DA OSLO “MUNCH. IL GRIDO INTERIORE” A MILANO 100 OPERE DELL’ARTISTA NORDICO

Dal 14 Settembre 2024 arriverò da Oslo la mostra “MUNCH. Il grido interiore” e durerà fino al 28 gennaio 2025 a Mialno a Palazzo Reale. Erano 40 anni che le opere di Edward Munch non si vedevano piu’. 

Stiamo parlando di uan retrospettiva di 100 opere prestate eccezionalmente dal Munch Museum di Oslo per la più importante mostra dedicata al genio di Edvard Munch, padre indiscusso dell’Espressionismo nordico.

Palazzo Reale e Arthemisia rendono omaggio a uno dei più importanti artisti del Novecento, che ha saputo interpretare il tormento e l’inquietudine dell’essere umano.

L’ampia retrospettiva racconterà l’intero percorso umano e artistico di Munch,
esponendo opere tra le più note e iconiche della storia dell’arte. Ecco un assaggio per titoli…

Edvard Munch, Starry Night, 1922–1924. Oil on canvas, 80,5×65 cm. Photo © Munchmuseet
Edvard Munch, The Girls on the Bridge, 1927. Oil on canvas, 100,5×90 cm. Foto Halvor Bjørngård. ©Munchmuseet
Edvard Munch, The Scream, 1895. Lithograph (lithographic crayon and tusche), 46,5×36,5 cm. Photo © Munchmuseet

 L’artsita “tormentato” scrisse: “Nella mia casa di infanzia abitavano malattia e morte.
Non ho mai superato l’infelicità di allora.”

Edvard Munch

Edvard Munch (Norvegia, 1863 -1944) viene celebrato con una grande retrospettiva, promossa da Comune di Milano – Cultura, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo.

Questo protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è considerato un precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete
per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano.

La vita di Munch è stata segnata da grandi dolori che lo hanno trascinato ai limiti della follia: la perdita prematura della madre e della sorella, la tragica morte del padre, la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen. Tutto ha contribuito a formare la poetica di Munch, che riuscirà a esprimere, grazie a un eccezionale talento, il suo grido interiore trasformandolo in opere d’arte. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi stralunati, l’uso potente del colore riescono a raggiungere ogni essere umano, trasformando le sue opere in messaggi universali, il malessere esistenziale che affligge ogni essere umano. È questo che ha determinato la grandezza di Munch, rendendolo uno degli artisti più iconici del Novecento.

La mostra che giungerà in Italia sarà  curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, racconterà tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e la sua produzione, e lo farà attraverso le sue opere, tra cui una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), ma anche La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–19249), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).

Ad arricchire la mostra milanese, è previsto un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista ed espandere i temi delle sue opere esplorando diversi linguaggi, dal cinema all’architettura, dalla musica alla letteratura e molto altro.
Il programma sarà pubblicato prossimamente sui canali di comunicazioni dei partner coinvolti.

La mostra avrà una seconda tappaitaliana, a Roma, a Palazzo Bonaparte, dal 18 febbraio al 2 giugno 2025.

Munch è uno degli artisti che ha saputo meglio interpretare sentimenti, passioni e inquietudini della sua anima, comunicandoli in maniera potente e tragica.
Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Per Lasseu Krohg, col quale iniziò la carriera pittorica nel 1880, si spostò a Parigi per la prima volta nel 1885 e qui subì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico ma soprattutto un approccio psicologico.

E’ npto che come divo, Munch fu per tutta la sua vita condizionato dalla sofferenza e dalla mancanza che conobbe già da bambino, quando subì la perdita scioccante della madre e della sorella, malate di tubercolosi.  Nonostante il suo lato interiore fosse oscuro, le tele molte cono fatte anche di colori vivi, di personaggi. Il quadro”L’Urlo”, la disperiazione, è disegnato in maniera tale che la bocca e la cola siano bianche e lo si puo’ sentire questo urlare disperato anche solo visivamente. Alla sue mancanze affettive si aggiunse la paura di ereditare certe malattie. Nonostante tutto a Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892 si tenne la sua prima personale, che non solo non fu apprezzata, ma fu anche reputata scandalosa: da quel momento Munch ha incarnato la figura dell’artista eversivo e maledetto. Critiche dettate da pregiudizi in un epoca in cui il dolore interiore doveva essere sinonimo di pazzia. Il quadro de L’Urlo non ci sara’ nelle sale milanei e romane, quello a tempera olio …ma solo litografie o serigarfie, quelle si.  L’artsita nacque a Loten il 12 dicembre del 1863 e morì a Oslo il 23 Gennaio del 1944. Era solito Firmare con pennelalte nere M. Munch le sue tele . Studio’ arte alla Scuola di Kristiania, lodierna Oslo. Qui inizio’ a vivere uan vita da bohemien sotto l’influenza del nichilista Hans Jaeger, il quale lo convinse a esprimere con la pittura le sue sofferenze, il suo stato emotivo positivo o negativo che fosse. Fu un segno distintivo nel mondo dell arte. La pittura dell’anima divenne uno stile distintivo. Dopo gli sstudi a Parigi divenne amico di August Strindberf di cui è noto il ritratto, Va detto che dell’Urlo vi sono fdue versioni originali del 1893, un olio e una a pastello, nonche numerose stampe.  In una primo periodo abuso’ dell’alcool, poi dovette smettere perche’ non riuciva piu’ a lavorare.  Lo stesso artista in merito all’Urlo…disse che stava passeggiando al tramointo quando senti’ queso straziante rumore, un urlo impressionante che lo coinvolse emotivamente molto. Sotto il nazismo fu considerata uan pittura degenerata. Prosegue nel descrivere la sua vita….

Una vita precaria e vissuta “sull’orlo di un precipizio” che lo portò all’alcolismo e a una crisi psicologica, fino al ricovero in alcune case di cura tra il 1908 e il 1909.
Scegliendo l’isolamento, si spostò quindi nella sua proprietà di Ekely a Oslo fino alla sua morte nel 1944, dopo un mese dal suo ottantesimo compleanno. I suoi attacchi di panici, di paura, sofferenza estrema bucano le tele dipinte e ci fanno caoire quanto l’uomo per natura sia fragile e forte al tempo stesso. L’estressioni dei suoi quadri porto’ a quel mobvimento chiamato appunto Espressionismo. Quel dolore paralizzante la morte se lo è portato via ..con sè,,. una liberazione. Ma il suo testamento intellettuale e’ vivo piuì che mai ancora oggi.


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