NON E’ UN ADDIO MA UN ARRIVEDERCI … CARO CLAUDIO GATTUSO …

Grazie a Maurizio Cabona e a tutti gli amici che hanno amato e stimato uan persona meravigliosa…. amici cari come Stenio Solinas….,i nipoti..e tanti altri.
Firma di “Candido” anni ’70
 
Già ufficiale dell’esercito, milanista, leggeva Evola e scriveva più di quanto parlasse 
 
Silvio Magnozzi

Claudio Gattuso è stato ufficiale dell’esercito, giornalista, milanista. Da alcuni amici era chiamato il Gatto per assonanza, passo felpato, rare parole. Di Claudio, morto* ieri, si sapeva che abitava a Milano in zona Sempione; che aveva molti libri, che scriveva poco e parlava meno. “Ho un impegno” era il suo mantra dell’elusione. Ciò lasciava spazio alla mia fantasia.

Se avessi scritto un film su di lui, avrei pensato come interprete a Jean Gabin o Lino Ventura o Bruno Cremer. E lo  sfondo? Tra fine anni 50′ e fine anni ’70, nebbioso, vetrine di bar appannate da fumo di sigarette e vapore di macchina da caffè. Tra Piazza del Duomo e Piazza San Babila il Claudio del film avrebbe solcato la folla serale – allora si usciva – in un’area densa di cinema, teatri e night club. In Claudio vedevo la fisicità dei personaggi di Auguste Le Breton, Albert Simonin e, per lo sfondo milanese, di quelli di Giorgio Scerbanenco. Invece Claudio era un gentiluomo, non un bandito, seppure romantico.
Lui, poi, non andava spesso al cinema: faceva eccezione per i film di Pierre Schoendoerffer. Mi pareva allora più coerente immaginarlo al night, magari con Franco Morgan, ex parà, ex Oas, voce maschile di Buonasera, dottore, un 45 giri di enorme successo nel 1975…
Tornando alla realtà, ricordo Claudio arrivare in via Francesco De Sanctis, adiacenza del raccordo con l’autostrada Milano – Genova. Meta: la redazione del settimanale Candido, ri-fondato nel 1968 da Carlo Manzoni, Vittorio Metz e Giorgio Pisanò. Solo l’ultimo contava.

Dall’esterno, chi avrebbe immaginato quel corridoio disadorno come una redazione? Porta d’accesso di rude metallo, annerito dal fuoco; sbarre alle finestre; reticolati alle ringhiere… Ciò avrebbe forse protetto da intrusi poco motivati, di certo non proteggeva dal freddo: all’interno si poteva andare in bagno solo a… primavera.

Qui Gattuso, trentaduenne con l’aplomb dell’ufficiale, suona alla porta a metà novembre 1978 e dice: “Mi manda Michele [Cattarinich]”. Subito fu ingaggiato come collaboratore gratuito. Idem sarebbe stato se anche fosse stato assunto. Infatti si era “pagati” in assegni a vuoto: postali, non bancari, non validi come titolo esecutivo.
Giovani, credevamo che un giorno saremmo stati al potere. Ignoravamo all’inizio, capimmo alla fine, che chi serve a prendere il potere non serve a tenerlo.
Il funerale di Claudio Gattuso sarà venerdì 8, ore 10, a Lainate (MI), chiesa di San Vittore, vicolo della Chiesa 15

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