SALINA PERLA VERDE E COLTA DELLE EOLIE. FESTIVAL DEL CINEMA A PALAZZO MARCHETTI E MUSEO DELL'EMIGRAZIONE
Fra tutte le isole delle Eolie, Salina è quella più segreta, più appartata e insieme più magica. Non ha l’asprezza di Alicudi e Filicudi, la terribilità di Vulcano e Stromboli, la mondanità di Panarea, l’importanza di Lipari, ma in qualche modo coniuga in sé tutti questi aspetti e li rilancia in una dimensione che resta unica. E’ forse un “Signum” distintivo , e non è un caso che l’abergo pià di charme dell’isola si rifaccia a questo termine latino e il film che ha fatto di Salina un’isola conosciuta in tutto il mondo, resti iscritto nel segno di un artista geniale egentile quale fu Massimo Troisi.
Isola per eccellenza, Salina non fu soltanto soltanto la prima fra le Eolie a essere popolata, fu anche la prima che alla fine dell’Ottocento interpretò la realtà dell’emigrazione in una forma per molti versi differente da quella che era la realtà dell’emigrazione classica italiana dell’epoca. Il bellissimo Museo dell’Emigrazione (Malfa) che nasce dall’entusiasmo contagioso di Clara Rametta Caruso (un nome che come vedrete tornerà spesso in questo articolo) e che si avvale della collaborazione di Rossana Gennaro, illustra infatti una realtà in cui si mischiano desiderio si sperimentare cose nuove, voglia di successo, pura e semplice curiosità intellettuale.Non si parte solo per necessità o per bisogno, ma spesso e volentieri per realizzare un sogno che non è necessariamente economico. Tutto questo il Museo lo spiega attraverso una ricca documentazione fatta di registri, lettere private, fotografie di navi, abiti, barche, sale da vendere (una risorsa dall’epoca romana), bottiglie di Malvasia, divise, valigie, mezzi rurali di lavoro, ritagli di giornali, modellini navali, permessi dispense ecclesiastiche (vale a dire il modo con cui la Chiesa in cambio di un contributo economico garantiva al fedele che se la traversata dell’Atlantico si fosse conclusa tragicamente la sua anima si sarebbe comunque salvata….), grazie anche al contributo scientifico del professore Marcello Saja-Università di Messina e la Stony Brook University. Nel Museo ricorrono i nomi di Natoli, Marchetti, Perla, Cincotta, Navigazione Italiana, La Veloce, le Assicurazioni Generali, Le Imperia…ma si può anche ammirare “Il Protocollo di San Valentino”, importante registro.
Naturalmente anche a Salina ci furono delle ragioni economiche alla base dell’emigrazione. La più importante fu la crisi dell’attività vinicola, concentrata sulla produzione della Malvasia, dovuta alla filossera che praticamente mise in ginocchio la produzione isolana. Una delle ambizioni del Museo è quella di creare una rete di collegamento con altri musei internazionali dell’emigrazione e con lo stesso spazio di Long Island, trasformatosi ormai da anni in memoria di tutti quelli immigrati che prima di sbarcare sul suolo americano dovettoro sottoporsi a una lunga e umiliante quarantena su questo scoglio fronteggiante New York. Clara Rametta Caruso si è recata a Long Island quando aveva in mente il progetto, ma la sua conoscenza della reltà americana è anche alla base della creazione di un altro piccolo gioiello sempre nella località di Malfa, Palazzo Marchetti. Nato a Salina, Patron Marchetti negli anni Venti aveva fatto successo con l’esportazione dei marmi di Carrara, si era trasferito negli Stati Uniti e aveva poi avviato la costruzione di una casa sull’isola nella quale negli anni Trenta si era stabilito con la moglie americana. Una casa costruitoa con il gigantismo da Grande Gatzby, ma in stilee eoliano, con tanto di parco. Oggi Palazzo Marchetti, grazie sempre alla indomita volotà di donna Clara è una sorta di centro multimediale di cui è presidente Concetta Calcagno Longhitano: ospita la preziosa raccolta dell'”Erbario Eoliano”, una libreria, una cineteca, vi si tengono corsi di musica e lezioni di italiano per immigrati e ogni anno il “Salina Festival” dedicato al cortometraggio e che si avvale della collaborazione di eoliane ad honorem, quali le sorelel Comencini, le figlie dei fratelli Taviani, la Cucinotta….la letteratura e il giornalismo, Salvatore Cusimano e Marcello Sorgi, Alberto Alaimo, mentre per il teatro Lello Arena, Nino Frassica e un tempo lo stesso Troisi per il quale Clara Rametta Caruso ha prestato i mobili della “casa di Neruda” a Pollara perchè l’attore e regista napoletano portasse a termine il suo <Postino>. L’intraprendenza della signora Clara è arrivata a farsi donare dalla moglie di Marchetti e dal nipote di Boston con il permesso delle fedele segretaria Giuseppina Lazzaro, ma Palazzo Marchetti (tutto restaurato) è anche il contributo dell’APQ e di una grande colletta che è partita dalla stessa signora Clara che non si da pervinta di vedere Salina solo come un luogo di turismo sganciato dalla sua storia. Il regno di Donna Clara è però il Signum, un albergo costruito a sua immagine e somiglianza; un complesso di abitazioni contadine e di pescatori, nascoste sotto ad alberi da frutto, palme, fiori meravigliosi, erbe rampicanti dai fiori profumati e sorto intorno alla sua casa natale. Qui una grande terrazza che guarda Stroboli e Panarea, raccoglie gli ospiti a cena e a pranzo e un’altro grande spazio naturale la sera si trasforma in un bar con tanto di musica dal panorama mozzafiato facendoti sentire a casa tua e immerso nei ricordi di un tempo. Il figlio Luca (da piccolo nel film “Caro Diario” di Nanni Moretti), la sorella Martina, il marito chef e il prezioso aiuto di Vincenzo (esperto di vini), ti fanno vivere un soggiorno da sogno tra antiche mura e arredi moderni ma allo stesso tempo dai sapori antichi.