Grazie a Telescope, possiamo ripercorrere la storia di un capolavoro, defraudato da un noto Cardinale. Con la sua travagliata storia fatta di oltre 500 anni di intrighi e omicidi, sparizioni e ritrovamenti, il Polittico Griffoni (1470 – 1472) è uno dei più affascinanti capolavori del Rinascimento italiano: composto in origine probabilmente da 17 o 21 parti, faceva parte degli arredi della cappella di famiglia scelta da Floriano Griffoni nella Basilica di S. Petronio a Bologna, e dedicata a San Vincenzo Ferrer. Commissionata a Francesco del Cossa e Ercole de’ Roberti – uno dei più formidabili sodalizi artistici del secondo Quattrocento – con cornice di Agostino de’ Marchi da Crema, l’opera restò al sicuro in Basilica fino al 1725, quando il controverso cardinale Pompeo Aldrovandi si impadronì di tutti i beni della famiglia caduta in rovina.
Il cardinale svuotò la cappella, fece legna da ardere (!!!!) della cornice di de’ Marchi, e divise il polittico in singoli “quadri di stanza” che fino al 1731 conservò nella sua villa a Mirabello di Ferrara.
Le opere, poi disperse, approdarono sul mercato antiquario, giungendo poi in nove musei internazionali: la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera, il Louvre, la National Gallery of Art di Washington, la Collezione Cagnola di Gazzada (Va), i Musei Vaticani, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e la Collezione Vittorio Cini di Venezia.
Mentre leggete, questo straordinario capolavoro, “ricomposto” per la prima volta dopo più di 300 anni, è nelle sale di Palazzo Fava a Bologna, protagonista della mostra La Riscoperta di un Capolavoro, chiusa per le note ragioni di contenimento della pandemia. È di qualche giorno fa l’appello degli organizzatori della mostra per ottenere una “concessione speciale” a riaprirla con visite su appuntamento e ingressi limitati perché, grazie a un’ulteriore proroga, il Politico Griffoni sarà esposto fino al 15 febbraio 2021.
Senza tirare in ballo gli appelli alla riapertura di tante istituzioni e l’innegabile ruolo sociale, educativo, culturale dei musei, quando mai avremo la possibilità, il tempo (e i soldi) di fare un giro tra Roma, Ferrara, Venezia, Varese, Milano, Rotterdam, Parigi, Londra e Washington?
In tempi di confini chiusi, solo l’Arte ci offre il biglietto per fare il giro del mondo.
Nella quarantunesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata ai progetti e alle istituzioni culturali di cui siamo portavoce, nella sezione dedicata ai RACCONTI troviamo Fiamma Sat
ta, giornalista, conduttrice radiofonica, blogger e scrittrice, che dedica il suo contributo al “miracolo dell’Arte”; la giornalista Francesca Cogoni ci offre un assaggio del meraviglioso mondo di Olimpia Zagnoli, presto in mostra ai Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia; Giulia Ronchi, contributor di Artribune, racconta il fotografo Jacopo Benassi e il suo ultimo libro FAGS, in mostra al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato fino alla fine di gennaio e da mercoledì prossimo nuovamente visibile al pubblico.
Nella sezione EXTRA il progetto Instagram #quizdarte di Ape Parma Museo e Galleria Niccoli; Sulla fotografia e oltre, nuova edizione del libro di Enrico Gusella pubblicata da Silvana Editoriale in collaborazione con la Fondazione Alberto Peruzzo; e il riconoscimento WELCOME. WORKING FOR REFUGEE INTEGRATION assegnato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) alla GAMeC di Bergamo.
Buona lettura!
|