MACISTE ALPINO. IL PRIMO FIL MUTO SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE. REGIA GIOVANNI PASTORE, IL CELEBRE REGISTA DI "CABIRIA"
La Prima guerra mondiale è sbarcata anche al recente Festival del Cinema di Venezia (71° Edizione), i cui film sono programmati già per questo autunno e inverno nelle sale cinematografiche italiane. L’occasione è stata il restauro e la proiezione del film muto “Maciste alpino”, una pellicola del 1916 che esaltò il nostro sforzo bellico.
Diretto e sceneggiato da Giovanni Pastrone , il celebre regista di <Cabiria> e di <Il fuoco>, il film racconta una specie di cinema nel cinema. Maciste e la sua troupe stanno infatti girando un film al confine con l’Austria , quando l’annuncio dell’entrata in guerra dell’Italia, le loro grida di giubilo, attirarono l’attenzione delle guardie austriache e provocarono il loro arresto. Insieme alla popolazione del villaggio, vengono così destinati a un campo di concentramento. Qui però insorge Maciste che con la sua immensa forza libera tutti i prigionieri e si prende gioco dei feroci ulani austriaci. Arruolatosi in seguito in un battaglione degli alpini ingaggerà in alta montagna una sfida crudele e beffarda con i nemici in un confronto che vedrà il bene trionfare sul male.
Nella brouchure pubblicitaria dell’epoca, Maciste veniva descritto come <Un eroe dal cuor di fanciullo e dalla forza del leone. Non potendo tollerare la prepotenza, il sopruso e in specialissimo modo l’infida razza comandata da Francesco Beppe, egli minaccia di dare i più incredibili e meravigliosi saggi della sua forza titanica contro la quale nulla vale>.
Giovanni Pastrone, fu uno dei più geniali pionieri dell’industria cinematografica. Nato ad Asti nel 1882, già a trent’anni era ai vertici della Itala Film, organizzando ogni fase della produzione, dalle riprese alla promozione, e facendola diventare uno dei marchi più affermati a livello internazionale. Il suo giù ricordato <Cabiria>, uscito nel 1914, fu la più impegnativa produzione cinematografica mai tentata fino a quel momento a livello mondiale. Morì a Torino nel 1958.
Nel restauro digitale del film, che si avvale come accompagnamento sonoro delle improvvisazioni jazz dal vivo di Raffaele Casarano e i Locomotive, è stato realizzato a partire da alcuni frammenti del negativo camera e da differenti positivi nitrato colorati, scansionati a una risoluzione di 4 K. L’analisi della ricca documentazione sul film, ha permesso il ripristino delle colorazioni originali e la ricostruzione delle didascalie d’epoca. Il film, già oggetto di un precedente intervento nel 2000 presenta il reintegro di una lunga sequenza dedicata alla cattura e alla fuga dell’austriaco Fritz Pluffer. L’edizione presentata a Venezia della durata di 95 minuti, è stata restaurata a cura della stessa Biennale in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e il Laboratorio L’Immagine ritrovata.
Il Museo del Cinema di Torino che si trova all’interno della Mole Antonelliana, conserva tutta la documentazione di questo che resta di uno dei documenti più interessanti e per certi versi poetici della cinematografia Italia al tempo della Grande guerra e che sotto l’aspetto dell’immagine conserva una straordinaria modernità.
I due collaboratori più importanti di Giovanni Pastrone nella realizzazione di <Maciste alpino> furono i torinesi Luigi Romano Bornetto e Luigi Maggi: la fama del primo è legata ai diversi film della serie Maciste di quegli stessi anni; del secondo va ricordato il grande successo di <Gli ultimi giorni di Pompei> (1908) e <Nozze d’Oro> (1914). Fra gli attori del film vanno ricordati Bartolomeo Pagano e Fido Schirru, Marussia Allesti e Enrico Gemelli.