L'ISTITUTO VENETO SCIENZE E LETTERE PRESENTA GOTTHARD SCHUH E LA SUA SERENISSIMA

“Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare…le gondole ..le foto e i turisti…Venezia e l’Oriente…”. Queste erano le parole di una bella canzone di Francesco Guccini, attuale più che mai dove il turismo ha salvato e allo stesso tempo ha distrutto una società fatta di arti, mestieri, botteghe autentiche artigiane, scuole per maschere, teatri, cinema (qui è nato il primo Festival del Cinema) ma c’è un cinema solo. Hanno distrutto il Grand Hotel de Bains dove Visconti girò “Morte a Venezia”, hanno cambiato l’Excelsior, il Gritti e ogni volta che si tocca qualche cosa al 90 per cento si distrucce una traccia, una tradizione, una storia, una vita di ricordi e poesie.

I giovani se ne vanno da Venezia e i vecchi aumentano. Sopravvivono le banche e i ristoranti e i bar (sempre più gestiti da cinesi). Le vecchie edicole bizantine furono restaurate (anche io partecipai nel mio piccolo alla battaglia per salvarle), peccato che accanto alle vecchie il Comune ne abbia messe a un metro di distanza delle nuove perchègli edicolanti vogliono vendere di tutto, da cappellini a sonagli, gongole, dvd, bambole, cappelli di paglia e magliette di calcio. Che vergogna! Persino al sindaco Orsoni è a favore del passaggio nel Canale della Giudecca delle grandi navi da crociera che sfrecciano davanti a Palazzo Ducale creando un moto- ondoso pazzesco.

L’Activ ha aumentato i vaporini e anche il costo vertiginoso dei biglietti (è la città che ha il costo dei trasporti più alto del mondo. Hanno raddoppiando persino le stazioni marittime, ossia le piattaforme sul Canal Grande e in laguna: ne hanno fatte due invece di una zattera, una per il vaporino che va verso la stazione e l’altro che va verso il Lido, ma le linee sono più di una, perciò grande caos e inquinamento tra i canali. Povero antichi e splendidi palazzi che piano paino stanno diventando tutti alberghi carissimi. I patrizi veneziani non ci sono più e non ci sono più mecenati veri. Per non parlare degli orrendi negozi e gelaterie sotto le Procuratie Vecchie e Nuove…i poveri vu cumprà non danno alcun disturbo, mentre i venditori di mangime per piccioni portano all’aumento dei volati e alla salmonella spiecie nei bambini e alla corrosione dei monumenti.

Le utenze comunali sono sub-appaltate senza che nulla venga chiesto all’utente…Venezia che muore…e che sta anche affondando per il fenomeno dell’acqua alta sempre più insistente. Ma cosa fanno le autorità? E il Gazzettino, il quitidiano locale vuole dare informazioni un po’ più precise e fare inchieste vere? Le università sono sparse sul terririo anche se hanno sede a Venezia; poveri studenti! Per fortuna c’è L’Istututo Veneto di Scienze, Lettere e Arti in Campo Santo Stefano, formato da Palazzo Loredan e Palazzo Franchetti. Qui il controllo sull’arredo urbano c’è sempre stato a partire dal restauro di questo importante ente che trova origine nel Reale Istituto Nazionale voluti da Napoleone per l’Italia all’inizio del XIX secolo. Venne poi rifondato con l’Imperatore Ferdinando I d’Austria nel 1838. Con l’Unione del Veneto all’Italia , l’Istituto divenne di carattere nazionale. La sua configurazione è quella di un’accademia i cui membri  sono eletti dall’assemblea dei soci. Le nomine avvengono tramite decreto ministeriale. L’Istituto promuove anche manifestazioni di carattere scientifico e umanistico, incontri di studi, convegni, seminari, scuole di specializzazione di laurea e post-laurea. Ha una rivista trimestrale e si occupa delle scienze ambientali per la conservazione della città e della laguna. Ed è proprio all’Istituto Veneto e al suo presidente che chiediamo di porre degli argini ai tanti problemi che stanno cambiando in peggio la città.

E’ stupendo entrare nella sua ricca biblioteca dopo avere attraversato il salone centrale dal quale si dirama una doppia scala con statue di personaggi illlustri e targhe commemorative. Tra i tanti archivi troviamo quello di Luigi Luzzati. Nel 1999 ha aacquistato Palazzo Franchetti, prestigioso palazzo gotico sul canal grande a fianco del Ponte dell’Accademia, quasi di fronte all’Istituto Veneto circondato da giardini specie verso Campo Santo stefano, ristrutturato tra Ottocento e Novecento da Giovanni Battista Medusa e Camillo Boito insegnante di Luca Beltrami, architetto illustre che imparò molto da Boito e che si occupò non solo di Milano, Roma, Parigi, ma anche di Venezia: i suoi studi per il crollo del Campanile di San Marco, la Loggetta del Sansovino davanti alla Basilica e a fianco del Campanile e altre cose che devierebbero il nostro discorso, ma che lo centrerebbero in quanto le sue idee sulla conservazione e sul restauro scientifico ha molto a che vedere sul discorso iniziale. Palazzo Franchetti è dotato di sale congressi ed ospita mostre come quella bellissima di Music pittore, o quella fotografica dall’origine ai nostri giorni della fotografia orientale, giapponese nello specifico e anche l’attuale mostra di Galimberti. Mentre entrando da Campo Santo Stefano a Plazzo  Loredan, possiamo guardare gratuitamnete gli scatti di Gotthard Schun, una settantina di immagini in bianco e nero in collaborazione con L’Ambascaita Svizzera in Italia (Bernardino Regazzoni) in collaborazione con l’Istituto Veneto di cui è presidente Gian Antonio Danieli. In Campo Sant’Agnese nella sede svizzera possiamo ammirare “L?isola degli dèi” (Fotografie. Bali 1938 scattate sempre dallo svizzero Schuh. A Palazzo Loredan nel bell’allestimento e dalle luci perfette possiamo vedere sempre le fotografie dell’artista svizzero-tedesco il cui soggetto è la Serenissima in mostra fino al 5 maggio come nell’Istituto Svizzero di Palazzo Trevisan, dal titolo “L’ultima Venezia. Fotografie 1963”. Giochi d’acqua, nebbie sulla laguna, ragazzini, calli, lavoratori, volti aristocratici, gondole, bricole vste con occhio moderno e scattate con macchine meccaniche e con un gioco di obiettivi, tempi, diaframmi che hanno saputo dare luci e forme favolose. Una Venezia surreale tanto vera, autentica e immaginifica.

Per concludere, per dirla alla “Papa Francesco” , veneziani, tenete aperte le Chiese e sono convinta che non condivide Chorus che aveva messo un gettome di ingresso per vedere quelle meraviglie di arte sacra di cui Venezia è piena: da Tiziano a Bellini, da Tintoretto a Tiepolo. Andarci durante una funzione non è la stessa cosa che ammirare le opere d’arte per quello che sono al di la della religione o delle religioni. Naturalmente attenzione ai furti non solo nelle chiese ma anche per i capitelli votivi di Venezia.


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