IL NON CONFORMISTA DRIEU LA ROCHELLE FA ANCORA PARLARE DI SE. A PRESENTARE IL LIBRO “STATO CIVILE” (BIETTI EDITORE), ALESSANDRO GNOCCHI, ANDREA SCARABELLI E STENIO SOLINAS PER BOOK CITY
Nella storica cornice della Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, autori, giornalisti, editori, lettori appassionati, convenuti da ogni dove si sono trovati a discutere intorno alla figura dello scrittore di Drieu La Rochelle e la figura di “esteta armato”, chiamati a raccolta dall’editore della Bietti Tommaso Picone.
Come studenti diligenti, Alessandro Rocchi, responsabile delle pagine della cultura de Il Giornale, Andrea Scarabelli, direttore editoriale della casa editrice in questione e l’editorialista, inviato de Il Giornale, nonchè scrittore, Stenio Solinas hanno ripercorso la vita privata e letteraria del genio francese di Drieu La Rochelle, morto suicida cinquantenne. E’ quella a cui appartiene Drieu è una generazione nata sotto il segno di D’Annunzio, ovvero il prototipo del “poeta condottiero”, quello che con l’impresa di Fiume mette d’accordo l’estetica con l’azione. Solo che , sopravvissuto alla caduta di Fiume, D’Annunzio diventa la caricatura di se stesso chiudendosi nel Vittoriale e così i suoi giovani ammiratori come Drieu o come Malraux sarà necessario inventarsi nuovi campi d ‘azione e contemporaneamente scrivere libri che lascino il segno.
Chi era Drie? La modernità di questo grande scrittore consiste nel costeggiare l’avanguardia artistica del suo tempo (nato a fino Ottocento), dal Dadaismo al Surrealismo e contemporaneamente però cercare di recuperare e di dare nuovo linfa al mondo della tradizione. Tutto questo senza cadere nella trappola dello sperimentalismo fino a se stesso o dell’idea dell’intellettuale come “torre d’avorio” assestante. Borghese per nascita e per educazione, ma aristocratico per affinità elettive, Drieu fa parte di un’epoca in cui per la prima volta le masse fanno il loro ingresso attivo in politica e la tecnica celebra il suo trionfo. L’eroismo e l’azione esemplare che ancora cinquant’anni prima poteva essere celebrata nella vita come nella letteratura, mezzo secolo dopo diventa impossibile: la guerra cavalleresca ha ceduto il posto ai massacri delle trincee della Prima guerra Mondiale, l’eroe solitario si ritrova perso nell’anonimato delle folle.
La Rochelle è consapevole che l’inchiostro con cui i suoi libri sono scritti è stretto parente del sangue che scorre nelle sue azioni. In lui la scrittura non è mai separata dalla responsabilità dell’intellettuale e quindi l’intellettuale deve sempre farsi carico del suo pensiero. Questo farà si che alla fine della Seconda guerra Mondiale, mentre tanti altri intellettuali si rifugeranno dietro l’alibi della scrittura separata dalla vita, Drieu si darà invece la morte proprio per testimoniare la coerenza in ciò che aveva sempre scritto. Di lui ricordiamo almeno il già citato “Stato civile”, “Gilles”, probabilmente il suo capolavoro, “Fuoco fatuo” e “Piccoli borghesi”. Un saggio inedito di La Rochelle è “Le radici giacobine del totalitarismo”, dove l’autore approfondisce il suo rapporto con la politica e la società. La sua autobiografia l’aveva scritta a soli 28 anni nel 1921. Una modernità di scrittura a scatti cronologici, ricca di “aforismi”…ancora una volta poeta…. La Pleiade (Gallimar) cinque anni fa circa ha raccolto parte dei romanzi e dei racconti. Dietro al concetto dell'”Esteta armato” c’è comunque il pensiero di Nietsche, uomo dell’Ottocento, eppure il “Convitato di pietra” di un secolo che non riuscirà a vedere e che però annuncerà nei suoi scritti.
Al suo funerale le numerose conquiste femminili che l’affascinante e aristocratico nonchè “signore” Drieu riusciva a quanto pare a fare diventare amiche. La Rochelle apparteneva a un’epoca in cui la scrittura non era considerata come notorietà (in vita i suoi libri non superavano le 5 mila copie. Uno scrittore non era alla ricerca di un capolavoro ma del suo “sentire”. Come lui altri due esteti armati erano Lawrence e Junger. Finita la seconda guerra mondiale con la Francia in mano ai tedeschi o finiva giudicato o ammazzato e così scelse la “sua via”. “I falliti che deliziose persone”….amava ripetere!