L’ORESTEA-DI ESCHILO AL TEATRO CARIGNANO DI TORINO. A GIUGNO A POMPEI

ORESTEA02.0065Arrivata nel capoluogo piemontese dopo una tappa a Padova e ora a Torino al  Teatro Carignano. Il più importante teatro di prosa dell’ex capitale sabauda del Regno, approda proprio nel capoluogo piemontese “Orestea”, unico testo dell’antica Gregia di Eschilo (trilogia) a sopravvivere per intero.Il dramma satiresco “Proteo” che seguiva la trilogia è andato perduto con la morte stessa di Eschilo. Stiamo parlando di “Orestea” scritta per l’appunto da  Eschilo e messo in scena oggi con la regia di Luca De Fusco.

Siamo al Teatro Carignano,  già entrare è emozionante. Un busto della Duse accoglie lo spettatore con sguardo severo. Una piccola Scala. Ori, balconate e drappi color porpora e un boccascena spettacolare allungato per gestore un palco studiato per la tragedia greca di Eschilo.. Dal 22 al 25 giugno sarà la volta del Teatro Grande di Pompei. Un allestimento di grande impegno per uno dei massimi capolavori del teatro di tutti i tempi, qui messo in scena integralmente con le tre tragedie Agamennone, Le Coefore e Le Eumenidi. Un’unica storia che affonda le radici nella tradizione mitica dell’antica Grecia suddivisa in tre episodi, che vanno dall’assassinio del re Agamennone da parte della moglie Clitemnestra, alla vendetta, dieci anni dopo, del loro figlio Oreste che uccide la madre e il suo amante Egisto, fino alla persecuzione del matricida da parte delle Erinni e all’assoluzione di Oreste da parte del tribunale dell’Areopago.

Ad interpretare i personaggi protagonisti della tragedia – l’unica trilogia greca pervenuta interamente – uno straordinario cast di attori: da Mariano Rigillo per il ruolo di Agamennone, a brava Mascia Musy(figlia di Gianni Musy e Rada Rassimov) per quello di Clitennestra, Angela Pagano per la Prima Corifea, Gaia Aprea per Cassandra e Atena, Claudio Di Palma per Araldo e Apollo, Giacinto Palmarini per Oreste, Anna Teresa Rossini per Pizia, Paolo Serra per Egisto, Fabio Cocifoglia per il Secondo Corifeo, Paolo Cresta per il Quarto Corifeo e Servo, Patrizia Di Martino per Cilissa e Nutrice, Francesca De Nicolais per la Seconda Corifea, Gianluca Musiu per il Terzo Corifeo, Pilade e Hermes, Federica Sandrini per Elettra, Dalal Suleiman per la Terza Corifea, Enzo Turrin per la Sentinella e il Primo CORESTEA 304.0972orifeo. Con loro le danzatrici Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli, Marianna Moccia, della Compagnia di Danza Contemporanea Körper di Napoli.

Le movimentatei e alo stesso tempo audaci coreografie di Noa Wertheim con le belle  musiche originali di Ran Bagno, entrambi israeliani; delle scene di Maurizio Balò; dei costumi di Zaira de Vincentiis; non lasciano indifferente lo spettatore. Le lucisono  di Gigi Saccomandi; del suono di Hubert Westkemper; dell’adattamento vocale di Paolo Coletta e dei video di Alessandro Papa.

Il regista Luca De Fusco si confronta con una tragedia classica utilizzando, come nel teatro greco, la parola, il canto e la danza a definire un linguaggio di teatro totale: lo spettacolo – dichiara il regista – è per alcuni versi classico ma in realtà è una messa in scena molto contemporanea, che rinnova lo stile di teatro/video intrapreso con Vestire gli ignudi, Antigone e Antonio e Cleopatra, nella quale continua la felice collaborazione con il musicista Ran ORESTEA 505.8971Bagno e la coreografa Noa Wertheim della Vertigo Dance Company di Tel Aviv”. “Soprattutto – sottolinea De Fusco – si tratta di uno spettacolo importante siotto vari punti di vista. Forse l’ultimo atto dal punto sotto proprio il profilo registico  è un po’ forzato, mentre il primo molto ben retto da Mascia Musy e Mariano Rigillo e anche il secondo atto,sono intensi, si sente tutto il peso di Eschilo. produttivo sia dal punto di vista progettuale, per un testo, come la trilogia dell’Orestea,

Il Teatro di Carignano ha un’acustica perfetta. Le entrate in scena degli attori sono perfette, le luci puntate sui volti drammatici degli interpreti creato una sorta di rito che crea una sinergia fra attori e spettatori in un atmosfera palpabile. Un rito sacro. Un rito come sola la sacralità del teatro sa essere. La terra grigia e il sangue creato da effetti tecnici speciali insieme alle proiezioni sullo schermo. Apollo, Olimpia, Pallade…nulla manca dell’Olimpo greco.

“Sotto i veli, piango per le sorti vane dei miei signori, raggelata da occulto dolore”  (v. 81-83) Le Coefore.


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