L'EPICA EROICA DEI WESTERN VIENE STRAVOLTA DA TOMMY LEE JONES E CRONENBERG SVELA I PECCATI DEL CINEMA SPECIE QUELLI DI HOLLYWOOD, PERDITA DEI VALORI FAMILIARI, DROGA, CINISMO E OSSESSIONI. L'IRA DI TEHERAN PER IL BACIO DELLA REGISTA hATAMI AL PRESIDENTE DEL FESTIVAL GILLES JACOB
Forse la decadenza del Festival di Cannes, soprattutto dal puto di vista del “costume”, la si può vedere dal sosia di Chaplin, un mino o una persona che ha scelto di essere per un certo periodo di tempo, in cerca di notorietà, Charlie Chaplin, sul tappeto rosso circondato da fotografi come una pop star. Ma qualche romantico attimo sfuggito ai grandi media è stata la passeggiata di Tommy Lee Jones (67 anni) e Hilary Swank (39 anni) in passerella per “The Honesman” e poi anche fuori dalla folla, due ore più tardi vestiti normalmente senza abiti da cerimonia. Lee Jones ha tanti anni di carriera alle spalle. Aveva avuto una particina in “La prima neve di Primavera” (1970), poi premiato con l’Oscar nel 1994 con “Il fuggitivo”. “The Honesman” è la sua seconda regia dopo il notevole £Le tre sepolture” e anche due tv-movie. Ma questa volta ha stupito per la scrittura e messa in scena. Tutto risale al romanzo omonimo di Glendon Swarthout, un testo di cui il cinema ha già usufruito: il romanzo portò al fortunato “La storia del desiderio”.
Un Marcello Mastroianni immortalato in un grande manifesto che regna sull’entrata del palazzone del Festival, una foto del grande attore che guarda dentro la macchina da presa Quando Fellini arrivò a Cannes per “L’ intervista” andò subito a cercare il Palazzo del Cinema quelle bello in stile neoclassico e subito si scandalizzò quando gli indicarono il nuovo “eco mostro”. Ne rimase scandalizzato .Il film “La dolce vita” piacque molto a George Simenon. Simenon e Fellini si sono scambiati lettere per anni tanto era l’ammirazione reciproca. Marcello Mastroianni in quel manifesto guarda dentro la telecamera, stava lavorando a “Otto e mezzo” di Fellini che è andato la prima sera restaurato sullo schermo della spiaggia. Non dimentichiamo che “La dolce vita” vinse la Palma d’Oro. Ma anche in tempi più recenti Nanni Moretti vinse con “La stanza del figlio”. Due generazioni a confronto. Oggi Cannes rimane un marchio, ma di grandi contenuti ve ne sono pochi e i film acquistati specie dall’Italia anora meno, perché la nostra distribuzione è blindata, un cerchio magico che fa chiudere le cineteche o i cinema di proprietari che amano per davvero il cinema e non pensano solo alla cassetta. Il President di Milano, “il salotto buono del cinema” che ha importato tanti registi bravi e intelligenti, ha dovuto chiudere perché non gli andava di comprare pacchetti pronti, un film valido su otto da cassetta e se non hai le multisale sembra che non puoi campare. Sono riuscita a snaturare l?Odeon, gioiello Liberty per ridurlo a pezzetti con all’ingresso migliaia di banconi di pop corn. Come in America, l’odore dei pop corn si associa al cinema…è tutto studiato.
Il sole, le palme, la pace. Los Angeles sembra un paradiso. mentre la notte è terrificante, escono i fantasmi, le parnoie. David Cronenberg processa la sua Hollywood e lo fa molto bene. Definito da Martin Scozese il ” re del macabro d’autore”, ma anche “un incrocio di surrealismo alla Bunuel e i quadri deformi di Fracis Bacon”. Si parte dalla lotta psicologica e violenta tra figlie e madri fino allo sfaldamento di tutta la famiglia e di ogni individuo…gli psicologi ci vanno a nozze. La droga da sempre è stata la grande distruzione della città che ha la collina con scritto sopra Hollywood. Tatum O’Neal ha scritto un libro su quello che è il delirio di Hollywood. Redford l’ha definita “Il regno dell’apparenza…”. Per la quinta volta a Cannes Cronenberg ci ha messo dieci anni per fare questo film a quanto pare. Dal film sembrano uscire anche i fantasmi di Marilyn Monroe e di James Deen. Oggi che ha compiuto 71 anni, confessa “Poteva essere ambientato anche a New York il mio film, a Wall Street e non cambiava nulla”. Se si pensa anche a Bruce Wagner, autore di ben dieci libri su Hollywood, il nostro regista ha deciso di mettere a nudo il feticismo, la solitudine, la disperazione, l’ipocrisia, la droga, un’ambizione che supera il desiderio. “Il mondo del cinema è un gruppo ristretto di persone che si incontrano a bere cocktail con una tartina condividendo i propri problemi. Gli Studios sono il risultato di una realtà incestuosa”, racconta Cronenberg.
Per concludere, lo scandalo di DSK non è andato bene. Abel Ferrara sembra non avere centrato il problema dello scandalo su Strauss-Kahn. Sembrerebbe che anche l’ex moglie lo ha definito un film mostruoso. Depardieu e la Bisset hanno rappresentato bene Dominique Strauss-Kahn e Anna Sinclair che hanno divorziato nel 2012.Depardiu ha cercato di difendere il suo ruolo parlando di una persona malata. Tra le confessioni registriamo quella della Bellucci che ne “Le Meraviglie” è stata bravissima e dice di amare i suoi figli e la famiglia ora che ha 50 anni e dice che deve esserci sempre per loro.. Anche Julianne Moore interprete del film di Cronenberg ha rilasciato delle confessioni su “Map to the stars”, bravissima anche nelle scene di meditazione. Tutto in lenea con il regista….