LO “ZOO DI VETRO” DI TENNESSEE WILLIAMS AL TEATRO CARCANO DI MILANO…AMANDA, LAURA, TOM, GjM..

zoo di vetro Carcano20191109_144025Un testo difficile, rappresentante di un’America già al collasso in tempi impensabili. Un dramma che approfondisce il meccanismo intricato degli affetti familiari, ma anche le ipocrisie e i miti della provincia americana. Eppure, ci si domanda: “Ci deve essere pure un modo per sopravvivere a questi problemi? Pare di no!”. Il testo venne scritto negli anni Cinquanta.

Prodotto da Lugano InScena/LAC Lugano arte e cultura, TPE di Torino e dal Teatro Carcano di Milano, il testo di Williams, omosessuale piano di complessi a partire da quello della madre ma autore acclamato, il testo “Lo zoo di vetro” rimane non di facile lettura, oggi un po’ datati per contenuti e forse in questa piece un po’ ridotta rispetto al testo originale, è dura da digerire, nonostante gli attori siano bravi, ma urlano troppo anche a causa di maledetti microfoni che solo pochi attori oggi non usano, come Toni Servillo per fare un esempio.

La sceneggiatura accentua l’abbruttimento del luogo e del dramma con la voglia di essere moderna, ma antiestetica e i costumi troppo pagliacceschi…la madre sembra incinta con un’enorme pacia fiori, enormi scarpe tutti da pagliaccio, tranne l’amico che lavora con il figlio della disperata signora americana. La ragazza complessata e zoppa che vorrebbe il suo innamorato del liceo, ma questi è già impegnato…Il fratello ha sogni piu’ grandi o artistici ma deve lavorare in fabbrica per mantenere la famiglia. Il padre era morto alcolizzato. Anche lui per sopportare il tutto rientra allle 4 di notte e beve fino a stordirsi e rende poco sul lavoro e a un certopunto fugge vagabondo per praterie e città con la nostalgia e il senso di colpa di avere abbandonato la sorella che vive immensa nel suo “presepe” fatto di animali di vetro che il padre costri’ 13 anni prima. Non socializza e non va a scuola di dattilografia. La madre ha un carattere forte ma non sa come districarsi e vorrebbe un migliore futuro per i figli. Famiglia come focolare ma anche famiglia come gabbia.

Mi sento di dire che il promettente regista, Leonardo Lidi ha cercato di adattare un testo molto difficile e per certi verso stringato e psicologico a una voluta farsa melodrammatica ma convincendo poco il pubblico.  Lo spettacolo che fa parte di una trilogia con autori come Ibsen e Lorca non è di facile lettura e ascolto. Gli attori sono bravi, ma anche del figlio Tom che fugge, al de là dei rapporti conflittuali con una madre vedova (il padre un fallito) il personaggio non esce con tutta la sua angoscia, non perché non la esprima a tratti ma perché il contesto è limitato come pure la vita trascorsa in famiglia si sa ben poco e ancora meno di quella bassa borghesia americana che racconta nel testo Williams.

Questo dramma sentimentale e metafisico scoppia ma lascia dietro se un mondo artificiale forse come lo vedeva lo stesso Williams considerando i suoi Pierrot. Dolore e sorriso, due facce della stessa medaglia. Forse che il vero errore sta nel fatto chè è sbagliato cercare sempre tutti i valori di base nella famiglia? Eppure, io la ritengo valida ancora oggi con mille capovolgimenti del suo valore.


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