amore per il pubblico. Mi misuro con il passato per togliergli, come scrive Pirandello nei Giganti “l’impalpabilità del non–essere”. E non ho paura. Poggio sulle spalle di un gigante.

Lo spettacolo che ha debuttato a ottobre 2019 (Prima nazionale a Spoleto poi Teatro Quirino di Roma) si è fermato come tutto il mondo teatrale nel febbraio 2020. Ora la vita in scena riparte e riprendono a vivere i buffi straniti terribili e teneri personaggi che raccontano di noi, grandi e piccoli esseri umani, in questa meravigliosa parabola drammatica.

Una baracchetta minuscola e un fiorellino su una mensola indicano il riparo che gli Dei regalano alla buona Shen te. Attorno a lei il Barbiere arricchito, la Vedova ricattatrice, il Poliziotto responsabile dell’Ordine e della Sicurezza del Quartiere, la Proprietaria di Immobili, l’Aviatore senza aereo e sua madre: un mondo fatto di figure imse che si rappresentano e ci rappresentano un popolo piegato dalla necessità. Shen te, l’Anima buona, aggredita da chi ha ancora meno di lei, indossa i denti d’oro, il ghigno brutale e con movenza da androide meccanico difende quel poco che ha.

Nell’Anima Buona c’è tutta la tenerezza e l’amore per gli esseri umani costretti, dalla povertà e dalla sofferenza, a divorarsi gli uni con gli altri ma sempre raccontati con lo sguardo tenero e buffo di chi comprende. In questa parabola drammatica lo sdoppiamento del buono e del cattivo ci riguarda. L’uomo è portato al bene. Il male è contro natura.E’ faticoso. Dirà la buona Shen Te dopo aver assunto le sembianze del cugino cattivo “com’è difficile essere cattivi”. Per sopravvivere è necessario zittire la bontà e indossare denti d’oro e ghigno brutale? Diventare maschere ringhianti? Si, se l’Uomo è lasciato solo a combattere contro le difficoltà. Dei non c’è ne sono più, serve uno Stato regolato da leggi giuste e se manca, la salvezza è nella vicinanza con gli Altri: la solidarietà tra esseri umani. La catena sociale.

Al termine della rappresentazione, con noi attori stretti gli uni agli altri sul proscenio, sarà la voce di Strehler a dirci il valore dell’amore …per Brecht, per noi e il senso più intimo che può assumere, perfino se disperato nella sua purezza. E raccoglierci in un sentimento comune. Così forte, ora. Teatro civile, politico, di poesia” racconta la stessa attrice-regista.

 Per Maricla Boggio..”La scelta estetica di Monica Guerritore sul piano personale è quella di una forte comunicativa con il pubblico, fondata su di una recitazione che supera la quarta parete e con essa la pur devota tendina che pone il limite fra la scena e il pubblico, e si fa dialogo, afflato poetico e sofferenza, entusiasmo e umiltà, e in sostanza inno all’amore, alla sua necessità di avere un posto nella vita, altrimenti sterile e invivibile.

Lo stile di Guerritore sul piano della rappresentazione si concede al già suggerito stile da circo del testo, allargandosi con teneri giochi o ironici suggerimenti, come i tre dèi scesi in terra a cercare persone buone, personificati da candidi sacerdoti con ampi cappelli, o rivestiti papescamente e marcianti su ritmi di samba, mentre la musica supera l’originario Dessau e si fa moderna e allusiva, da canzoni americane all’entusiasmante Piaf del banchetto nuziale”.

(…)Monica Guerritore, dirigendo e interpretando non ha puntualmente rifatto quello spettacolo ma ne ha rievocato lo stile con bella autorità. La scena si rifà a quella di Damiani, le luci di Pietro Sperduti creano effetti giapponesizzanti con personaggi spesso in silhouette e fondali bianchi cangianti portando avanti nella recitazione quel processo di estraniamento teorizzato da Brecht e da Strehler: bene istruiti i giovani interpreti lo interpretano a perfezione con movimenti geometrici e dizione secca e nervosa. E sono bravissimi (…)..(Masolino D’Amico.

“La scelta dello Stabile dell’Umbria di affidare a Monica Guerritore e al testo di Brecht il senso di questa data da ricordare è stata, più che azzeccata, commovente, fino a culminare con la voce di Giorgio Strehler che al termine della rappresentazione, con gli attori sul proscenio in devoto raccoglimento, racconta il valore dell’amore per Brecht, per noi, il senso più intimo che può assumere, perfino se disperato nella sua purezza. E raccoglie un sentimento comune. Così forte, ora.

La messinscena essenziale nell’allestimento di Luciano Damiani, dove luna e sole disegnati da Pietro Sperduti si alternano senza soluzione di continuità e senza mai assumere la giusta luce, pone al centro la misera rivendita di una tabaccheria attorno alla quale si muovono povertà, miserie umane, aspettative, inganni e un po’ d’amore totalmente puro nella prostituta Shen Te indirizzato a chi le è prossimo e pienamente devoluto al sogno di un aviatore e del suo voler volare.  A qualsiasi costo. Le basta il pensiero che possa accadere, che ci sia chi può aprire le ali, per farla felice. I personaggi, meglio le figure che muovono la scena, sono sorprendenti, geniali, teatralmente affascinanti. Rendono la scrittura graffiante e senza sconti di Brecht nella sua crudezza e conferiscono allo stesso tempo la poesia che contiene la deriva della disperazione. Nelle sue forme reali. Tremendamente vere. Terribilmente umane”.

Su tutto il lirismo reso Sostiene Riccardo Regi dopo avere visto o spettacolo a Perugia….  una straordinaria artista che cuce magistralmente la narrazione, riempie il palco, sa suggestionare, dal sorriso al pianto, e quando è in controluce quella sorta di teatrino delle ombre cinesi che enfatizza l’entrata in scena del cugino cattivo, ShuiTa, diventa magico. Una presenza devastante nella sua essenza.

Gli attori che sono con lei sul palco, Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Vincenzo Gambino, Nicolò Giacalone, Francesco Godina, Diego Migeni e Lucilla Mininno, ne seguono le tracce con piena consapevolezza del personaggio, padronanza recitativa, complicità con il ruolo che interpretano e che fanno emergere con spietatezza e ironia, indossando alla perfezione i costumi di scena di Valter Azzini.

Il messaggio di Brecht – morale ma non moralistico – è tutt’altro che anacronistico e scontato: basta guardarsi intorno e fare qualche semplice riflessione. Riproporlo nella forma che gli è congeniale, quella della satira e del paradosso, è operazione che si veste dunque di contenuto politico non banale. – Prosegue il noto critico., Riccardo Regi.

Uno spettacolo in cui coesistono, e si integrano felicemente, spunti di potente ironia ed efficace drammaturgia, con musica, coreutica, recitazione intensa e persuasiva.Monica Guerritore vince e convince. Tutt’altro che “nanusgigantishumerisinsidens”. Come afferma con modestia nella brochure di presentazione.Il messaggio rimane quello dell’amore che salva ogni cosa.


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