“NEL SEGNO DI CARLO SCARPA” : MOSTRA ALLA FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA, OPERA DI RESTAURO ARTISTICO DEL GRANDE ARCHITETTO VENEZIANO, SEDE DI UNA BIBLIOTECA E DI MUSEO STORICO. ARTE MODERNA A CONFRONTO

“Una mattina del 1961 alla Querini,  quando gli chiedevo che l’acqua alta restasse fuori dal palazzo, lui, guardandomi negli occhi dopo una pausa di attesa: dentro, dentro l’acqua alta , dentro come in tutta la città. Solo si tratta di contenerla, di governarla, di usarla come materiale luminoso e riflettente. Vedrai i giochi ella luce sugli stucchi gialli, e viola dei soffitti. Una meravigkia!”.  Parole di Carlo Scarpa dette poco prima di iniziare i lavori d’intervento nel 1961 a Giuseppe Mazzariol, direttore della Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Poi preside della Facolta’ di Lettere e Filosofia, grande studioso d’arte.

Scintilla di tante risonanze è’ sempre Venezia. Frontiera di cultura ieri come oggi.   Palazzo Querini Stampalia rievoca la genesi degli spazi fertili settecenteschi che Scarpa seppe riformulare con quest’opera d’ingegno e allo stesso tempo trasformare in luogo di promulgazione di lettere e arti, in piena linea con ciò che aveva desiderato di Giovanni Querini nel 1868, quando nel suo testamento fece scrivere che  il suo lascito dovesse essere impegnato per  una Fondazione con tanto di Museo.  “Conservare il futuro è sempre stato lo scopo della Fondazione” spiega il suo Presidente Marino Cortesi che in questi giorni di Biennale di Architetettura (chiude il 23 novembre in tutte le sue sedi a Partire dall’Arsenale fino ai Giardini e nei luoghi in cui è dislocata in città),  ha pensato alla mostra “..nel segno di Carlo Scarpa”, perchè l’opera di un grande Maestro della progettazione, veneziano (scomparso prematuramente in Giappone cadendo da un impalcatura durante un lavoro), possa essere visivibile agli occhi del mondo intero.

L’esposizione, “…nel segno di Carlo Scarpa”, racconta la relazione tra il genio creatore oltre che modernizzatore di Palazzo Querini Stampalia, del museo di Canova a Passignano,  con architetti come Mario Bitta e Valeriano Pastor, nonche’ artisti contemporanei che  hanno interpretato la concezione dello spazio di Carlo Scarpa nella Fondazione di Santa Maria Formosa nel Sestriere di Castello. Fra questi dai diversissimi linguaggi che vanno dalla fotografia al cinema fino alla musica e alla danza anche Margherita Andreu, Ivana Franke, Candida Hofer, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Remo Salvatori e da ultima Haris Epaminonda. Ma anche la scenografa Sasha Waltz, il compositore Atsuiko Gondai con il violoncellista Mario Brunello, la fotografa Alessandra Chemollo, il regista Riccardo De Cal e il grafico Giorgio Camuffo. Un’ esposizione che raduna simbolicamente le testiminoanze in concomitanza al principio del “segno di Scarpa”, accanto al nucleo di schizzi, di disegni che documentano la fare di concepimento di quegli stessi ambienti nella medesima misura in cui pensò quelli per grande negozio Olivetti in Piazza sa Marco ora tutelato dal FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano); la fecondità del segno scarpiano e il lavorio creativo del Maestro veneziano che tanto amava l’acqua marcia della sua Laguna, tanto quanto la pietra meravigliosa e ricca dei suoi palazzi storici.

Nella mostra del 2000 sempre alla Fondazione Querini Stampalia, curata da Chiara Bertola, dal titolo “Conservare il futuro”, l’idea fu sempre quella di coinvolgere gli artisti più significativi sulla scena internazionale invitando gli stessi a pensare a un lavoro intorno allo spazio esistente dal piano terra, alla Biblioteca fino alle Sale del Museo ricco di opere non solo pittoriche ma anche di manufatti e arredamento dall’anno Mille all’Ottocento. Lo sguardo degli artisti contemporanei aveva e fa ancora cambiare il modo di vedere il nostro passato: le installazioni o i disegni di  e le opere di oggi, assumono una condizione di relatività dando ancora più spessore all’esistente, creando continui rimandi e connessioni. Un gioco che nell’attualizzare determinate situazioni assume le trame della storia e ancora più facilmente  le rimanda al presente affascinando e lasciando attonito  lo spettatore.

Al secondo piano si possono ammirare le opere di Stefano Arienti, Ilya & Emilia Kabakov, Giulio Paolini, Elisabetta Di Maggio, Mario Morganti, Mona Hatoum, Qiuzhijie Kiki Smithm, Giuseppe Caccavale e Anita Sieff. Inolte, Joseph Kosuth, Maria Teresa Sartori, Margarita Andrewu e Remo Salvadori.  Al terzo piano, dove si troiva il Museo tra le tante meraviglie vi sono opere di Bellini, Longhi, Tiziano, Palma il Giovane e Parma il Vecchio, Ricci, Sciavone, Lotto….


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