"ORLANDO" DELLA WOOLF TRIONFA AL TEATRO DELL'ELFO E RIMANE IN SCENA FINO AL 6 APRILE. "ORLANDO E' UN'EDUCAZIONE SENTIMENTALE MA NON SOLO…
“Orlando-Orlando” è il titolo dell’accattivante monologo per ovviamente, un attore (in questo caso il bravissimo Stefano Scandaletti), capace di portare avanti una produzione raffinata , elegante e di gusto che sia in grado di riprendere l’arcinoto testo della Woolf. Stiamo parlando di un adattamento teatrale di grande attualità per la regia di Stefano Pagin e le musiche di Gabriele Zen con le luci di Gianfranco Gallo e Francesco Agostini con la direzione tecnica di Lucia Morato e Paolo Bertinato. La scena pensata con pochi oggetti, una poltrona color rosso scolorita, due mele, un piccolo prato, un ombrello che compare verso il finale insieme a una radio , un cellulare e un pc. Intramontabile, nel senso che attraversa tutte le epoche dal XVI secolo fino ai nostri giorni, una grande drappo di seta “double face”, giallo oro da un lato e blu dall’altro” che fa da abito, coperta fino a trasformarsi in onde marine grazie al movimento dell’abile e atletico attor giovine che il pubblico ha voluto applaudire a lungo fino a farlo riuscire dalle quinte per ben sei volte per un totale di circa dieci minuti di applausi.
Luci caravaggesche ben si sposano al tema e ai colori dei oggetti della scena, specie al dorso nudo del protagonista e al suo elegante grande manto. L’illuminazione scende dall’alto, il clima è strettamente spirituale, un tema che sfuma piano piano mentre le epoche passano, fino ai giorni nostri in cui il moderno Orlando continua a scrivere le sue poesie con un Apple e che riceve via video una conversazione con il suo editore che gli sconsiglia di finire l’ultimo capitolo della storia di Orlando, perché Orlando non interessa a nessuno, a nessuno interessa la storia, l’Inghilterra del 1500 e 1600, le mode di corte e le battaglie del 1700, i vezzi e il poi il positivismo ottocentesco…bisogna imparare dai best seller americani che scrivono puttanate in cui la gente si riconosce. Orlando chiude la conversazione e sempre chiuso nella sua casa di campagna nobiliare in Inghilterra volutamente isolato dal mondo al quale preferiva la vita selvaggia di quando nei secoli prima viaggiava a Costantinopoli fumando oppio, immergendosi nella natura o sentendo il mondo in modo sensitivo come facevano i greci e ancora le popolazioni zingare dal linguaggio crudo ma vero, essenziale mentre lo riportavano in patria. E’ meglio fuggire o essere inseguito? Nella vita come in amore è un quesito al quale è difficile rispondere….
Orlando è un educatore sentimentale. Una prova dell’eroe, un eroe costretto a non morire mai, forse a perdere se stesso per ritrovare se stesso. Ma Orlando è anche una storia d’amore, di unaa ferita che fatica a cicatrizzarsi. L’arte e la natura nutrono il suo essere, il suo narcisismo, le sue paure, il suo essere fuori dai giochi di potere, sempre all’opposizione, anticonformista, sancendo persino l’odio reciproco tra arte e natura, tra bianco e nero, tra un corpo liscio e uno villoso, tra finzione e realtà, accettando di questa però una sorta di sublimazione necessaria per nutrire lo spirito. Insomma questo mondo è così apparentemente sconnesso che paradossalmente può anche essere in armonia perché i due mondi è impossibile separarli. Persino l’amore ha due volti… Riflessi intimi e struggenti di un’umanità sull’orlo di una crisi, una crisi interiore forse di sempre, ma sempre più difficile da superare in tempi moderni dove mancano veri interlocutori e di quei pochi rimasti in grado di fare parte di una scena non sono più in grado di sentirsi persone, ma ingranaggi di un meccanismo in cui la modernità, la tecnologia, la logica del profitto contribuiscono all’impoverimento dell’individuo.
Orlando è febbrile, teso, ma ha anche attimi di grande dolcezza e poesia, le musiche di Gabriella Zen aiutano a tenere il clima sereno nonostante si sta compiendo la tragedia. Ragionamenti attuali ricchi di riflessioni li aveva scritti Virginia Woolf nel 1928. Orlando è un episodio? Uno scherzo? Una vacanza che si è presa la scrittrice? Ma questo regalo ai lettori nel primo quadro della scena, ossia la fine del 1500 (in età shakespiariana) al tempo di Elisabetta I e Orlando, giovane poeta che vive una storia d’amore con Saha, una principessa russa che viene a Londra per il Carnevale del 7 gennaio di quell’anno…ne è ricambiato, ma quando il Tamigi si disgela lei salpa con le altri navi di altri stati. La Regina era adobbata come un albero di natale, piena di cipria e pare che a corte tutti puzzavano ed erano corrotti e pettegoli. Nel secondo quadro, agli inizi del 1600 Orlando si fa nominare ambasciatore a Costantinopoli per dimenticare l’amore perduto. Dopo l’assedio della città, diventato donna, fugge a seguito di una tribù di zingari e con loro prova l’esperienza di vagabondo tra gli altipiani della Grecia. Al ritorno, l’Inghilterra è una vivace società con Pope e Addison e Orlando decide di farsi accompagnare da un amante. Il quinto atto o capitolo, Orlando vede l’Inghilterra segnata da una pesantezza dura, è l’epoca del moralismo vittoriano e la povera Orlando , sola, capisce che non le resta che sposarsi per essere accettata in società. Il sesto capitolo chiude che Orlando, seduto sulla sua poltrona che scrive la sua biografia con il computer. Bello!