ROMAN POLANSKI BUCA LO SCHERMO CON IL SUO “J’ACCUSE…!”, TRIONFANDO PER IL MOMENTO SU TUTTI I FILM IN CONCORSO E NON. LO STAFF ECCEZIONALE CON LUIS GARREL, EMANUELLE SEIGNER, JEA DUJARDIN, GREGORY GADDEDOIS HA CONTRIBUITO A UN GRANDE FILM STORICO
L’estro e la genialità di Roman Polanski processa la storia di Francia con il suo “J’Acccuse…!”, pensato da una decina d’anni e finalmente sulle scene dove appare sia dal punto di vista registico, della recitazione , della fotografia, della sceneggiatura e della musica in maniera esemplare, ineccepibile, serio.
Ancora una volta la volpe di Roman Polanski all’età di 86 anni ha ancora molto da dire e da denunciare al mondo rimettendo in gioco “L’affare Dreyfus, un caso che inizio’ nel 1894 e che termino’ solo nel 1906 con la definitiva riabilitazione di un processo ingiusto portato avanti dalle forze armate francesi, politici e opinione pubblica in maniera da dividere la Francia in colpevolisti e innocenti.
Il Capitano di origine ebraica Alfred Dreyfus fu accusato di informazioni e quindi di collaborazionismo con gli odiati nemici tedeschi e condannato all’ergastolo sull’Isola del Diavolo, una vera e propria prigione dove la tortura era all’ordine del giorno. Dreyfus (Philippe Garrel, bravo, bello e simpatico anche in conferenza stampa e sul carpet rouge), fu accusato ingiustamente con scarse e non convincenti prove. Sull’onda di un antisemismo di massa. Persino il grande scrittore Emile Zola (italo-francese, proprio come è la produzione) e parte della stampa democratica si schiero’ a suo favore grazie all’interessamento de Maggiore Geoge Picart, un commissario del controspionaggio militare George Piquart (Jean Dujardin, affascinante e grande professionista, amante della Seigner), che scopre che con l’arresto di Dreyfus il flusso di informazione ai tedeschi non si ferma. Indagini su indagini, lettere requisite, caligrafie copiate..tutto contro Dreyfus…A smontare le prove, generali, Capi d’Armata, la Corte Suprema…Ma si arriva a due processi che costano la vita a un loro avvocato e un anno di prigione a Zola per falzo e diffamazione. Zolà pubblica il celeberrimo “J’Accuse!” contro il Predidente della Repubblica. Con lui buona parte della stampa democratica e gli intellettuali ma anche una parte di vecchia nobiltà sostiene e prosegue le uscite su L’Aurore e altri quotidiani segnando le tappe di questa vergognosa tragedia. Polanski sensibile al tema dell’autore de “L’ufficiale e la spia”, Robert Harris, suoi anche Enigma e Il gohostwriter , ma anche L’uomo ombra da cui ne esce sempre un film del regista in questione, marito della Seigner… Ma chi è il vero colpevole? Dreyfuss o Hestherzy? Gregory Gaddebois è il tenente colonnello responsabile dell’archivio di spionaggio che trama con i Maggiori dell’armata antisemita. Tra il cast anche Mathiéu Amalric e Denis Podalydes.
Vi ricoradte Jean Dujardin quanto era bravo anche in “The Artis” che si aggudico’ l’Oscar? Anche qui lo troviamo a suo agio. Intelligente e simpatico anche in conferenza stampa che insieme a Garrel trovano come tutto lo staff e Polanski come ancora oggi come allora, dati alla mano, l’80 per cento dei francesi sia antisemita. Un film denuncia quindi e allo stesso tempo storico che porta a galla tante verità e ipocrisie della storia politica francese. Dopo 10 anni e due processi massacranti lo sfortunato Dreyfuss torna in libertà e riabbraccia la famiglia. Peccato che come ha raccontato Garrel, nella seconda guerra mondiale i suoi figli vengono deportati in Germania e poi uccisi. L’antisemitismo dunque, non è un’invenzione tedesca o nazista…e questo spiega la deportazione degli ebrei dalla Francia alla Germania fatta in massa durante la Seconda Guerra Mondiale.. Mi ripeto, ma lo faccio per sottolineare che Libertè, Egalitè e Fraternitè, hanno poco da vantarsi.
“L’ufficiale e la spia” è stata una buona traccia per la sceneggiatura. Il film dura due ore e 6”, ma a parte i primi 30 minuti in cui volutamente i tempi sono lenti e le scene cupe, piano piano la storia si dipana e alla fine si assiste a una vera esplosione artistica.
Assurdo che la Presidente della Giuria della 76a Mostra del Cinema, Martel, si sveglia il giorno prima della proiezione e della conferenza stampa e passerella del set del film per criticare Polanski per il suo processo pare di violenza su una 13enne nel 1977 in USA, Paese dove non è piu’ tornato. In prima battuta Polanski aveva confessato, ma poi le cose si sarebbero messe male per l’accanimento dei giudici e lui stesso non avrebbe piu’ potuto lavorare e vivere; la prigione non si sa per quanto era alle porte, così la Francia divenne la sua Patria adottiva, lui Polacco, mai avrebbe lasciato l’Europa. Matel ha detto: Io non applaudiro’ il suo film”. Mentre il direttore Barbera ha affermato che si limita a fare il critico e non il giudice. Dove era la signora Martel quando per mesi si sceglievano i film in concorso e non?
L’occhio registico di Polanski rimane tra i piu’ origianli di sempre. Applausi in Sala Grande per una bella pellicola che racconta un fatto vero.